giovedì 5 settembre 2024

Sangiuliano e la gogna pubblica del Tg1

 


Oggi desideriamo tornare sulla storia di Sangiuliano. Per evidenziare alcune cose che non ci convincono.

In primo luogo, un’invasata, Giorgia Meloni, che, dinanzi ai suoi, evoca, neppure fosse il discorso di Norimberga, la missione storica di Fratelli d’Italia, alla quale il partito non può sottrarsi. Quindi nessuna debolezza o errore personale sarà perdonato. E in che modo? Gogna pubblica, soprattutto per i Ministri. E quindi per Sangiuliano. Che è stato obbligato a esibire dinanzi alle telecamere della tv di stato le ormai famose ricevute di pagamento. Praticamente un processo televisivo preventivo. Una cosa umiliante. Con Chiocci-Di Pietro. Non dimentichiamo che il direttore del Tg1 si fece un nome al “Giornale” abbattendo Fini a proposito della casa di Montecarlo. Che poi il tele-processo a Sangiuliano si sia risolto con un non luogo a procedere, nulla toglie nulla aggiunge al metodo da giustizialismo mediatico modello Tangentopoli. Non si dimentichi che all’epoca di Tangentopoli, Giorgia Meloni militava nel Movimento Sociale, condividendone le scelte giustizialiste e populiste. E questi sono i frutti velenosi. Si sorvola, per ora, sull’uso partitico, della Rai.

In secondo luogo, torniamo sulla missione storica. Quale sarebbe questa missione storica? La politica economica e sociale del governo è rimasta più o meno simile a quella dei governi passati. I lievi miglioramenti strombazzati, sono frutto del ciclo economico. Anche un governo di sinistra ne avrebbe goduto. Invece l’ unica nota di forte diversità è rappresentata dal giro di vite sui migranti che ha visto: a) la costruzione di quello che si potrebbe definire un campo di concentramento in Albania, un fatto, ripetiamo, che non ha precedenti; b) la violazione di ogni principio umanitario sui soccorsi in mare. Non sono cose di cui vantarsi, a meno che non si condividano idee xenofobe.

In terzo luogo, lascia perplessi sempre a proposito di missioni storiche e giustizialismo, l’insistenza della Meloni, sui conti della serva (le famose ricevute esibite in tv che assolvono, per ora, Sangiuliano dall’accusa di peculato). Ma Fratelli d’Italia non è il partito, che sul piano programmatico, anzi filosofico, difende i valori della famiglia e della religione? E come la mettiamo, con un ministro, San Giuliano, regolarmente sposato, ma con amante . Solo gossip? Fratelli d’Italia, predilige definirsi, il partito dei valori tradizionali per far risaltare le differenza con la sinistra, così dice, libertina. Ne fa, come detto, addirittura una missione storica. Ora, ecco la domanda, il Ministro Sangiuliano fa parte o no di questo storico progetto di edificazione della famiglia italiana? Se ne fa parte deve dimettersi. Altro che peculato e gossip… La grande contraddizione è nell’impossibilità di servire due padroni: la moralità della famiglia tradizionale e il diritto di privacy quando si cornifica il coniuge.

E qui veniamo al quarto punto, che riguarda la reazione della sinistra. Molto debole. Si è evocato, anche giustamente, il diritto alla privacy. Concordiamo, farsi un amante è questione privata. Però in questo modo si favorisce la morale da Tartufo della destra: che celebra famiglia e amore coniugale, per poi libertineggiare. Sicché la sinistra balbetta. Invece di spingere sull’acceleratore della contraddizione a destra tra missioni storiche e infedeltà antistoriche si incarta. Per un verso difende il principio garantista della privacy e per l’altro rispolvera il giustizialismo-mediatico, da processo preventivo (altro che garantista), sui conti della serva, velenosa eredità dei tempi di Tangentopoli. Alla quale Meloni, vecchia militante missina, quindi della partita, ha risposto usando l’arma del telegiornale, con pari se non superiore giustizialismo mediatico. Come dire 1 a 0 per la leader di Fratelli d’Italia. Sintomatica, sempre dal punto di vista di una sinistra in confusione tra pubblico e privato, anche la reazione di Franceschini, che chiamato in causa da Sangiuliano, ha glissato sulla sua storia d’amore, ma non su quella delle chiavi d’oro, ricevute anche da lui. E questo per parare eventuali processi mediatici conti-della-serva. Invece Salvini, altro tombeur de femmes, sulla chiamata di correo per ora tace.

In quinto e ultimo luogo, Sangiuliano ne esce a pezzi. Siamo all’ultimo posto della scala antropologica stilata da Sciascia. Si dice che Sangiuliano sia dalla parte della  ragione sul piano conti-della-serva, e che quindi, giustamente, voglia resistere al ministero. Ma a che prezzo? Quello di subire, come dicono gli etnologi, un vero e proprio rituale di degradazione, imposto da una missina a vita  tuttora di guardia al bidone di Tangentopoli.

Poveretto. Fa pena. Quasi quasi gli perdoniamo la pessima introduzione al Michels (*). Però a una condizione: si dimetta subito per dedicarsi allo studio, questa volta serio, di uno dei padri della moderna sociologia politica.

Carlo Gambescia

(*) Qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2022/09/un-michels-da-incubo.html e qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2024/09/lasino-sapiente-al-ministero-e-la.html .

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