lunedì 24 luglio 2017

Arma dei Carabinieri (*)
Nucleo di Polizia Giudiziaria di [omissis]
VERBALE DI INTERCETTAZIONE DI CONVERSAZIONI O COMUNICAZIONI
(ex artt. 266,267 e 268 C.P.P.)
L'anno 2017, lunedì 24 luglio, in [omissis] presso la sala ascolto sita al 6o piano
della locale Procura della Repubblica, viene redatto il presente atto.
VERBALIZZANTE
M.O Osvaldo Spengler
FATTO

Nel corso dell'attività tecnica di monitoraggio svolta nell'ambito della procedura riservata n. 432/5, autorizzazione COPASIR 329/3 [Operazione “PLUS ULTRA” , N.d.V.] è stata intercettata in data 23/07/2017, ore 16,25 la seguente conversazione telefonica tra le utenze 334***,  in uso a BERNASCONI SILVANO, ex Presidente del Consiglio dei Ministri  e 338***, in uso a SORRENTO PAOLO, regista cinematografico.

BERNASCONI SILVANO: “Caro Paolo, come stai?”
SORRENTO PAOLO: “Scusi, lei chi è?”
BERNASCONI SILVANO: “Non riconosci la mia voce e vuoi fare un film su di me? Andiamo bene…”
SORRENTO PAOLO: “Be’, buongiorno, volevo telefonarle io ma lei mi ha preceduto.”
BERNASCONI SILVANO: “Diamoci del tu, non farmi sentire più vecchio del necessario.”
SORRENTO PAOLO: “Come vuoi.”
BERNASCONI SILVANO: “Sai, io ti ho sempre apprezzato. Nessuno come te ha capito lo spirito degli anni Ottanta…”
SORRENTO PAOLO: “…la mistica degli anni Ottanta…”
BERNASCONI SILVANO: “Quanti anni avevi tu?”
SORRENTO PAOLO: “Sono del ’70, ero un ragazzino…”
BERNASCONI SILVANO: “Ero un ragazzino anche io…”
SORRENTO PAOLO: “…e lo siamo rimasti, no?”
[ridono]
BERNASCONI SILVANO: “Soldi come se piovesse, le modelle coi capelli cotonati, Colpo grosso…
SORRENTO PAOLO: “…la coca…”
BERNASCONI SILVANO: “I piagnoni comunisti che s’incazzano…”
SORRENTO PAOLO: “…Milano da bere, i film dei Vanzina, la coca…”
BERNASCONI SILVANO: “Uè, ma ciài la fissa della coca!”
SORRENTO PAOLO: “Silvano: lo sai che negli anni Ottanta solo i poveri non si facevano di coca…”
BERNASCONI SILVANO: “…e non sanno cosa si sono persi…”
[ridono]
Vedo che ci capiamo al volo, Paolo. Vienimi a trovare quando vuoi, se ti servono le mie case per i set basta chiedere. Sarà un grande film.”
SORRENTO PAOLO: “Grazie, Silvano. Però vedi, in questo film io vorrei cambiare registro.”
BERNASCONI SILVANO: “Giusto, sei un creativo, vuoi sperimentare. Cambiare registro come?”
SORRENTO PAOLO: “Drammatico, Silvano. Anzi, tragico.”
BERNASCONI SILVANO: “Tragico?!”
SORRENTO PAOLO: “Per la precisione, tragicomico, il genere italiano per antonomasia.”
BERNASCONI SILVANO: “Scusa ma non capisco.”
SORRENTO PAOLO: “C’è quest’uomo, diciamo che sei tu, ma è un personaggio di finzione, mi segui?”
BERNASCONI SILVANO: “Certo.”
SORRENTO PAOLO: “C’è quest’uomo, quest’uomo che è un italiano al centomila per cento, con i sogni di tutti gli italiani della sua generazione, anzi i sogni dell’italiano eterno. Il varietà, la passerella con le ballerine, il trucco geniale che ti cambia la vita, la vita leggera leggera che se ne vola via e va acchiappata per la coda…mi segui?”
BERNASCONI SILVANO [ridacchia]: “Ti precedo…”
SORRENTO PAOLO: “Un uomo che è un eterno ragazzo, un uomo leggero leggero, un uomo che sogna e all’improvviso sa trasformare il suo sogno nel sogno di tutti…ti ricordi il finale de I vitelloni? Con Monaldo che lascia la sua città di provincia e gli amici profondamente addormentati nel sogno provinciale di tutti gli italiani?”
BERNASCONI SILVANO: “Certo.”
SORRENTO PAOLO: “Quante volte l’hai visto?”
BERNASCONI SILVANO: “Tre. No, quattro.”
SORRENTO PAOLO: “E Monaldo, chiamiamolo così: “Monaldo” va nella grande città, e nella grande città non si sistema, non mette la testa a partito, non diventa un borghese ammodo che la domenica va a sognare al varietà, no! Lui non rinnega la sua gioventù di vitellone!”
BERNASCONI SILVANO [commosso, il pianto nella voce]: “No che non la rinnega.”
SORRENTO PAOLO: “Non la rinnega, no: la realizza e la regala a tutti, a tutti gli italiani, e gli italiani lo amano, tutti…lo amano anche quando lo odiano...”
BERNASCONI SILVANO [breve pausa]: “E’ bellissimo, Paolo. Grazie. Sarà un film meraviglioso.”
SORRENTO PAOLO: “Ma quando Monaldo è al culmine della sua gloria, e teme soltanto che non gli resti più nulla da desiderare, ecco che viene un momento che Monaldo non si aspettava, che è in contraddizione assoluta con tutto quel che Monaldo sa, capisce, ha vissuto. Che è assolutamente incompatibile con tutto quel che Monaldo è, come materia e antimateria.”
BERNASCONI SILVANO [pausa]: “Scusa Paolo ma non ho capito.”
SORRENTO PAOLO: “Monaldo, il nostro Monaldo non può capire, Silvano. E’ questa la sua tragedia. Comica, perché Monaldo è un personaggio della commedia o del varietà, ma tragica, perché sognando sognando, Monaldo è diventato Presidente del Consiglio, e la politica è tragica, Monal…Silvano. Monaldo è diventato Presidente del Consiglio, e ha firmato un solenne ‘Trattato di amicizia’ con il leader dei Garamanti, anche lui, a suo modo, un personaggio del varietà che si circonda di una guardia del corpo di amazzoni, che quando va in visita di Stato dorme sotto una tenda, che si acconcia come un personaggio delle figurine fasciste…ti ricordi ‘il Feroce Saladino’?”
BERNASCONI SILVANO [pausa. Serio, teso]: “Vai avanti.”
SORRENTO PAOLO: “Pochi anni dopo, una coalizione di potenze europee decide di rovesciare il Feroce Saladino. Perché? Perché il Feroce Saladino ha tanto petrolio, che sinora ha fatto estrarre all’Italia, e perché il Feroce Saladino accarezza progetti, per l’Africa, che a queste potenze europee, che in Africa hanno interessi e progetti loro, non piacciono per niente. Ora, se il Feroce Saladino cade, che succede all’Italia? Che succede, Silvano?”
BERNASCONI SILVANO [pausa]: “Non saprei, la storia la stai inventando tu. Vai avanti.”
SORRENTO PAOLO: “Tu non lo sai, Silvano, ma Monaldo lo sa, se non altro perché il Feroce Saladino glielo ha spiegato per filo e per segno. Succedono due cose: che il petrolio del Feroce Saladino non lo estrae più l’Italia, e che il Feroce Saladino non ferma più la marea di emigranti che salgono dall’Africa. E dove va la marea di emigranti dall’Africa? [pausa] Va in Italia, Silvano. A questo punto, cosa fa Monaldo?”
BERNASCONI SILVANO: “Senti, Paolo…”
SORRENTO PAOLO: “…Monaldo non fa niente, Silvano. Niente. Questa è una tragedia, e Monaldo non è fatto per la tragedia, è fatto per il varietà. Potrebbe protestare nelle sedi diplomatiche opportune, la UE, la NATO, l’ONU. Potrebbe dare assistenza militare al Feroce Saladino – non è forse il legittimo capo di uno Stato amico? Monaldo non ha forse un esercito, una flotta, un’aviazione ai suoi ordini? Ma Monaldo si smarrisce, di fronte a queste cose. Ha paura? Sì, forse ha paura. Ma più ancora della paura, è che Monaldo non ci si raccapezza più, quando escono di scena le ballerine, il comico e il fine dicitore, ed entrano i Prìncipi e la Ragion di Stato…’da destra ENTRA schiera di armati’, e non armati di spade di cartone, Silvano…così Monaldo…”
BERNASCONI SILVANO: [cupo] “…così?”
SORRENTO PAOLO: “…così Monaldo fa quel che facevano i suoi amici quando, tanto tempo prima, si mise in viaggio per la grande città. Te lo ricordi cosa fanno i suoi amici vitelloni, mentre Monaldo guarda dal finestrino del treno la sua piccola città che si allontana? Te lo ricordi?”
BERNASCONI SILVANO [lunga pausa]: “Dormono.”
SORRENTO PAOLO: “Dormono. Dormono di un sonno profondissimo, forse beato, chissà. Comunque, dormono. E Monaldo, stavolta, non parte per la grande città: stavolta, dorme con loro. Prima di infilarsi sotto le coperte, gli torna alla mente una frase latina che ha sentito al liceo: ‘Sic transit gloria mundi’. Parla del Feroce Saladino o di se stesso, Monaldo? Non si sa, non si può sapere: perché da quel momento in poi, Monaldo continuerà a dormire. A dormire un sonno agitato, un sonno pieno di sogni, a volte lieti e a volte tormentosi: ma continuerà a dormire. [PAUSA] Che ne dici? Ti piace la storia?”
BERNASCONI SILVANO [pausa]: “Senta, Sorrento. Lei ha idea delle conseguenze? Ci ha pensato bene?”
SORRENTO PAOLO [lunga pausa]: “Ci hai creduto.”
BERNASCONI SILVANO: “Eh?
SORRENTO PAOLO: “Ci hai creduto sul serio, non me lo aspettavo.”
BERNASCONI SILVANO: “Scherzavi?”
SORRENTO PAOLO: “Certo che scherzavo. Cosa credevi?”
BERNASCONI SILVANO [pausa]: “Ammetto che per un momento…” [ride]
SORRENTO PAOLO [ridendo]: “Ci sei cascato, eh?”
BERNASCONI SILVANO [ridendo]: “Sì, ci sono cascato…”
SORRENTO PAOLO [ridendo]: “Veramente credevi che mi mettessi contro certa…?”
BERNASCONI SILVANO: “Confesso che per un momento ci ho pensato…”
SORRENTO PAOLO: “…per un momento ci si pensa, ma poi…”
BERNASCONI SILVANO: “…ma poi passa, vero?”
SORRENTO PAOLO: “Ciao Monaldo.”
BERNASCONI SILVANO: “Ciao Monaldino, vieni a trovarmi quando vuoi.”
SORRENTO PAOLO: “E dormi bene.”
BERNASCONI SILVANO: “Anche tu.”

Letto, confermato e sottoscritto
L’UFFICIALE DI P.G.

M.Osvaldo Spengler

(*) "Trattasi" -   tanto per non cambiare stile,  quello  della  Benemerita...  -   di ricostruzioni che sono  frutto della mia  fantasia di  autore e commediografo.  Qualsiasi riferimento  a fatti o persone  reali  deve ritenersi puramente casuale. (Roberto Buffagni)


Chi è il  Maresciallo Osvaldo Spengler?  Nato a Guardiagrele (CH) il 29 maggio 1948 da famiglia di antiche origini sassoni (carbonai di Blankenburg am Harz emigrati nelle foreste abruzzesi per sfuggire agli orrori della Guerra dei Trent’anni), manifestò sin dall’infanzia intelletto vivace e carattere riservato, forse un po’ rigido, chiuso, pessimista. Il padre, impiegato postale, lo avviò agli studi ginnasiali, nella speranza che Osvaldo conseguisse, primo della sua famiglia, la laurea di dottore in legge. Ma pur frequentando con profitto il Liceo Classico di Chieti “Asinio Pollione”, al conseguimento della maturità con il voto di 60/60, Osvaldo si rifiutò recisamente di proseguire gli studi, e si arruolò invece, con delusione e sgomento della famiglia, nell’Arma dei Carabinieri. Unica ragione da lui addotta: “Non mi piace far chiacchiere .” (Com’è noto, il carabiniere è “uso a obbedir tacendo”). Mise a frutto le sue doti di acuto osservatore dell’uomo in alcune indagini rimaste celebri (una per tutte: l’arresto dell’inafferrabile Pino Lenticchi, “il Bel Mitraglia”). Coinvolto nelle indagini su “Tangentopoli”, perseguì con cocciutaggine una linea d’indagine personalissima ed eterodossa che lo mise in contrasto con i magistrati inquirenti. Invitato a chiedere il trasferimento ad altra mansione, sorprese i superiori proponendosi per la sala ascolto della Procura di ***. Richiesto del perché, rispose testualmente: “Almeno qui le chiacchiere le fanno gli altri.”
***

Roberto Buffagni è un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista, musiche di Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo di questo spettacolo, ha un po’ la fissa del Risorgimento, dell’Italia… insomma, dell’oggettistica vintage...