Caso Crocetta-Tutino-Borsellino, pubblico e privato ai tempi delle procure
Il Privato è politico:
nulla è cambiato dal 1968
Nel Sessantotto, l’immaginario di sinistra celebrava chiassosamente la politicizzazione
della vita privata. Si diceva, anzi si megafonava, il “privato è politico”: tutto è politica, tutto
può servire alla causa della rivoluzione antiborghese, proletaria e femminista.
Dopo di che sono giunti gli anni del
cosiddetto riflusso, del privato e della
privacy. Fino al ridicolo della montagna
di carte da firmare e leggere persino quando si acquista una scatola di formaggini.
Esageriamo? Forse.
Di certo, abbiamo semplificato.
Però, in realtà, l' ideologia rivoluzionaria (secondo alcuni pseudo) del privato come politico, continua a funzionare e
dominare nelle procure e nei media,
grazie al sapiente e complice uso delle intercettazioni telefoniche: fatto privatissimo, opportunamente utilizzato per condurre campagne politiche. Ultimo caso
quello Crocetta-Tutino-Borsellino. Una scemenza, di pessimo gusto, detta al
telefono, quindi privatamente, che, una volta uscita sui giornali, quindi
pubblicizzata, ha scatenato un putiferio
fin troppo prevedibile.
Ora, non ci interessa il “cui
prodest?”. Uno, perché significherebbe fare il gioco (per alcuni sporco) del teatrino
politico-giudiziario e mediatico. Due,
perché l' “ola” collettiva, tipica mitomania da stadio, preferiamo lasciarla ai patiti dei talk show politici. Tre, perché, con Sciascia, temiamo gli effetti perversi del
“professionismo” antimafia. Ma questa è un’altra storia.
Quel che invece resta
fondamentale , ripetiamo, è come certo
immaginario di sinistra (tutto è politica, privato compreso) - che ha contagiato anche la destra mediatica, non priva di sessantottini
pentiti - continui a prevalere nelle
procure e nei media, in barba a
qualsiasi principio di legalità e di difesa dei “dati personali”, sul "rigoroso rispetto" dei quali -
chiediamo scusa per la caduta di stile - gli stessi di cui sopra (giornalisti e giudici) ci rompono le palle quotidianamente.
Carlo Gambescia
Non ha affatto esagerato, Gambescia. La privacy non esiste assolutamente più, ma in compenso ci fanni firmare una miriade di dichiarazioni etc, atte solo a fregarci. Perchè poi quella firma certifica che si è "dato il consenso".
RispondiEliminaA me Crocetta non piace per niente, ma è altro discorso. Caso mai quella intecettazione, ammesso e non concesso fosse legale, doveva essere tenuta rigorosamente segreta e dare luogo a indagini riservatissime per capire si era una boutade, di pessimo gusto ma sempre boutade, o qualcosa in più.
In un paese normale, ovviamente.
Armando Ermini
Grazie Armando Ermini!
RispondiEliminaGrazie Armando Ermini!
RispondiElimina