lunedì 9 settembre 2024

Spesa pubblica. Il coraggio dire la verità

 


A Cernobbio Elly Schlein ha parlato di sinistra unita, di programma comune e di tante altre belle cose. Come ad esempio di stanziare 4 miliardi per la Sanità. Sull’altro fronte, pur di difendere la politica di Sangiuliano, caduto sul campo dell’amore (la destra, quella dura e pura avrebbe preferito quello l’onore), si magnificano i suoi tagli al cinema. Si parla di “razionalizzazione”.

Ecco la destra “razionalizza”. Il che in realtà significa, come nel caso del cinema , meno aiuti a chiunque non si pieghi alla destra, a cominciare da produttori e attori di sinistra, già però  beneficiati dall' Ancien Régime  Franceschinien (pardon per il francese maccheronico). Per contro, la sinistra vuole gettare altri soldi in una Sanità che non funziona, spesa che invece, come proclama la destra, andrebbe “razionalizzata”.

Parola vuota perché, attenzione, anche la destra, vuole investire nella Sanità, si parla di uno o due miliardi. Con buona pace delle “razionalizzazioni”.

Si dirà che destra e sinistra pensano di guadagnare voti puntando sulla spesa pubblica. Il che è esatto, come del resto provano gli studi sul ciclo politico-elettorale quando asseriscono che la spesa pubblica cresce prima delle elezioni, per aumentare dopo, per poi tornare e a diminuire e così via. 

Fermo restando il costante innalzamento dell’asticella spesa pubblica verso l’alto.  Si noti il fatto che non  forniamo dati numerici. Il lettore si fidi di noi. Comunque  sia,  a grandi linee, il debito pubblico sfiora i 3 mila miliardi, mentre la spesa pubblica annuale ha sfondato i  1000 (il 50 per cento del Pil).  In definitiva, quel che conta  sono i concetti. E di questo, qui, ci occupiamo

Per farla breve: destra e sinistra “usano” il bilancio del stato per “acchiappare” voti. Di conseguenza il ruolo dello stato, nei vari ambiti, di elezione in elezione, non muta. Destra e sinistra pari sono. E infatti, come detto, il grafico del debito pubblico e della spesa pubblica indica una situazione di crescita costante, con rari scostamenti, verso l’alto o il basso, almeno a far tempo dalla nascita della Repubblica. Spendo e mi indebito, mi indebito e spendo. Ecco il ragionamento.

Si può invertire questa tendenza? Qui le cose si fanno complicate. Perché nessun partito, dalla destra alla sinistra, pensa di tagliare l’albero della spesa e del debito sul cui ramo più alto è seduto.

Le stesse istituzioni europee, a cominciare, dalla Bce, parlano di riduzione del debito e della spesa pubblica. Come dire? Di andarci piano. Cioè, nonostante le accuse della propaganda sovranista, l’Ue considera la spesa pubblica e il conseguente indebitamento, non mali in sé, ma mali necessari. Da tenere sotto controllo.  Il "medico" Ue di guarigione  non parla... Posizione che alla fin fine è la stessa di Mattarella. Tagliare ma non troppo.

Pertanto il dibattito su debito e spesa tra istituzioni europee, destra e sinistra, ha assunto un tono surreale. Qualcosa che oltrepassa la realtà per quello che è.

E che dice la realtà? Che lo stato, su questa strada, rischia la crisi fiscale. Di non coprire più le spese. E per varie ragioni. Ad esempio, tra le più importanti, il calo demografico e il crollo della produttività. Per dirla alla buona, siamo di meno, siamo più pigri. E dinanzi allo stato esattore, che vuole sempre più, ci si presenta con le tasche sempre più vuote.

Risultato finale, crisi fiscale: lo stato non sa più dove prendere i soldi per finanziare debito e spesa. Se non indebitandosi ulteriormente, e così via.

Ovviamente, poi ci sono le ricette magiche , partitiche e sindacali, “razionalizzazione” (destra) come dicevamo sopra; recupero dell’evasione fiscale (sinistra). Ricetta ancora più mitica, perché si gonfia il peso dell’evasione a piacere, non considerando, che oltre un certo livello la pressione fiscale, già altissima in Italia, uccide la produttività, e che di conseguenza l’evasione si trasforma in una forma di legittima autodifesa.

Pertanto destra e sinistra dovrebbero fare un passo indietro. Tagliare debito e spesa e responsabilizzare i cittadini. Tradotto: lavorare di più aspettarsi di meno, molto di meno, dallo stato. In questo modo, se proprio necessario, lo stato potrebbe concentrarsi di più sulle persone che hanno realmente bisogno.

Maggiore produttività, significa maggiore competitività, quindi crescita, torta più grossa, anche sul piano del mercato del lavoro, per coloro che cercano fortuna in Italia.

Ma nessuno ha il coraggio di dire la verità.

Carlo Gambescia

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