giovedì 11 giugno 2015

Il libro della settimana: Mario Arturo Iannaccone, Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repubblica e Guerra Civile (1931-1939), presentazione di Vincente Cárcel  Ortí,  Lindau  Torino 2015, pp. 624,  Euro  34,00.



http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1547


Di Mario Arturo Iannacone (*), storico e kulturkritiker di solido stampo cattolico,  ricordiamo sempre con piacere  Cristiada  (Lindau 2013): denso studio storico sull’insurrezione dei Cristeros messicani, fra il 1925 e il 1929,  punta di lancia di una società costretta a reagire alla  violenta  opera di  scristianizzazione  imposta  dall'alto. Una coraggiosa pagina di storia della libertà. 
All’epoca  ci augurammo che Iannaccone,  dopo una così notevole prova,  tornasse  sul tema, alzando il tiro per occuparsi  della Spagna della Seconda Repubblica -  la “Segunda” -   che per ferocia repressiva,  probabilmente,  andò oltre lo “stadio messicano”. E siamo stati accontentati: Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repubblica e Guerra Civile (1931-1939), pubblicato sempre per i tipi di Lindau, è un lavoro eccellente, serio, documentato,  equilibrato, che non fa sconti  a nessuna vulgata ( di destra o di sinistra). Dieci capitoli ben scritti e costruiti;  una rigorosa  appendice con  la lista dei 1523 (presto 1545) martiri di Spagna,   punta  dell' iceberg  dei circa diecimila caduti per ragioni di fede (tra clero regolare, religiosi/e, laici); un’eccellente bibliografia, inclusiva dei documenti filmati e sonori;  una ricca e ben scelta iconografia.Senza dimenticare la nitida presentazione di Vincente Cárcel  Ortí,  autorità in argomento: si veda in lingua italiana, l'acuta sintesi, Buio sull'altare. La persecuzione della Chiesa in Spagna (Città Nuova 1999).
Ma entriamo nel merito. Ecco, a nostro avviso, alcuni punti interessanti che connotano l'analisi di Iannaccone.  
Il primo. Lo slittamento verso la  la repressione, una vera e propria scristianizzazione,  non inizia con la Guerra Civile, 1936, ma con l’instaurazione della Repubblica, 1931:  istituzione  non  puramente  laica ma ferocemente laicista e giacobina. 
Il secondo. La Chiesa spagnola,  pur  non essendo un esempio di progressismo (cosa del resto storicamente comprensibile, si era negli anni Trenta del Novecento, non nei "conciliari" Sessanta), tentò  fino all’ultimo di mediare con la Repubblica,  tuttavia  né la sua pazienza,  né la sua disponibilità furono mai prese in seria considerazione.
Il terzo. La Santa Sede, dalla nascita della “Segunda”  alla  vittoria di Franco, tenne un atteggiamento prudente e in qualche misura attendista, probabilmente troppo ( si pensi al costante rifiuto del termine "cruzada", pur apprezzato e condiviso da molti spagnoli): il Vaticano temeva  di sporcarsi le mani con “los fascistas”  pur paventando “ los rojos”.  Scelta, ancora oggi,  imbarazzante: quella di una Chiesa che sceglie di non scegliere...  Iannaccone, a dire il vero, tiene a freno l'animo ( e la lingua)  del kulturkritiker   non rigirando  più di tanto il coltello nella piaga. Ma si intuisce che morde il freno. E che forse (nostra supposizione) il suo pensiero corra  a certi sconcertanti atteggiamenti post-conciliari...   Longue durée  braudeliana, anche nella storia politica o  événementielle ? Ce la caviamo con una battuta. 
Il quarto. I fautori dell’Alzamiento,  nel regolare i conti,  non furono meno feroci  dei repubblicani: la repressione fu durissima,  tuttavia -  si tratta di dato incontrovertibile - non  furono le destre a cominciare.  Ciò  non ne  giustifica gli eccessi,  ma spiega la temperatura al calor bianco  dello scontro politico, sociale e militare.  Le reazioni storiche,  da che mondo è mondo,  se e quando vogliono vincere, non possono non sviluppare, per così dire,  un potenziale di fuoco contrario e superiore a quello prodotto dalle azioni intraprese dal nemico.  Il meccanismo politico a spirale  azione-reazione a qualche anima bella potrebbe apparire meccanico.  Eppure se ci si pensasse prima...   
Il quinto.  Iannaccone  traccia, capitolo per  capitolo (in particolare i primi sei, una ghiottoneria, anche per lettori consumati), un' avvincente ricostruzione, quasi cinematografica, del progressivo  slittamento verso la guerra  civile.  E cosa più importante, del conseguente trapasso dal giacobinismo repubblicano al  totalitarismo di matrice  sovietica,  di cui faranno le spese i gruppi anarchici  e trotskisti.  Anch'essi, forse, avrebbero potuto pensarci prima... 
Il sesto. Si parla, a tale proposito, e con grande profondità sociologica,  della "militarizzazione della società  e di logica della violenza ". Tradotto: il livello dello scontro, come prova Iannaccone, cresce, per progressive mutazioni non di specie ma di grado, fino al punto che  i bersagli della repressione non sono più rappresentati dalle  singole persone,  ma dalle classi-capro-espiatorio cui esse appartengono. Di qui, la distruzione olistica - simbolica e fisica al tempo stesso -  di chiese, scuole, monumenti e opere d'arte. E in primis dei preti, visti come   archetipica,  gelatinosa e ripugnante  entità collettiva:  il prete come  "Nemico del popolo" e "Negatore del progresso".  Tra l’altro, la parte iconografica, racchiude alcune foto sulle sacrileghe distruzioni che lasciano senza parole per l' efferatezza di modalità,  fermate per sempre sulla pellicola.      
Il settimo.  Sono “smontati” uno per uno (senza per questo opporne altri, magari di segno opposto, si pensi  come esempio non propriamente positivo all’opera divulgativa di Pio Moa) i miti della propaganda repubblicana nelle sue varie salse politiche. Solo per ricordarne alcuni: i preti che avrebbero  sparato dai campanili (leggenda metropolitana cara, da ultimo, a Ken Loach); il presunto carattere liberale della Spagna repubblicana: totalmente inventato, almeno per coloro che  credono nel liberalismo politico di  Constant, Tocqueville, Ortega  (tra l'altro opportunamente citato per la bomba "libertaria" ricevuta a domicilio) e della Restauración spagnola (certo, con alcuni prodromi anti-liberali); lo pseudo-libertarismo anarchico,  così  celebrato al cinema e in letteratura, che in realtà, come documenta Iannaccone, iniziava e finiva  sulle canne dei fucili.   
Concludendo,  un’opera  da  leggere,   meditare  e   tenere sempre a portata di mano.   Si può chiedere di più a un libro di storia?

 Carlo Gambescia                                                    




(*)  Per saperne di più  si veda  il suo interessante sito : http://www.marioiannaccone.com/wordpress/ .             


Nessun commento:

Posta un commento