martedì 26 giugno 2018

L'ideologia comune a Lega e Cinque Stelle
Il  blocco d’ordine




C’è  una linea tendenza negli studi politici, che chiameremo  “nuovismo”, che consiste nel vedere in un fenomeno politico e sociale solo  ciò che c’è di nuovo.
Per fare qualche esempio italiano (quando si dice il caso…). Salvini e la Lega, secondo i nuovisti,   non sarebbero  fascisti,  ma rappresentano qualcosa di nuovo:  un’ansia di partecipazione politica, democratica, ignota, si legge,  all’elitismo, di una classe politica corrotta; ansia, sanissima,  che  gli elettori avrebbero colto.  Anche  il Movimento Cinque Stelle, sempre secondo la vulgata nuovista,  sarebbe figlio dei tempi nuovi: saremmo  dinanzi  a   una  nuova sinistra,  post-ideologica, che risponde ai bisogni, diversamente di sinistra,  materiali e  immateriali,  dell’elettorato, che anche in questo caso avrebbe capito tutto.
Il nuovismo, purtroppo,  porta a sottovalutare  il “vecchio”,  quel  che  c’è di permanente in un fenomeno politico, per sopravvalutare ciò che appare come "nuovo". Naturalmente il  nuovismo  viene particolarmente apprezzato dai sostenitori -  anche giornalisti e intellettuali  - di queste forze politiche, nonché dai mass media, condannati, per ragioni  istituzionali (nel senso dei meccanismi di produzione delle notizie, improntati al nuovismo, per non annoiare il pubblico), a privilegiare  tutto ciò che  è o  appare  nuovo.
Di qui, la difficoltà, per gli studiosi,  in particolare per coloro che invece credono nelle regolarità della politica,  ossia  nel ripetersi di certe forme - denominate da chi scrive metapolitiche -  di farsi ascoltare. Ci spieghiamo  meglio.
Intanto, il nuovismo, non è che una versione di quello che  Pareto, chiama  “istinto delle combinazioni”:  mettere insieme, combinare, mescolare fatti diversi, per presentarli come nuovi.  Però si dirà, sempre rifacendosi a Pareto, che la ricerca delle costanti e regolarità, così amate dai “vecchisti” rinvia alla “persistenza degli aggregati”, altra potente forza sociale, che  spinge gli uomini a e vedere e attribuire linee di continuità storica, politica, eccetera, anche dove non vi sono.
Il che è giusto.  Però  dal punto di vista  metapolitico, più generale, la distinzione paretiana,  può essere ricondotta nell’alveo di una  precisa regolarità metapolitica, quella tra progressisti ("istinto delle combinazioni") e  conservatori ("persistenza degli aggregati"). Di conseguenza,  lo studioso serio (a "guardia dei fatti")  deve   prendere  atto   della distinzione, non parteggiare per una delle due costanti. Da questo punto di vista, allora,  qual è  il fattore, o se si preferisce la costante o regolarità metapolitica che accomuna Lega e Cinque Stelle?  E ne spiega anche la convergenza? Che, sia detto per inciso, il nuovista non spiega, anzi egli parla addirittura di futuro (nuovo) bipolarismo, tra una Lega di destra e un Movimento Cinque Stelle di sinistra.  Mah...
Per tornare sul punto,  "istinto delle combinazioni" o  "persistenza degli aggregati"? Conservatorismo o progressismo? Diciamo che nelle due forze politiche prevalgono elementi di conservatorismo sociale. Semplificando: Dio, Patria, Famiglia la triade (rigorosamente con la maiuscola) dei moderni conservatori, ripetiamo,  soprattutto economico-sociali. Del sovranismo è inutile parlare.  E' un cavallo di battaglia leghista  che si sposa perfettamente con l'antieuropeismo pentastellato. 
Non è tutto. Si pensi a un fenomeno, tutto sommato minore ma significativo, come quello della reintroduzione del riposo domenicale (appoggiata anche dalla Lega).   O alla battaglia per il posto fisso (condivisa anche dalla Lega). Oppure ai provvedimenti economici per le famiglie (condivisi da Lega e Cinque Stelle). Tutte misure che non dispiacciono alla Chiesa. 
Siamo davanti a una specie di ideologia da  blocco d’ordine, qualcosa che non è fascista, ma sicuramente  pre-fascista, diciamo di preparatorio del fascismo regime.  Se poi si aggiungono il razzismo, l’anticapitalismo,  l’antiamericanismo, l’antiparlamentarismo, assai diffusi, sia all'interno della Lega, sia del Movimento Cinque Stelle,  ecco che abbiamo tutti gli elementi, preparatori del fascismo- movimento, l’altra anima storica del fascismo. 
Tecnicamente, siamo davanti a due forze politiche, socialmente  conservatrici dalle potenzialità fasciste, dal momento, per semplificare, che riuniscono in sé le due principali anime del fascismo,  la statolatrica e  la  pseudo-rivoluzionaria. La prima incarnata dalla Lega, la seconda dal Movimento Cinque Stelle, però con travasi ideologici dall’uno all’altro. Quanto ai relitti del neofascismo, la convergenza, nonostante qualche borbottio purista, è pressoché spontanea, diremmo addirittura scontata
Ovviamente, il politologo nuovista  non  può scorgere queste cose. Lontano dalla sostanza metapolitica  delle cose sociali e politiche, il  nuovista è  portato a enfatizzare la superficie dei fenomeni:  il ciò che si dice -   che è importante, ovviamente -  ma va sempre comparato, cosa che i nuovisti  trascurano, con ciò che  si fa.   
Ad esempio, nelle analisi dei nuovisti   assumono  rilievo spropositato  le cosiddette  "istanze morali" di rinnovamento, le dichiarazioni di voler cambiare tutto, l’accenno a un mondo nuovo, eccetera, eccetera. Assume importanza, insomma,  ciò che può essere chiamato l’immaginario, ossia quel che queste forze politiche, dichiarano  per colpire l’ immaginario dell’elettore.  Si  sfrondi invece  l’albero demagogico  dalle  dichiarazioni di  Salvini e Di Maio  e si scoprirà che il nocciolo duro del  discorso lega-stellato  è  Dio, Patria e Famiglia.  Il che aprirebbe interessanti piste di ricerca sul fenomeno populista. Ma questa è un'altra storia.
Concludendo, conservatorismo  allo stato puro. Perché, all’occorrenza, come storicamente è avvenuto, il Dio, Patria e Famiglia, la triade, che rappresenta  il volto più sociale del conservatorismo moderno, è una specie di salvacondotto culturale  verso il fascismo.  Altro che “nuovismo”… Che poi  il nuovo fascismo si possa presentare o meno come  una copia originale o contraffatta di quello storico è materia di discussione.
Resta  però il fatto che il conformismo sociale, non rilevato ma celebrato come regola, rappresenta, dal punto di vista delle costanti metapolitiche il pilastro delle  forme di potere autocratico. Un fenomeno, secondo alcuni studiosi, che si estenderebbe dalla Grecia di Dracone all'Italia di Mussolini.  Forse si esagera.  Ma a pensar male, talvolta...                                    
                     Carlo Gambescia