martedì 25 luglio 2017

La “crisi idrica” di Roma e  la forza devastante  dell’isteria ecologista,  
assecondata dall’opportunismo dei politici 
Finiremo male



Perché farsi  male  da soli?  Ormai, qualsiasi evento si trasforma in dramma.  L’isteria collettiva dilaga.  E la politica invece di  porre dei paletti,  sembra seguire la corrente,  mettendoci addirittura del proprio.
Si pensi all' "ultima venuta": la cosiddetta “crisi idrica” di Roma.   Esito, in realtà,  di una guerra locale a colpi di rappresaglie, tra la Regione, a guida Pd  e l’Acea e il Comune, “comandati” a bacchetta dal M5S. Ritenevamo Zingaretti,  Presidente  della Regione Lazio, un politico responsabile. E invece pare proprio che non lo sia.  Pur di danneggiare politicamente,  colpendo via Acea (occupata in chiave militare,  da Cinque Stelle) il Comune di Roma targato Grillo, Zingarelli si è inventato la storiella del Lago di Bracciano,  il cui apporto al sistema idrico della Capitale è minimo, come subito hanno sottolineato i vertici della partecipata. Evocando però -  ecco il punto  -  il razionamento, come rappresaglia politica contro  Zingaretti e il Pd. Si chiama guerra per bande.  E se razionamento  sarà, al momento del voto, i romani, gli unici danneggiati da  questa insensata lotta politica, scatenata da Zingaretti, si ricorderanno  di lui.  Anche perché la "sindaca" Raggi, nelle ultime ore, cogliendo la palla al balzo ("gentilmente" offerta da Zingaretti), furbescamente,  si sta auto-presentando, come l'unico politico "capace" di  preoccuparsi  dei romani...  A tal punto siamo.  
Comunque sia,  la sola  parola  razionamento, che tra l’altro  è la scelta più imbecille che ci sia, perché provoca accaparramento, mercato nero, crescita dei prezzi,  ha scatenato un putiferio mediatico, che di rimbalzo,  terrorizzando  i cittadini,  ha contribuito a dilatare  i confini dell’isteria collettiva.
Invece di parlare di cose serie -  possibilmente non in estate,  quando  Roma si svuota ( o forse proprio perché si svuota...) -  come liberalizzazioni e investimenti privati  per evitare gli sprechi sugli impianti,  che si fa?  Si chiudono le fontanelle (Raggi) e si insulta Trump (Zingaretti). Quando, come noto,  la chiusura dei  “nasoni” è  a risparmio zero  e  le dichiarazioni di Trump sull’accordo di Parigi, per ora sono  tali.   Non solo:  ci si mette anche il Vaticano  che  dichiara di voler  chiudere la fontane di Piazza San Pietro. Secoli di sapienza politica buttati a mare... Per inseguire i miti (tra l'altro paganeggianti) della pseudo-fede ecologista.  Inoltre,  l'atteggiamento "secchione" del Vaticano ricorda quel commercialista, che per  farsi dire bravo dal Ministero delle Finanze, insomma per eccesso di zelo,  fa  dichiarare al suo assistito  più del dovuto  (tipo: “Siamo nel 2017, caro cliente perché non versa anche l’acconto per il 2019? Così ci portiamo avanti...).  
Roma ha sempre abbondato di acqua, nei secoli. È la città degli acquedotti e dell’acqua zampillante per eccellenza. Discorso che si potrebbe estendere all’Italia, terra delle  Alpi e degli  Appennini.  E invece no: vince la vulgata ecologista, priva di qualsiasi fondamento scientifico, ma abilissima nel guadagnare il cuore degli anticapitalisti delle diverse fedi, annidati soprattutto nei media: gente che punta tutto sull’allarmismo e  sul  terrorismo informativo. 
Insomma,  la vulgata ecologista  sembra avere  un potenziale  enorme.  Parliamo dell' assoluta capacità di provocare stati isterici di massa,  evocando un inesistente Sahel appenninico. Mentre basterebbe intervenire sulle perdite legate alle cattive condizioni degli impianti.  Il che - ecco il punto -   implicherebbe quelle privatizzazioni,   odiate però  dallo statalismo ecologista.   E da buona parte degli italiani , da secoli abituati a socializzare le perdite e privatizzare i profitti.  
Gli italiani non hanno ancora capito  che senza  privatizzazioni, il costo dell'acqua  pubblica, così amata (come ha mostrato il referendum sulla liberalizzazione, che tra l'altro proponeva una modestissima apertura ai privati), arriverà alle stelle. Perché i soldi per evitare gli sprechi, intervenendo sugli impianti, si dovranno sborsare  due volte:  in bolletta (uno) e in occasione (due) della denuncia dei redditi.  Quindi, pre-pa-rar-si,  chi è causa del suo mal, eccetera, eccetera.
Ora, che il popolo, in fondo,  sia bue, con evidenti tratti isterici,  non è una grande scoperta. Ma che pure  i politici seguano a ruota incoraggiando l’isteria, per puro opportunismo…  E qui pensiamo ai  partiti di tradizione riformista e moderata che invece di reagire, smorzando i toni, strumentalizzano.  In che modo?  È sotto gli occhi di tutti.  Utilizzando  come risorsa politica contro gli avversari, all’insegna del tanto peggio tanto meglio,  il  “potenziale isterico ecologista”, come a proposito della presunta  “crisi idrica” di Roma.  Un comportamento che  non riguarda solo il Pd, ma anche Forza Italia,  Lega & Company,   che,  da perfetti incoscienti,  soffiano sul fuoco.
Finiremo male.  


Carlo Gambescia