Arma dei Carabinieri (*)
Nucleo di Polizia Giudiziaria di [omissis]
VERBALE DI INTERCETTAZIONE DI CONVERSAZIONI O COMUNICAZIONI
(ex artt. 266,267 e 268
C .P.P.)
L'anno 2015, lunedì 13 luglio, in [omissis]
presso la sala ascolto sita al 6o piano
della locale Procura della Repubblica, viene redatto il presente atto.
VERBALIZZANTE
M.O Osvaldo
Spengler
FATTO
Nel corso dell'attività tecnica di monitoraggio svolta nell'ambito
della procedura riservata n. 765/2, autorizzazione COPASIR 8932/3a [Operazione NATO
“ASCOLTO FRATERNO” N.d.V.] è stata intercettata, in data 12/07/2015,
ore 16.41, una conversazione intercorsa tra le utenze di Stato: n. 06**** in
uso a S.E. FINZI MATTIA, Presidente del Consiglio dei Ministri, e 06***, in uso
a SENSINI FABIO, consulente per la comunicazione della Presidenza del
Consiglio. Si riporta di seguito la
trascrizione integrale della conversazione summenzionata:
[omissis]
S.E. FINZI MATTIA: “Questa linea è sicura?”
SENSINI FABIO: “Sicura.”
S.E. FINZI MATTIA: “Sei sicuro?”
SENSINI FABIO: “L’ha appena controllata il maresciallo
Ghini.”
S.E. FINZI MATTIA: “Sì, ma Ghini da dove ci viene?”
SENSINI FABIO: “Mattia, sta con noi da dieci anni!”
S.E. FINZI MATTIA: “Va bè. [pausa] Il punto è: chi c’è dietro?”
SENSINI FABIO: “Non lo so. Secondo me, nessuno in
particolare.”
S.E. FINZI MATTIA: “Cosa vuol dire, ‘nessuno in
particolare’?”
SENSINI FABIO: “Che non c’è bisogno di pensare a un
complotto. Sono quasi trent’anni che si va avanti così, non vedi che sono tutti
intercettati?”
S.E. FINZI MATTIA: “Ma per la Madonna , io sono il
Presidente del Consiglio!”
SENSINI FABIO: “Allora non lo eri. E poi non è la prima
volta che intercettano un Presidente del Consiglio.”
S.E. FINZI MATTIA: “Un conto è Berlusconi, un conto sono io.
Non sono dalla nostra, i magistrati?”
SENSINI FABIO: “I magistrati magari sì, ma non ci sono solo
i magistrati.”
S.E. FINZI MATTIA: “Cioè?”
SENSINI FABIO: “I magistrati intercettano a tappeto, ma chi
sceglie quali intercettazioni far uscire? A volte i magistrati, a volte
chissà.”
S.E. FINZI MATTIA: “Cioè, dici i Servizi?”
SENSINI FABIO: “Forse.”
S.E. FINZI MATTIA: “D’Alema! Per quanto tempo ha tenuto il
COPASIR? Quello ha dietro gli americani!”
SENSINI FABIO: “Può darsi.”
S.E. FINZI MATTIA: “Forse, può darsi, chissà…ma come si fa a
lavorare, così, me lo spieghi?”
SENSINI FABIO: “Nervi saldi, Mattia. Il pericolo peggiore è
la paranoia.”
S.E. FINZI MATTIA: “Sì, dici bene tu…[pausa] ma secondo te, in confidenza…potrebbero avere anche le
intercettazioni mie e di…”
SENSINI FABIO: “…non per telefono.”
S.E. FINZI MATTIA: “Ma non era sicura questa linea?”
SENSINI FABIO: “Sì, ma non si sa mai. Comunque ho capito.
Non lo so, può essere.”
[lunga pausa]
S.E. FINZI MATTIA: “Dio, Dio…ti rendi conto che se escono
quelle, io…è la mia vita, Fabio, i miei affetti…”
SENSINI FABIO: “Su, su, non ci fasciamo la testa prima di
rompercela.”
S.E. FINZI MATTIA: “Fai presto a dire, tu.”
SENSINI FABIO: “Guarda che nel mio piccolo ce l’ho anch’io,
una vita.”
S.E. FINZI MATTIA: “Scusa.”
SENSINI FABIO: “Te la senti di lavorare un po’? C’è da
mettere a punto la dichiarazione su Atene.”
S.E. FINZI MATTIA: “Fai tu, poi mi mandi una email.”
SENSINI FABIO: “Come vuoi.”
S.E. FINZI MATTIA: [pausa]
“Eee…senti, Fabio. E se mettessi le mani avanti? Se ne parlassi subito, con mia…”
SENSINI FABIO: “Non per telefono.”
S.E. FINZI MATTIA: “Insomma, hai capito.”
SENSINI FABIO: “Se te la senti e sai come reagisce.”
S.E. FINZI MATTIA: “Come faccio a saperlo?”
SENSINI FABIO: “Secondo te se lo immagina?”
S.E. FINZI MATTIA: “Non lo so. [pausa] Forse se lo immagina ma non se lo dice.”
SENSINI FABIO: “Allora meglio di no, ti pare?”
S.E. FINZI MATTIA: “Cazzo.”
SENSINI FABIO [pausa]:
“Te lo devo chiedere, però non ti arrabbiare.”
S.E. FINZI MATTIA: “Dai.”
SENSINI FABIO: “Vuoi che la mettiamo sotto controllo?”
S.E. FINZI MATTIA: “Cooosa?!”
SENSINI FABIO: “Per sapere come reagirebbe in caso…”
S.E. FINZI MATTIA: “Ah.”
SENSINI FABIO: “Se prevediamo la reazione, la possiamo
controllare. Ridurre il danno, capisci?”
S.E. FINZI MATTIA: “Sì, sì. Certo che…”
SENSINI FABIO: “Mi rendo conto.”
S.E. FINZI MATTIA: “Non mi rendo conto bene neanche io,
figuriamoci tu.”
SENSINI FABIO [pausa]:
“Allora lo facciamo?”
S.E. FINZI MATTIA [pausa]:
“Va bene. [pausa] E chi pensi di
incaricare?”
SENSINI FABIO: “Ghini.”
S.E. FINZI MATTIA: “Quello che ha controllato questa linea.”
SENSINI FABIO: “E che sta con noi da dieci anni.”
S.E. FINZI MATTIA: “Dopo però non lo voglio vedere più.”
SENSINI FABIO: “Dopo gli diamo una bella promozione e lo
mandiamo via.”
S.E. FINZI MATTIA: “Allora d’accordo così. Sai che ti dico?
Ho bisogno di un po’ di relax, vado da…”
SENSINI FABIO: “Non per telefono.”
Letto, confermato e
sottoscritto
L’UFFICIALE DI P.G.
M.o Osvaldo Spengler
(*) "Trattasi"
- tanto per non cambiare stile, quello della
Benemerita... - di ricostruzioni che sono frutto della
mia fantasia di autore e commediografo. Qualsiasi riferimento
a fatti o persone reali deve ritenersi puramente casuale.
(Roberto Buffagni)
Il Maresciallo Osvaldo Spengler, nato a Guardiagrele (CH) il
29 maggio 1948 da famiglia di antiche origini sassoni (carbonai di Blankenburg
am Harz emigrati nelle foreste abruzzesi per sfuggire agli orrori della Guerra
dei Trent’anni), manifestò sin dall’infanzia intelletto vivace e carattere
riservato, forse un po’ rigido, chiuso, pessimista. Il padre, impiegato
postale, lo avviò agli studi ginnasiali, nella speranza che Osvaldo
conseguisse, primo della sua famiglia, la laurea di dottore in legge. Ma pur
frequentando con profitto il Liceo Classico di Chieti “Asinio Pollione”, al
conseguimento della maturità con il voto di 60/60, Osvaldo si rifiutò
recisamente di proseguire gli studi, e si arruolò invece, con delusione e sgomento
della famiglia, nell’Arma dei Carabinieri. Unica ragione da lui addotta: “Non
mi piace far chiacchiere .” (Com’è noto, il carabiniere è “uso a obbedir
tacendo”). Mise a frutto le sue doti di acuto osservatore dell’uomo in alcune
indagini rimaste celebri (una per tutte: l’arresto dell’inafferrabile Pino
Lenticchi, “il Bel Mitraglia”). Coinvolto nelle indagini su “Tangentopoli”,
perseguì con cocciutaggine una linea d’indagine personalissima ed eterodossa
che lo mise in contrasto con i magistrati inquirenti. Invitato a chiedere il
trasferimento ad altra mansione, sorprese i superiori proponendosi per la sala
ascolto della Procura di ***. Richiesto del perché, rispose testualmente:
“Almeno qui le chiacchiere le fanno gli altri.”
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