giovedì 17 maggio 2018

Cinque Stelle, con la complicità della Lega, vuole tagliare le pensioni
 Come Lenin



La  Stampa”, unico tra i quotidiani italiani,   ha pubblicato la versione originale (bozza o meno) del  “Contratto di Governo” tra 5 Stelle e Lega. Ne consigliamo la lettura. Siamo davanti a una specie di  manuale  del populismo contemporaneo. Ma non solo, come vedremo.
Si va dal Ministero per i Disabili (un altro Ministero, roba da piangere),  al reddito ( e pensione)  di cittadinanza, dal costo di quasi venti miliardi all’anno;  dall’introduzione del mandato imperativo per i parlamentari, (perché così recita, si legge,  la Costituzione portoghese...) all’acqua pubblica a gogò (altre decine di miliardi). E così via farneticando.
Un'ultima cosa:  perché  il fior fiore dei  complottisti italiani non  si  chiede  per quale ragione nel Contratto di Governo  si propone  addirittura di abolire le sanzioni alla Russia di Putin? Si vogliono cedere,  attraverso  l'istituendo  Ministero,  i disabili a Putin?   Così ci pensa lui?   
In realtà, crediamo che di leghista (a parte Vladimir, immigrazione, campi Rom) non ci sia molto nel Contratto.  Quasi niente.  Il famoso liberismo leghista - se mai c’è stato, perché la flat tax, così come presentata  è una buffonata semisocialista -   è andato a farsi friggere   nell’olio vegano  dei No-Tav.   
Vorremmo però richiamare l’attenzione dei lettori su un punto specifico del Contratto. Questo.


24. TAGLI DEI COSTI DELLA POLITICA, DEI COSTI DELLE ISTITUZIONI E DELLE PENSIONI D’ORO.
Riteniamo doveroso intervenire nelle sedi di competenza per tagliare i costi della politica e delle istituzioni, eliminando gli eccessi e i privilegi.
Occorre inoltre ricondurre il sistema previdenziale (dei vitalizi o pensionistico) dei parlamentari, dei consiglieri regionali e di tutti i componenti degli organi costituzionali al sistema previdenziale vigente per tutti i cittadini, anche per il passato.
Per una maggiore equità sociale, riteniamo altresì necessario un intervento finalizzato al taglio delle cd. pensioni d’oro (superiori ai 5.000,00 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati.


Il punto  24, sulle "pensioni d'oro",  è un capolavoro di invidia sociale e odio di  classe degno di Lenin, quando durante il Comunismo di Guerra,  riduceva le razioni dei borghesi e aumentava quelle di soldati, operai e contadini non proprietari.  Perciò siamo oltre il populismo. Il contenuto è bolscevico: in particolare l’ultimo capoverso.  Perché si mette in discussione, dando per scontato (quindi in chiave presuntiva) che nessuno meriti una pensione elevata, il principio stesso  di libertà economica.   In sostanza si dice: tu cittadino,  puoi darti da fare quanto vuoi, quindi produrre ricchezza, poi però  devi dimostrare di avere  guadagnato la tua pensione. Dopo di che, saremo noi, STATO, a decidere se la meriti. (E per fortuna che in  altro punto del programma si parla di invertire l'onere della prova nel contenzioso fiscale...)
Pertanto, a che serve impegnarsi nella vita,  studiare, crescere, avanzare socialmente, quindi sfruttare al meglio la libertà economica? Se poi, al momento di andare in pensione, ci si deve  giustificare, dal punto di vista contributivo?  E, da quel che si capisce, non basta dimostrare che i contributi siano stati versati, ma si impone la  necessità  che siano congruenti con la pensione che si riceve.  In nome di che cosa? Ecco la fregatura socialista. Si introduce il criterio più labile che esista. Quale? Quello dell’equità sociale. Indefinibile , se non ideologicamente. Quindi,  ad libitum.
Ora delle due l’una. O i contributi sono falsi, perché non sono stati mai versati,  quindi c’è il penale, oppure sono stati versati, ma dal punto di vista dell’equità sociale, sono ritenuti ingiustificati.
Nel primo caso, la logica prevalente è quella dello  stato di diritto, quindi okey;  nel secondo caso, invece  la logica è quella aberrante dello  stato socialista, mosso dall’invidia sociale e  dall’odio di classe.
Come del resto mostra la dissoluzione dell’Unione Sovietica, una mentalità del genere  uccide la libertà economica,  mina la voglia di intraprendere, quindi di farsi largo nella vita. E' un modo di pensare  socialmente autodistruttive: si colpiscono i capaci per  gratificare gli incapaci.  
E purtroppo sembra che il Governo Giallo con una spruzzatina di Verde, si muova in quest’ultima direzione.
Poveri noi.  Non resta che augurarsi, colore per colore, che la Guardia Bianca dei mercati cannoneggi spietatamente questa gentaglia.

Carlo Gambescia