giovedì 9 marzo 2023

Francia e Georgia, due piazze molto differenti

 


I francesi scendono in piazza contro la riforma delle pensioni: in pratica vogliono continuare ad andare in pensione a sessantadue anni ( se non a cinquantotto, con i requisiti giusti).

In Georgia, altro paese che chiede di aderire all’Ue e alla Nato, si scende in piazza contro un governo filorusso, non di certo amico della libertà di parola.

Che dire? Una cosa è battersi per le pensioni, un’altra per la libertà.

La comparazione tra pensioni e libertà rappresenta in modo scultoreo, come un’enorme ma trascurato monumento, il declino europeo. Riproduce plasticamente quella snervante incapacità cognitiva che segna le fasi decadenza. Cioè l’incapacità di cogliere l’essenziale in ogni questione politica. Di capire la differenza tra ciò che conta e ciò che non conta. E, cosa più importante, agire di conseguenza.

Il che accade a causa della scarsa qualità del discorso pubblico, aspetto sua volta collegato a una cattiva selezione delle élite dirigenti (politiche ed economiche in primis).

Un fenomeno che conduce inevitabilmente alla dissoluzione e caduta di un regime politico. Si pensi alla Russia nell’ultima fase della dittatura sovietica incapace di cogliere l’essenziale. Cioè che cosa? L’assoluta inconciliabilità tra liberal-democrazia e comunismo. I russi ripiegati su se stessi, ormai da settant’anni, alla fine capitolarono , aprendosi al mondo della libertà e dei commerci. Ma durò poco

Insomma, cosa significa non riuscire a cogliere l’essenziale? Essere incapaci di osservarsi dall’esterno, di vedersi, immedesimandosi, come ci vedrebbero gli altri.

Si prenda come esempio la questione dei migranti. La reazione europea, talvolta non solo dove prevale la destra, è quella di ghettizzare l’intera tematica nell’alveo della spesa pubblica e dei controlli di polizia. La si tramuta, riduttivamente, in una questione di welfare e di pubblica sicurezza. Perché, come si sente ripetere sempre più spesso a causa delle narcisistiche campagne delle destre: “Il migrante ruberà le nostre pensioni” e “Violerà le nostre donne”.

Se invece si osservasse la questione dall’esterno si potrebbe constatare: 1) che le migrazioni sono una condizione naturale dell’umanità; 2) che il migrante è una risorsa per paesi con natalità a tasso zero e professioni e lavori disertati; 3) che, una volta integratisi, nove migranti su dieci (anzi a quel punto “immigrati”), di seconda generazione, tendono ad adottare i costumi secolarizzati del paese in cui risiedono, anche sul piano delle natalità.

La visione dei georgiani, ma anche di tutti quei popoli che scelgono di stare dalla parte dell’Europa e l’Occidente è invece indice di maturità politica: di saper cogliere l’essenziale delle questioni, guardandosi dall’esterno sia sul piano collettivo che individuale.

Dove c’è maggiore libertà si sono chiesti i popoli dell’Europa dell’Est, un tempo soggetti all’Unione Sovietica? In Europa e in Occidente. Dove è possibile condurre una vita migliore, senza il bavaglio di una società patriarcale, si chiedono i migranti? In Europa e in Occidente.

Gli unici a non capirlo, sono quei francesi che protestano per le pensioni, come pure gli italiani che hanno votato le destre razziste. Se si guardassero dall’esterno, cogliendo l’essenziale,  riderebbero di se stessi. E invece si prendono sul serio, sfiorando il ridicolo. Rifiutano di morire per Kiev, ma non per le pensioni.

Purtroppo italiani e francesi, a differenza di ucraini, georgiani e migranti, non colgono una cosa fondamentale, una cosa che si chiama libertà.

Carlo Gambescia

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