giovedì 20 aprile 2023

Giorgetti, i figli e il modernismo reazionario

 


Le destre di governo hanno un problema con la modernità. O meglio la accettano ma in chiave reazionaria. Ci spieghiamo subito.

Si prenda l’ultima di Giorgetti, ministro leghista dell’economia. Una specie di ragioniere di campagna: scarpe grosse e cervello fino. Dicono.

Giorgetti ha promesso addirittura zero tasse a chi farà figli (almeno due pare). Per Giorgetti il numero è potenza (classica idea fascista e nazionalista) e soprattutto – così crede – meno migranti, perché i nuovi nati andranno a rimpolpare il mercato del lavoro, senza dover assumere lavoratori stranieri (classica argomentazione razzista).

Si tratta di un programma a lunga scadenza, però con costi gravosi a breve per le casse dello stato (per almeno, si suppone, quattordici anni di età scolare).

Al momento non sono state fatte quantificazioni precise, ma sicuramente, il “Reddito di Gravidanza”, come titola con entusiasmo da lustrascarpe “il Giornale”, potrebbe ammontare almeno a 4 miliardi di euro l’anno (la metà del Reddito di Cittadinanza, ad essere cauti). Altro che un solo miliardo. Che non è altro che un investimento di partenza. Il lettore faccia da solo le moltiplicazioni del caso. Ovviamente, ammesso e non concesso che gli italiani rispondano all’appello.

Dicevamo modernismo reazionario.

Modernismo, perché scende in campo lo stato, un’istituzione che ha visto il moltiplicarsi delle sue funzioni, tra le quali quella di welfare, proprio grazie alle tempeste di acciaio delle guerre moderne e ai sogni ugualitari dei socialismi, altrettanto moderni. Quando si parla delle burocrazie pre-moderne, ad esempio Ming o dell’Impero romano sotto Diocleziano, si parla, al massimo di alcune migliaia di persone, forse decine in Cina. Comunque sia, numeri ridotti, anche in punti di percentuale rispetto all’intera popolazione. Niente a che vedere con le nostre pletoriche e voraci burocrazie welfariste.

Reazionario, perché non si tiene in alcun conto l’individualismo moderno. Per Giorgetti non è l’individuo a venire prima dello stato secondo una linea di pensiero moderno, ma lo stato, con i suoi crescenti bisogni economici oggi  moltiplicati dall’utopia welfarista, come accadeva in età pre-moderna: al tempo delle tribù, della città-stato, dell’impero, dello stato feudale e assoluto.

Con una differenza però: che lo stato tradizionale ( cioè pre-moderno) schiacciava l’individuo perché ignaro delle conquiste dell’individualismo moderno, mentre lo stato welfarista è perfettamente consapevole di ciò che fa.

Quindi modernismo (stato onnipotente) reazionario (anti-individualismo).

Si lasci invece che sia l’individuo a scegliere se avere figli o meno, come impone la modernità senza aggettivi. O se proprio se ne vuole uno: liberale. Anche perché non è una questione di denaro, ma di mentalità. Gli uomini e le donne della modernità dopo secoli di “prole a comando” rivendicano tra le libertà anche quella di non avere figli.

La cosa, in base ai singoli valori, può piacere o meno, ma si deve lasciare la scelta all’individuo. Dal momento che, per ridurre la questione all’osso e a rischio di essere patetici, avrà sempre più valore e affetto un figlio scelto per amore che per denaro.

O no?

Carlo Gambescia

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