domenica 19 luglio 2015

Caso Crocetta-Tutino-Borsellino, pubblico e privato ai tempi delle procure
Il Privato è politico:  
nulla è  cambiato dal 1968




Nel Sessantotto,  l’immaginario di sinistra  celebrava chiassosamente la politicizzazione della vita privata. Si diceva, anzi si megafonava,   il “privato è politico”: tutto è politica, tutto può servire alla causa della rivoluzione antiborghese, proletaria e femminista.   Dopo di che sono giunti gli anni del cosiddetto  riflusso, del privato e della privacy.  Fino al ridicolo della montagna di carte da firmare e leggere persino  quando si  acquista una scatola di formaggini.
Esageriamo? Forse.  
Di certo, abbiamo semplificato. Però,  in realtà, l' ideologia rivoluzionaria (secondo alcuni pseudo) del  privato come politico,  continua a funzionare e dominare nelle procure e nei media,  grazie al sapiente e complice uso delle intercettazioni telefoniche: fatto privatissimo, opportunamente utilizzato  per condurre campagne politiche. Ultimo caso quello  Crocetta-Tutino-Borsellino.  Una scemenza, di pessimo gusto, detta al telefono, quindi privatamente, che, una volta uscita sui giornali, quindi pubblicizzata,  ha scatenato un putiferio fin troppo prevedibile.  
Ora, non ci interessa  il  “cui prodest?”. Uno, perché significherebbe fare il gioco (per alcuni sporco) del teatrino politico-giudiziario e mediatico. Due,   perché  l' “ola” collettiva,  tipica mitomania da stadio, preferiamo lasciarla ai patiti dei talk show politici. Tre, perché, con Sciascia,  temiamo gli effetti  perversi del  “professionismo” antimafia. Ma questa è un’altra storia.  
Quel che invece resta fondamentale , ripetiamo,  è come certo immaginario di sinistra (tutto è politica, privato compreso) -  che ha contagiato anche  la  destra mediatica, non priva di sessantottini pentiti - continui a prevalere nelle procure e nei media,  in barba a qualsiasi principio di legalità e di difesa dei “dati personali”,  sul "rigoroso rispetto" dei quali - chiediamo scusa per la caduta di stile -   gli stessi di cui sopra  (giornalisti e giudici)  ci rompono le palle quotidianamente.

Carlo Gambescia                     

3 commenti:

  1. Non ha affatto esagerato, Gambescia. La privacy non esiste assolutamente più, ma in compenso ci fanni firmare una miriade di dichiarazioni etc, atte solo a fregarci. Perchè poi quella firma certifica che si è "dato il consenso".
    A me Crocetta non piace per niente, ma è altro discorso. Caso mai quella intecettazione, ammesso e non concesso fosse legale, doveva essere tenuta rigorosamente segreta e dare luogo a indagini riservatissime per capire si era una boutade, di pessimo gusto ma sempre boutade, o qualcosa in più.
    In un paese normale, ovviamente.
    Armando Ermini

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