mercoledì 8 marzo 2023

Giorgia Meloni e la Festa della Donna

 


Giorgia Meloni ne fa una giorno. Non è colpa nostra, difficile restare zitti. Del resto la Meloni ha una faccia di bronzo che fa paura.

Un piccolo inciso al riguardo. La leader di FdI scrive all’Ue sulla questione migranti. La Von der Leyen, risponde, praticamente glissando sui respingimenti, così a cuore alla destra: si annuncia “lo stanziamento di mezzo miliardo di euro per il reinsediamento di 50 mila persone e per i corridoi umanitari”. E come replica la Meloni? “Profonda soddisfazione”. I romani (di oggi) direbbero che ha la faccia come una certa parte anatomica, nascosta alla luce del sole (almeno una volta…) Ma andiamo oltre.

Festa della Donna. Altro esercizio di paraculaggine (pardon) meloniana. Cosa inventa questa volta? Che sarebbe finalmente ora di vedere donne alla testa delle aziende partecipate dallo stato. Capito? Le aziende pubbliche, fonte di sprechi e corruzione in Italia e nel mondo… E la Meloni che fa? Strizza l’occhio alle femministe pur di tenere in piedi il vergognoso circo economico dei finanziamenti a fondo perduto pagati spremendo i contribuenti. Una vergogna economica che, in larga parte, risale al fascismo autarchico. Quando si dice il caso…

A proposito. Auguri, però sinceri, anche da parte nostra, alle donne. Con una chiosa. Che il femminismo, o come lo si voglia chiamare, non si tramuti in scusa per non fare i conti con la dittatura fascista Ci spieghiamo.

Anche i fascisti, a modo loro, favorirono l’inserimento delle donne. Durante l’ultima tragica fase di Salò, ne arruolarono non poche sotto le insegne della Repubblica Sociale, apertamente tributaria dei nazisti. Anche dall’altra parte, dei partigiani, di varia estrazione politica, combatterono le donne. Ma per la libertà (forse le “comuniste” un poco meno…). Mai dimenticarlo

Perciò, ecco il punto, non si faccia di tutta l’erba un fascio, anche in senso letterale. Il femminismo non deve essere una specie di paravento dietro il quale nascondere le colpe del fascismo, ponendo tra parentesi la scelta illiberale.

Probabilmente – parliamo di un processo tipico di sociologia dell’ inclusione identitaria – il femminismo, come fenomeno di stato nascente, se si vuole di potere costituente,  rischia di imbarcare, pur di accrescere, per così dire, il peso delle proprie truppe, anche personaggi come Giorgia Meloni. Che però usano il femminismo per far passare idee reazionarie, di estrema destra.

Il punto non è secondario. Ragazze, fate attenzione, niente inciuci. Certe frequentazioni vanno evitate.

Carlo Gambescia

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