giovedì 27 aprile 2023

In Italia, Reza Ciro Pahlavi, un amico dell’Occidente, ma nessuno se n’è accorto

 


Invitiamo alla lettura di un' interessante intervista a Reza Ciro Pahlavi in questi giorni in Italia (*). Ne emerge una autorevole figura istituzionale, che, se ricevesse l’appoggio chiaro e forte dell’ Italia (e dell’ Occidente), potrebbe diventare il futuro monarca costituzionale di una terra sfortunata, che da quarant’anni vive nelle tenebre della reazione islamista.

I Pahlavi, il nonno e il padre di Reza Ciro, guardavano alla Turchia di Atatürk: modernizzarono l’Iran in sessant’anni, tra il 1925 e il 1979. Quella, sì, fu una vera rivoluzione. Anche con le minigonne a Teheran… Dopo di allora il buio.

All’epoca della “cacciata” dello scià, gli antioccidentalisti, i filosovietici e i non pochi neofascisti esultarono, con la complicità passiva della Dc, all’epoca onnipotente, con il Pci “eurocomunista” ma sempre filosovietico come privilegiato alleato di governo.

Una brutta pagina di storia interna e esterna

Reza Ciro aveva allora appena diciannove anni. Ricordiamo ancora con ribrezzo, su “Relazioni Internazionali”, rivista dell’Ispi, togatissima, gli articoli del generale Nino Pasti, suocero di Corrado Augias, sulla “rivoluzione iraniana”, in cui si parlava della natura pacifica degli Ajatollah. “Fiori a Teheran”, il titolo, se ricordiamo bene.

Con il regime tirannico, che ora potrebbe finalmente cadere, le cose in Italia sono cambiate? Difficile dire.

La visita di Reza Ciro non è stata coperta dalla stampa. Sulla rete, a parte gli attacchi dei siti filo iraniani (**), si veda il bel “servizietto” di “Formiche” (***), diretto dal figlio di Rutelli (in Italia è sempre un incrociarsi di famiglie…).

Praticamente si riprende, con la scusa del report obiettivo, la campagna di denigrazione di Teheran contro Reza Ciro, perché ricevuto da Netanyahu . Inoltre, per (eccesso) di par condicio, si riportano le proteste di Davood Karimi, presidente dell’Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia.

Insomma, si fa passare l’idea che Reza Ciro non rappresenti che se stesso. Del resto sembra che Giorgia Meloni non abbia voluto riceverlo, neppure privatamente. Il fantomatico “Piano Mattei”, evidentemente, vale solo per i nemici dell’Occidente. Per inciso, Mattei, oggi deificato da Fratelli d'Italia,  fece buoni affari con il padre di Reza Ciro. Chiamala se vuoi memoria corta... O a singhiozzo.

Si parla infine di “un’apparizione” da Vespa. Vedremo.

Probabilmente, in Italia non si capiscono tre cose fondamentali.

1) Che l’Iran, o meglio la Persia, per liberarsi dalla dittatura fondamentalista, ha bisogno di tutto il nostro appoggio e ovviamente anche dell’Occidente.

2) Che il processo di costituzionalizzazione, democratizzazione e di ritorno della modernizzazione, in un paese con un ceto medio, fragilissimo, perché distrutto dalla statolatria della repubblica islamica, ha bisogno di figure politiche forti e ideologie altrettanto forti, come può essere quella di Reza Ciro, che ideologicamente si riallaccia alla bimillenaria tradizione della monarchia persiana.

3) Che il cambiamento di regime rafforzerebbe, e di molto, la posizione regionale dell’ Occidente e di Israele. Un fatto che potrebbe avere una portata storica.

E invece cosa accade? Che l’Italia snobba Reza Ciro, anzi si fanno i processi al padre. Oggi il nemico principale è la Repubblica islamica, non Mohammad Reza. Che, tra l’altro, era un amico dell’Occidente.

Insomma, l’Italia continua nei suoi giochetti levantini per non inimicarsi un regime agli sgoccioli, nemico dell’Occidente e di Israele.

Quando si dice come farsi del male da soli…

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.adnkronos.com/iran-reza-pahlavi-il-regime-cadra-pronto-a-coordinare-la-transizione_LH62OSdcoh9bOmepOsdYP .
(**) Ad esempio qui: https://ilfarosulmondo.it/reza-pahlavi-visita-roma/ .
(***) Qui: https://formiche.net/2023/04/erede-scia-italia-polemica/ .

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