domenica 3 giugno 2018

Facebook e Social dopo la “rivoluzione giallo-verde”  
Tempi duri  per i monaci digitali?




La cosa  è tragicomica.  Riguarda, come vedremo, i Social. 
Piccola premessa.  Facebook, ad esempio, non rappresenta, né numericamente, né socialmente,  tutta l’Italia, ma un terreno dove minoranze attive e radicali  si confrontano a colpi di slogan. Nessun ragionamento: un Hyde Park digitale, poco british però,   dove si parla a vanvera di tutto e su tutto. Il trionfo del narcisismo, più ignorante. Sempre che,  ovviamente, chi vi scriva,  non  abbia dietro di sé un percorso professionale da giornalista, scrittore, saggista, professore, studioso, eccetera. Ma questa è un'altra storia... 
La realtà è che invece, tutti si improvvisano e improvvisano.  E la cosa per chi sappia apprezzare la lezione della  vanità umana, spesso stupida,  può anche essere divertente e terreno di importanti conferme caratteriali e collettive.  Ma non è questo il punto.  
La vera questione è rappresentata dai mass media ufficiali, per così dire, che invece inseguono e riflettono la demenza dei  Social e  dai politici che rilanciano ogni stupidaggine,  andando così, tutti insieme, a formare un gigantesco circolo vizioso, uno "sciocchezzaio",  che: 1) ha edificato una rappresentazione-narrazione  falsa dell’Italia, come paese economicamente e socialmente  in rovina;  2) ha premiato l’estremismo politico di destra e sinistra.  Con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Qui, come è chiaro, il lato comico, si è già fatto tragico. Sicché veniamo al punto: oggi,  i Social, come somma di estremismi, semplificando, di destra e sinistra,  giallo-verdi per chiamare le cose con il proprio nome, hanno afferrato il potere.  Come si comporteranno i contestatori digitali di ieri che declamavano "contro lo stato criminale"?  Oggi,  che lo "stato", criminale o meno, è nelle loro mani? O comunque nelle mani di un partito, Cinque Stelle, nato  dai  Social?
Già abbiamo notato, qui e là un cambiamento di stile. Alla denuncia  si è  sostituita l’attesa. Il pensionato baby, lo statale sindacalizzato, il sindacalista parastatalizzato, il tassista che vuole essere muncipalizzato,   il postgiornalaio che non ha mai aperto un giornale, gli studenti della vita in vacanza, le cassiere che odiano i clienti, il ragioniere condominiale, l'insegnante che non ha mai insegnato, l'avvocato senza assistiti,  il laureato con tesi sui neo-melodici napoletani che però ha avuto meno fortuna di Roberto Fico... Insomma tutta questa gente, con regolare tablet e smartphone d'ordinanza (come è giusto che sia, per carità), che farà adesso?  Per ora - basta fare un giro online -  e si scopre che ci si  consiglia prudenza.   Perché, come si legge,  "ci vorrà tempo",   perché l’Italia -  of course -  è stata distrutta “da quelli”, i “cattivi”.  Il modello recepito  su  Facebook,  sembra essere  quello  Raggi-Appendino.  “Noi ce la metteremo tutta, però…”.  Quindi  “aiutateci!”.  Come?  "Non criticandoci"… Insomma. per ora, si lucida la macchina del capo. 
L’atteggiamento emergente, per metterla in termini di sociologia storica comparata, è quello delle prime comunità cristiane, allo stato nascente, laicizzato, ovviamente: in attesa della fine del mondo e della rinascita in Cristo:  si prega, si spera e ci si ama gli uni con gli altri. Ovviamente, verso i residui focolai di  pagani, lo stile comportamentale  dei monaci digitali,  grillini e salviniani, ricorda quello del "trattamento Ipazia"…  Quindi, per i "nemici" (o presunti tali) le fauci sono sempre aperte.
Sarà perciò interessante nei prossimi mesi, a fronte di possibili  compromessi politici,  scoprire  come reagiranno  i fanatici di Facebook e dei Social in genere. 
La sociologia  insegna, che di regola  i comportamenti estremisti, raggiungono il picco nella fase di conquista del potere, per rarefarsi,  in quelle successive di consolidamento e strutturazione. Dopo di che, il potere costituito punta, attraverso processi di inclusione, a ridurre, fino ad azzerare (almeno, come linea di  tendenza) il ruolo  del potere allo stato nascente
Sui Social invece, dal momento che la critica, anche la più estrema,  per ora,  è a costo zero (in tutti i sensi), l’estremismo  pare godere di una sorta di zona franca.
Tuttavia, come mostra la sociologia delle rivoluzioni, anche parlamentari (quindi più blande), i "rivoluzionari"  una volta al potere fanno inevitabilmente  le stesse scelte dei "conservatori" sconfitti. Soprattutto a cominciare dall' ordine pubblico. Insomma, siamo davanti a una costante o regolarità, individuata da Tocqueville: la rivoluzione, dopo una fase di caos (anche parlamentare),  rafforza i poteri pubblici, per riportare quell’ordine di cui inevitabilmente necessita per gestire i processi politici.  
Di conseguenza, potrebbero prepararsi tempi duri per i monaci digitali.  Per capirsi: quel che non fecero Berlusconi e Renzi, potrebbero farlo Di Maio e Salvini… Tradotto: limitare la web-libertà.  Di qui, il lato tragicomico della questione, cui accennavamo. O,  per dirla alla buona,  il rischio di finire cornuti e mazziati per i rivoluzionari da tastiera è reale.  

Carlo Gambescia