domenica 23 aprile 2023

Il gioco delle figurine intellettuali

 


Ma quando finirà questo gioco delle figurine con gli intellettuali di destra e di sinistra? Ad esempio, per uno Scurati, dieci Buttafuoco… Mi  spiego meglio.

Oggi, Marcello Veneziani, sulla “Verità”, come un miracolato, ringrazia pubblicamente Giorgia Meloni, perché quest’anno al Salone  del Libro di Parigi sono presenti  alcuni intellettuali di destra (*), tra i quali, ovviamente, lui. Evidentemente, Veneziani, nel gioco delle figurine, al Ministero della Cultura, ha sostituto qualcun altro. Di sinistra. Scambio alla pari. Uno a uno. Non facciamo nomi.

Però non sempre è così. Per inciso, anche perché mi fa piacere segnalarlo, tra gli ospiti, nella speciale sezione dedicata all’Italia (“Passioni italiane”), spicca, tra i nuovi narratori, il nome di Sacha Naspini, già nella “scuderia” del Foglio di Gordiano Lupi. Uno scrittore brillante, maestro di neorealismo magico, con forti venature introspettive, mai disattento alla vischiosa realtà italiana, anche con puntate nel romanzo storico. I miei complimenti, anche perché non è portabandiera di alcun partito politico. Diciamo che per ora Naspini è l’eccezione che conferma la regola. E buon per lui perché lo merita.

E qui torniamo a Veneziani che ancora ragiona in termini di secolo breve, di intellettuale armato, di incasellamenti ideologici che però aprono le strade e rendono più dolce la vita. Di qui, i ringraziamenti pubblici per procacciarsi altri strapuntini mondani.

Si dirà che parlo male di queste cose, perché non invitato, eccetera. Quindi “rosicherei”.

A parte il fatto che a Palazzo Chigi non sono amatissimo, coloro che mi conoscono personalmente sanno che non ho mai creduto nel “presenzialismo”, nel glamour letterario, soprattutto quando politicizzato. Ricordo, quando a un tizio della Rai che mi chiedeva di intervenire non ricordo più in quale programma, risposi che non ero un tuttologo. Sconcerto e fine delle trasmissioni.

Probabilmente il gioco delle figurine politicizzate non finirà fino a quando la cultura, quella vera, non avrà imparato a tenersi alla larga dalla politica. A scrivere, liberamente, per il piacere di scrivere (ovviamente, si deve essere in grado), per il piacere della creazione in sé: può essere un’opera di letteratura o di storia, ma il punto fondamentale è quello di non preoccuparsi delle ricadute politiche e sociali.  Eventualmente, ma proprio eventualmente,  si deve  lasciare che la mano  invisibile dei libri, quelli buoni, faccia da sola...     

E i soldi? Sono importanti, ma non sono tutto. Guai, per dire una banalità superiore, a farsi comprare l’anima.

Sul punto, non secondario, rinviamo a un personaggio ricco invece di vitalità, di animus, di forza interiore: la bella, intensa ed eroica figura dell’architetto Howard Roark, protagonista archetipico, della Fonte Meravigliosa, forse il libro più bello e profondo di Ayn Rand.

Davanti, ai suoi giudici, nelle battute finali del romanzo, Roark rivendica l’importanza della creazione. Valore racchiuso non «[in] chi se ne doveva servire», dunque non nei «benefici che ne sarebbero derivati per gli altri», bensì in ciò che nell’uomo creativo «andava mantenut[o] al di sopra di tutto» .

Che cosa di preciso?

«La sua fede, la sua energia, il suo coraggio venivano dal suo spirito. E lo spirito di un uomo è la sua forza vitale, la sua fonte meravigliosa di vita, la sua personalità, il suo egoismo. Quell’entità spirituale che gli dà certezza, la consapevolezza di esistere. Una prima causa, una fonte di energia, il motore dell’anima. Il creatore vive per se stesso. E solo vivendo così egli riesce a raggiungere quelle conquiste che sono la gloria dell’umanità. L’uomo non può sopravvivere che attraverso il suo pensiero […]. Il cervello è un attributo individuale non è un patrimonio collettivo […]. Noi ereditiamo il prodotto del pensiero di altri uomini, non ereditiamo la ruota […], quello che noi riceviamo dagli altri è solo il prodotto del pensiero. La forza movente è la facoltà creatrice che precede questo prodotto come materiale, e se ne serve e dà origine al primo passo. Questa facoltà creatrice non può essere data o ricevuta, condivisa o acquistata. Appartiene agli uomini singoli, ai singoli individui. Quello che essa crea è proprietà del creatore. […]. Il creatore agisce. Il parassita acquista. Il creatore fa fronte alla natura da solo. Il parassita attraverso un intermediario. Scopo del creatore è la conquista della natura. Scopo del parassita la conquista degli uomini. Il creatore vive per il proprio lavoro. Egli non ha bisogno degli altri. Suo scopo principale è lui stesso. Il parassita ha bisogno di altri. Gli altri diventano il suo scopo principale» (**) .

Devo aggiungere altro?

Carlo Gambescia

(*) Qui il programma, con i nomi: https://www.aie.it/Cosafacciamo/AIEtiinforma/News/Leggilanotizia.aspx?IDUNI=eme0a1wpl3qsswdd3hhlluko3720&MDId=10597&Skeda=MODIF102-5606-2023.4.13 .

(**) A. Rand, La fonte meravigliosa, Corbaccio, Milano 2013, p. 669.

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