venerdì 21 aprile 2023

Concessioni balneari: come prendere per il naso i cittadini

 


Altro esempio di discussione inutile, se non imbecille, ma rappresentativa del buco nero in cui il partito unico liberalsocialista sta trascinano l’Europa, facendo la gioia delle destre fasciste, pardon sovraniste. Un modo, come vedremo, per prendere per il naso i cittadini.

Tra l’altro, si brancola nel buio della stupidità, quando il principale problema europeo sarebbe quello, a voler essere seri, di come rifornire di munizioni l’Ucraina invasa dai russi. Dove una guerra lampo da quattro soldi, scatenata da Mosca, sulla falsariga purtroppo all’epoca riuscita dell’invasione nazista della Polonia nel 1939, si è tramutata in guerra di trincea 1914-1918. E chissà quando finirà… Quindi servono munizioni, tante munizioni, che nell’ ipocrita Italia, dei diritti liberalsocialisti, anche degli animali, sembra che si trovino a sufficienza solo per gli orsi. Ma questa è un’altra storia.

Dicevamo di una discussione inutile, anzi di una vera e propria presa in giro.

Quale? Ieri la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha sentenziato che le concessioni balneari non possono essere rinnovate automaticamente, come invece pretende il governo. Quindi – ecco le conclusioni sbagliate di questa mattina sui giornali – la Corte e la cultura liberalsocialista schierata con i giudici, difenderebbero il libero mercato, il governo di destra invece ne sarebbe il nemico principale. In realtà, sono tutti nemici della libera concorrenza: corte, destra e sinistra. La destra vuole favorire gli attuali concessionari, che portano voti, la sinistra i nuovi, che portano altrettanti voti.

Il problema è altrove. Si noti subito il modo procedere del liberalsocialismo, che non è liberalismo, né socialismo, ma un sistema di divieti e norme che intralcia la libertà di mercato e favorisce l’ intrusione dello stato nella vita economica, nel nome di un protezionismo sociale (che cos’è il costoso welfare se non questo?). Il liberalsocialismo obbliga gli individui ad essere liberi ma con paletti che in pratica rendono la stesso individuo che si vuole rendere libero, schiavo di sempre nuove regole e divieti, ovviamente per il suo bene. Deciso in alto però.

Ora, è l’idea stessa di concessione balneare, condivisa dalla destra e dalla sinistra, che è sbagliata, come del resto quella antiquatissima di demanio, che riporta all’epoca quando la terra, coltivabile e non coltivabile, era di proprietà reale: demanio viene dal latinodominium, cioè dominio. Che, se un tempo era del re, che ne faceva uso personale, oggi è delle amministrazioni pubbliche, di destra come di sinistra, che ne fanno – si dice, per indorare la pillola – uso pubblico. Quindi per il bene dei cittadini.

In realtà, in un paese come l’Italia con uno sviluppo costiero di quasi ottomila chilometri, per lo stato, poter estorcere denari, dominando lo Stivale dall’alto, a braccia conserte, lasciando sfilare le spiagge tra le gambe, come il gigantesco Gulliver swiftiano, è una specie di manna biblica. E sul punto destra e sinistra pari sono.

Sicché nulla è cambiato, se non l’illusione che oggi il demanio appartenga al popolo. Come si proclama con la mano sul cuore. In realtà, ripetiamo, la concessione di un tratto di spiaggia non è altro che uno strumento nelle mani delle pubblica amministrazione per estorcere denari e voti ai privati cittadini che vogliono intraprendere attività economica.

Pertanto asta o rinnovo automatico rinviano a due modalità di gestione pubblica – “pubblica”, si badi – di un bene, che, una volta abbattuto il dominium reale, doveva essere trasferito, come diritto di proprietà e non concessioni dello stato, a chiunque fosse in grado di acquistarlo, venderlo, riacquistarlo, rivenderlo, e così via. Questo è il libero mercato. Non le regolette dei liberalsocialisti e i pasticcetti corporativi delle destre con i concessionari. Parliamo del diritto di disposizione e godimento di un bene privato, non pubblico, che ha come unico limite le violazioni del codice penale.  E ovviamente, sul piano "tecnico", quello del fronte prezzi,  le capacità di gestione dei proprietari, premiate o punite dai consumatori.

Insomma, il libero mercato è decisamente un’altra cosa. E di sicuro non la messinscena della corte, del partito unico liberalsocialista, del governo di destra. Un mediocre teatrino di provincia, sulle cui traballanti tavole si discute  di come spennare meglio il privato cittadino che desideri intraprendere un'attività economica.

Come uscirne? Rivoluzione liberale. Privatizzare pure i gamberi.

Carlo Gambescia

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