Un articolo di Umberto Curi su “La Lettura ”
Nichilismo prêt-à-porter
Domenica abbiamo comprato “La
lettura”. Che dire? Una elegante rassegna di ovvietà culturali, confezionata per coloro che si
mettono in fila davanti ai cinema dove proiettano i film di Nanni Moretti, per poi
spostarsi, davanti agli ingressi del
Festival della Filosofia di Modena o di quelli dell’Economia di Trento, e così
via. Un gaio e dotto nichilismo prêt-à-porter. Perciò non si tratta di relativismo. Magari lo fosse: perché il relativismo taglia non
infiora. Semplificando: insegna che se vuoi essere bianco (mettiamo) ti devi
comportare così e così; se vuoi essere giallo, invece così e così; se vuoi essere rosso,
eccetera, eccetera. Ma che - ecco la lezione, anzi il taglio netto - non puoi essere bianco,
giallo, rosso al tempo stesso.
Chiaro no?
E invece su “La Lettura ”, sempre semplificando, si insegna l’esatto contrario: che il giallo può
essere rosso, bianco, eccetera.
Insomma si decostruisce, a partire dal concetto aristotelico di
identità: il nemico numero uno di tutti
i romanticismi filosofici.
Un esempio? Si prenda l’articolo di Umberto Curi, gran maestro di antilogie (postmodernamente intese, quindi
decostruzioniste). Già il titolo è tutto
un programma: “Non sempre il naufragio è un sinonimo di fallimento” (p. 9). Partendo da una sentenza attribuita a Zenone di Cizio (“Naufragium feci, bene navigavi”), si argomenta -
riducendo il ragionamento al suo
osso filosofico - che il naufragare non va inteso in senso
hegeliano (della pedagogia dialettica del
naufragio,dalla quale si può imparare via
sintesi), né in chiave erasmiana (dell’ammaestramento, dal naufragio per imparare a navigare meglio), ma,
secondo una linea di pensiero - e ti
pareva… - che va da Nietzsche a
Blumenberg, come “pieno compimento”,
perché “dolce è il naufragio stesso”.
Ora, un naufragio è un naufragio
( basterebbe chiedere ai congiunti dei poveretti a bordo dei barconi affondati nel Mediterraneo)… E va evitato, a ogni costo. Di
qui l’importanza della lezione
aristotelica: A è uguale ad A e diverso da B, con tutto quel che ne consegue:
un naufragio è un naufragio, e quindi, ripetiamo, va evitato, di qui la bravura del timoniere eccetera ( tesi respinta da Curi). Ma si
sa i filosofi - e pertanto anche Curi - amano lavorare di cesello su
metafore e simboli. Però, ecco il punto, qui si tesse l’elogio di chi
vuole andare a fondo, perché “dolce è il naufragio stesso”… ( la linea sottesa è Leopardi-Schopenhauer-Nietzsche, il sottile "veleno" di Colli e Calasso). Non è relativismo è nichilismo. Andare a fondo per il gusto di andare a
fondo: amare il nulla, per il gusto di abbracciare il nulla.
E con questo tipo di approccio, ormai veicolato e apprezzato a livello di cultura media, l’Italia (ma anche l’Europa e l’Occidente,
perché la traiettoria nichilista è a lunga gittata) dovrebbe affrontare le
prossime sfide politiche, economiche e forse militari? Poveri noi.
Carlo Gambescia
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