Il libro della settimana: Mario Arturo Iannaccone, Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda
Repubblica e Guerra Civile (1931-1939), presentazione di Vincente Cárcel Ortí, Lindau Torino 2015, pp. 624, Euro
34,00.
http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1547 |
Di Mario Arturo Iannacone (*),
storico e kulturkritiker di solido stampo cattolico,
ricordiamo sempre con piacere Cristiada (Lindau 2013): denso studio
storico sull’insurrezione dei Cristeros messicani, fra il 1925 e il 1929, punta di lancia di una società costretta a reagire alla violenta opera di
scristianizzazione imposta dall'alto. Una coraggiosa pagina di storia
della libertà.
All’epoca ci augurammo che Iannaccone, dopo una così notevole prova, tornasse sul tema, alzando il tiro per occuparsi della Spagna della Seconda Repubblica - la
“Segunda” - che per ferocia repressiva, probabilmente, andò oltre lo “stadio messicano”. E siamo stati accontentati: Persecuzione. La repressione della Chiesa in
Spagna fra Seconda Repubblica e Guerra Civile (1931-1939), pubblicato sempre
per i tipi di Lindau, è un lavoro eccellente, serio, documentato, equilibrato, che non fa sconti a nessuna vulgata ( di destra o di sinistra). Dieci capitoli ben scritti e costruiti; una rigorosa appendice con
la lista dei 1523 (presto 1545) martiri di Spagna,
punta dell' iceberg dei circa diecimila caduti per ragioni di
fede (tra clero regolare, religiosi/e, laici); un’eccellente bibliografia,
inclusiva dei documenti filmati e sonori; una ricca e ben scelta iconografia.Senza dimenticare la nitida presentazione di Vincente Cárcel Ortí, autorità in argomento: si veda in lingua italiana, l'acuta sintesi, Buio sull'altare. La persecuzione della Chiesa in Spagna (Città Nuova 1999).
Ma entriamo nel merito. Ecco, a nostro avviso, alcuni punti interessanti che
connotano l'analisi di Iannaccone.
Il primo. Lo slittamento verso la la repressione, una vera e propria scristianizzazione, non inizia con la
Guerra Civile, 1936, ma con l’instaurazione della Repubblica, 1931: istituzione non puramente laica ma ferocemente laicista e giacobina.
Il secondo. La Chiesa spagnola, pur
non essendo un esempio di progressismo (cosa del resto storicamente comprensibile, si era negli anni Trenta del
Novecento, non nei "conciliari" Sessanta), tentò fino all’ultimo di mediare con la Repubblica , tuttavia né la sua pazienza, né la sua disponibilità furono mai prese in seria considerazione.
Il terzo. La Santa Sede, dalla nascita della “Segunda” alla
vittoria di Franco, tenne un atteggiamento prudente e in qualche misura attendista, probabilmente troppo ( si pensi al costante rifiuto del termine "cruzada", pur apprezzato e condiviso da molti spagnoli): il Vaticano temeva di sporcarsi le mani con “los fascistas” pur
paventando “ los rojos”. Scelta, ancora oggi, imbarazzante: quella di una Chiesa che sceglie di non scegliere... Iannaccone, a dire il vero, tiene a freno l'animo ( e la lingua) del kulturkritiker non rigirando più di tanto il coltello nella
piaga. Ma si intuisce che morde il freno. E che forse (nostra supposizione) il suo pensiero corra a certi sconcertanti atteggiamenti post-conciliari... Longue durée braudeliana, anche nella storia politica o événementielle ? Ce la caviamo con una battuta.
Il quarto. I fautori
dell’Alzamiento, nel regolare i conti, non furono meno
feroci dei repubblicani: la repressione
fu durissima, tuttavia - si tratta di dato incontrovertibile - non furono le destre a cominciare. Ciò non ne giustifica gli eccessi, ma spiega la temperatura al calor bianco dello scontro politico, sociale e militare. Le reazioni storiche, da che mondo è mondo, se e quando vogliono vincere, non possono non sviluppare, per così dire, un potenziale di fuoco contrario e superiore a quello prodotto dalle azioni intraprese dal nemico. Il meccanismo politico a spirale azione-reazione a qualche anima bella potrebbe apparire meccanico. Eppure se ci si pensasse prima...
Il quinto. Iannaccone traccia, capitolo per capitolo (in particolare
i primi sei, una ghiottoneria, anche per lettori consumati), un' avvincente ricostruzione, quasi cinematografica, del progressivo slittamento verso la guerra civile. E cosa più importante, del conseguente trapasso dal
giacobinismo repubblicano al totalitarismo
di matrice sovietica, di cui faranno le
spese i gruppi anarchici e trotskisti. Anch'essi, forse, avrebbero potuto pensarci prima...
Il sesto. Si parla, a tale proposito, e con grande
profondità sociologica, della "militarizzazione della
società e di logica della violenza ". Tradotto: il livello dello scontro, come prova Iannaccone, cresce, per progressive mutazioni non di specie ma di grado, fino al punto che i bersagli della repressione non sono più rappresentati dalle singole persone, ma dalle classi-capro-espiatorio cui esse appartengono. Di qui, la distruzione olistica - simbolica e fisica al tempo stesso - di chiese,
scuole, monumenti e opere d'arte. E in primis dei preti, visti come archetipica, gelatinosa e ripugnante entità collettiva: il prete come "Nemico del popolo" e "Negatore del
progresso". Tra l’altro, la parte iconografica, racchiude alcune foto sulle sacrileghe distruzioni che lasciano senza parole per l' efferatezza di modalità, fermate per sempre sulla pellicola.
Il settimo. Sono “smontati” uno per uno (senza per questo
opporne altri, magari di segno opposto, si pensi come esempio non propriamente positivo all’opera
divulgativa di Pio Moa) i miti della propaganda repubblicana nelle sue varie salse politiche. Solo per ricordarne alcuni: i preti che avrebbero sparato dai campanili (leggenda
metropolitana cara, da ultimo, a Ken Loach); il presunto carattere liberale della Spagna repubblicana: totalmente inventato, almeno per coloro che credono nel liberalismo politico di Constant, Tocqueville, Ortega (tra l'altro opportunamente citato per la bomba "libertaria" ricevuta a domicilio) e della Restauración spagnola (certo, con alcuni prodromi anti-liberali); lo pseudo-libertarismo anarchico, così celebrato al cinema e in letteratura, che in realtà, come documenta Iannaccone, iniziava e finiva sulle canne dei fucili.
Concludendo,
un’opera da leggere, meditare e tenere sempre a
portata di mano. Si può chiedere di più
a un libro di storia?
Carlo Gambescia
(*) Per saperne di più si veda il suo interessante sito : http://www.marioiannaccone.com/wordpress/ .
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