Facebook e Social dopo la “rivoluzione giallo-verde”
Tempi duri per i monaci digitali?
La
cosa è tragicomica. Riguarda, come vedremo, i Social.
Piccola
premessa. Facebook, ad esempio, non rappresenta, né numericamente, né socialmente, tutta l’Italia, ma un terreno dove minoranze attive e radicali si
confrontano a colpi di slogan. Nessun ragionamento: un Hyde Park digitale, poco british però, dove si parla a vanvera di tutto e su tutto. Il
trionfo del narcisismo, più ignorante. Sempre che, ovviamente, chi vi scriva, non abbia dietro di sé un percorso professionale da giornalista,
scrittore, saggista, professore, studioso, eccetera. Ma questa è un'altra storia...
La realtà è che invece, tutti si
improvvisano e improvvisano. E la cosa
per chi sappia apprezzare la lezione della vanità umana, spesso stupida, può anche essere divertente e
terreno di importanti conferme caratteriali e collettive. Ma non è questo il punto.
La
vera questione è rappresentata dai mass media ufficiali, per così dire, che invece inseguono e riflettono la demenza dei Social e dai politici che rilanciano ogni stupidaggine, andando così, tutti insieme, a formare
un gigantesco circolo vizioso, uno "sciocchezzaio", che: 1) ha
edificato una rappresentazione-narrazione falsa
dell’Italia, come paese economicamente e socialmente in rovina; 2) ha premiato l’estremismo
politico di destra e sinistra. Con
risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Qui,
come è chiaro, il lato comico, si è già fatto tragico. Sicché veniamo al punto: oggi, i Social, come somma di estremismi, semplificando, di destra e sinistra, giallo-verdi per chiamare le cose con il proprio nome, hanno afferrato il potere. Come si comporteranno i contestatori digitali di
ieri che declamavano "contro lo stato criminale"?
Oggi, che lo "stato", criminale o
meno, è nelle loro mani? O comunque nelle mani di un partito, Cinque Stelle,
nato dai
Social?
Già
abbiamo notato, qui e là un cambiamento di stile. Alla denuncia si è
sostituita l’attesa. Il pensionato baby, lo statale sindacalizzato, il sindacalista parastatalizzato, il tassista che vuole essere
muncipalizzato, il postgiornalaio che
non ha mai aperto un giornale, gli studenti della
vita in vacanza, le cassiere che odiano i clienti, il ragioniere condominiale, l'insegnante che non ha mai insegnato, l'avvocato senza assistiti, il laureato con tesi sui neo-melodici
napoletani che però ha avuto meno fortuna di Roberto Fico... Insomma tutta questa gente, con
regolare tablet e smartphone d'ordinanza (come è giusto che sia, per carità), che farà adesso? Per ora - basta fare un giro online - e si scopre che ci si consiglia prudenza. Perché, come si legge, "ci vorrà tempo", perché l’Italia - of course - è stata distrutta “da quelli”, i “cattivi”. Il modello recepito su
Facebook, sembra essere quello Raggi-Appendino. “Noi ce la metteremo tutta, però…”. Quindi “aiutateci!”. Come? "Non criticandoci"… Insomma. per ora, si lucida la macchina del capo.
L’atteggiamento
emergente, per metterla in termini di sociologia storica comparata, è quello delle prime comunità cristiane, allo stato nascente,
laicizzato, ovviamente: in attesa della fine del mondo e della rinascita in Cristo: si prega, si spera e ci si ama gli uni con gli altri. Ovviamente, verso
i residui focolai di pagani, lo stile
comportamentale dei monaci digitali, grillini e salviniani, ricorda quello del "trattamento Ipazia"… Quindi, per i "nemici" (o presunti tali) le fauci sono sempre aperte.
Sarà perciò interessante nei prossimi mesi, a fronte di possibili compromessi politici, scoprire come reagiranno i fanatici di Facebook e dei Social in genere.
La
sociologia insegna, che di regola i comportamenti estremisti, raggiungono il
picco nella fase di conquista del potere, per rarefarsi, in quelle successive di consolidamento e
strutturazione. Dopo di che, il potere costituito punta, attraverso processi di
inclusione, a ridurre, fino ad azzerare (almeno, come linea di tendenza) il ruolo del potere allo stato nascente.
Sui
Social invece, dal momento che la critica, anche la più estrema, per ora,
è a costo zero (in tutti i sensi), l’estremismo pare godere di una sorta di
zona franca.
Tuttavia,
come mostra la sociologia delle rivoluzioni, anche parlamentari (quindi più
blande), i "rivoluzionari" una volta al potere fanno inevitabilmente le stesse scelte dei "conservatori" sconfitti. Soprattutto a cominciare dall' ordine pubblico. Insomma, siamo davanti a una costante o regolarità, individuata da Tocqueville: la rivoluzione, dopo
una fase di caos (anche parlamentare), rafforza i poteri pubblici, per riportare
quell’ordine di cui inevitabilmente necessita per gestire i processi politici.
Di
conseguenza, potrebbero prepararsi tempi duri per i monaci digitali. Per capirsi: quel che non fecero Berlusconi e
Renzi, potrebbero farlo Di Maio e Salvini… Tradotto: limitare la web-libertà. Di qui, il lato tragicomico della
questione, cui accennavamo. O, per dirla alla buona, il rischio di finire cornuti e mazziati per i rivoluzionari da tastiera è reale.
Carlo Gambescia