sabato 29 luglio 2017

La ricetta politica di Yahoo
Antifascismo a colpi di slide





Non è poi così curioso  che  a più di settant’anni dalla caduta del fascismo  si combattano  ancora i miti  su di esso: dai  treni  in orario, alla istituzione di  tredicesime,  pensioni, dopolavoro, eccetera, eccetera. Insomma, come per tutte le leggende  siamo dinanzi a  mezze verità,   né vere, né false. O comunque, a un fondo di verità, quindi materia ideale  per discussioni infinite, da animare secondo  la propria “fede” politica.      
A questo pensavamo, leggendo  le 10 slide “antifasciste” pubblicate da Yahoo, sotto il titolo “Bufale sul fascismo. La verità storica" (1). Ora,  a  parte le leggi razziali, imperdonabili a prescindere,  gli altri punti sono tuttora al centro di controversie storiografiche.  Insomma, crediamo non sia questo il piano sul quale debbano essere contrastate, e con successo,  le sirene di  quel  neofascismo, neppure troppo dormiente, che tuttora alberga  nell’inconscio collettivo di  molti italiani.           
Il punto  è un altro.  Il   fascismo  fu un fenomeno storico devastante, perché  impregnato fino al midollo dei veleni del  nazionalismo e dello  statalismo, cause  dei  mali successivi, compresa la sua caduta,  come vedremo più avanti.  
E di quei  veleni,  gli italiani  non si accorsero.  O meglio,  se ne accorsero quando era troppo tardi, a suon di bombe.  Anche perché, a parte alcune minoranze più o meno illuminate, gli italiani, giunti tardi alle istituzioni liberal-democratiche, per secoli in bilico tra anarchismo e servilismo politico, non avevano mai dato troppo peso alla libertà politica. E purtroppo, bisogna dire,  continuano a non darne. Qui, il nodo. Diremmo, antropologico.  
Pertanto, c'è qualcosa che non va in noi,  se perfino nelle conversazioni in taxi, al bar, in metro, talvolta nei luoghi più improbabili,  si continua  a ricordare del fascismo, addirittura con nostalgia,  il "momento" welfarista: quello della sicurezza sociale.  Che cosa non va?  Si pensi a  un italiano  assuefatto da secoli,  via Santa Madre Chiesa e via  tirannelli politici,  a scorgere nello stato e nel potere politico  un dio che atterra e suscita, per dirla con Manzoni.  Insomma,  una specie di padrone burbero ma benevolo. Altro che il moderno culto delle libertà politiche... Puro paternalismo.      
Discutere ancora, dopo settant’anni, di  tredicesime,  sorvolando  sul bellicismo  nazionalista e sull’anima totalitaria dello statalismo fascista,  significa mettersi sullo stesso piano dell’avversario. Il vero fiasco del fascismo  -  cosa  che può apparire  paradossale -  è nel fatto, che nonostante le adunate, le parate, il bellicismo e il nazionalismo sbandierati ai quattro venti,  mancò di  cultura della guerra.  Francesco Cossiga,  da  eccezionale osservatore della storia politica italiana,  ha giustamente rilevato, che

«fu una guerra disastrosa perché l’Italia era impreparata, l’esercito inadeguato, l’industria militare insufficiente. La sconfitta ebbe molti padri, ma il contributo di Mussolini fu decisivo. Dietro la maschera di Duce, dietro la spavalderia delle parole d’ordine, dietro il consenso delle folle oceaniche, le dure prove del conflitto da confini universali svelarono un  carattere politico debole, sempre incline al compromesso, tutto tattica e niente strategia, Così la guerra, punto centrale dell’ideologia nazionalfascista del Ventennio, fu la causa prima della crisi del regime. E l’uomo che aveva militarizzato la politica, cadde come un banale dittatore in seguito a un colpo di palazzo che aveva politicamente sottovalutato. Agli italiani  che tutto sommato non si erano lasciati “fare” consegnò un paese sull’orlo del baratro, con una guerra  ancora tutta da perdere e una guerra civile ancora tutta da combattere» (2).


Se Mussolini, come Francisco Franco (un militare, che conosceva benissimo l’arte della guerra e i suoi pericoli), avesse evitato le  sirene hitleriane e di imbarcarsi in un conflitto mondiale armato di un milione di biciclette,  il fascismo sarebbe morto di vecchiaia, tra le lacrime degli italiani:  tutti muniti di regolare libretto pensionistico e cassa mutua.  E, ovviamente  con la tessera del fascio in tasca. Piaccia o meno, ma   per l'italiota  la libertà politica era ed è un optional.  Tuttavia,  il fascismo, proprio  a causa della sua ideologia  bellicista e nazionalista, non fu in grado di evitare la guerra: se non avesse invaso  la Francia  avrebbe tradito se stesso. 
E qui si apre un’altra grossa questione.  Gli italiani furono ingannati? Se avessero saputo la verità sull’impreparazione militare, si sarebbero ribellati, eccetera, eccetera?   Forse.  Però, va osservato, che se l’ubriacatura sulle tredicesime continua dopo settant’anni,  tanto che Yahoo  deve contestarla a colpi di slide,  non è difficile immaginare, come nel 1940,  quelle "folle oceaniche" fossero in realtà convinte di poter vincere la guerra e continuare a ricevere la "befana fascista".
Il che significa due cose. La prima che il consenso intorno al fascismo era largo. La seconda, che quella mentalità welfarista-statalista, del barattare la libertà con  una  qualche forma di sicurezza sociale, vive e lotta insieme  a noi.  
Due cattive notizie, a prova di slide.  Che vanno oltre il fascismo stesso.

Carlo Gambescia


(2)  Francesco Cossiga (con Pasquale Chessa), Italiani sono sempre gli altri. Controstoria d’Italia da Cavour a Berlusconi, Mondadori, Milano 2007, pp. 118-119.