Il fatto che il sindaco di Ascoli, “enfant prodige” di Fratelli d’Italia, Marco Fioravanti, difenda i vigili che si sono comportati come militi della MVSN è cosa grave. Ma ancora più grave sembra essere la sua rappresentazione della realtà. Cioè come la dipinge. Si legga qui.
“ ‘Le vittime sono gli agenti di polizia, che hanno subìto una violenta aggressione social solo per aver fatto il proprio lavoro: dopo una segnalazione, come accade ogni giorno e accaduto anche lo scorso anno il 25 aprile, hanno semplicemente verificato il contenuto di uno striscione. Registrato come il contenuto era legittimo e non offensivo, non ne hanno ordinato la rimozione e hanno continuato a svolgere il loro lavoro per garantire la sicurezza dei cittadini’. Rompe il silenzio il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti (Fdi) sui controlli il 25 Aprile alla panetteria “L’Assalto ai Forni” per lo striscione dal contenuto antifascista. Controlli a cui sono seguite delle polemiche” (*).
Che diceva lo striscione? “25 Aprile, buono come il pane bello come l’antifascismo”. Certo, una frase così feroce imponeva seri controlli… Da reiterare addirittura anno dopo anno… In realtà, siamo dinanzi a una intimidazione tipicamente fascista. Che il Sindaco, mostrando una pericolosa propensione auoritaria, ignora, presentando i controlli di polizia – inauditi per un cosa del genere – come normale routine, come se si fosse dimenticata, storicamente parlando, la natura dittatoriale e soratttutto violenta del fascismo. Come pure il sacrosanto diritto, in una società aperta, di dichiararsi antifascisti, tra l’altro, come nello striscione, in maniera elegante e innocua. Diremmo perfino simpatica. E invece? Poveri agenti della polizia locale...
Siamo davanti a un insidioso rovesciamento di valori. La Repubblica sembra non essere più antifascista. Il fascismo non si critica… Ecco il messaggio rovesciato. Molto pericoloso perché giustifica una specie di nuova normalità dove sotto sotto si punta alla riabilitazione del fascismo.
Ma non è tutto. Si legga cosa è accaduto a Pesaro.
“Odio social contro la senatrice a vita Liliana Segre dopo la sua partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile a Pesaro. ‘Sanguisuga ebrea’; ‘la più nazista di tutte’; ‘vecchia il popolo italiano non ti vuole’; “stanno facendo la raccolta differenziata”: questi alcuni tra le centinaia di insulti che sono stati scritti sotto i video dei festeggiamenti del Comune di Pesaro e del sindaco Biancani per la festa di Liberazione, rivolti dagli haters alla sopravvissuta ai campi di concentramento” (**).
Haters? Chiamiamoli antisemiti. Di sinistra? Forse. Però non va eslcusa neppure la destra. Non si dimentichi mai che in Italia ( e non solo) esiste una specie di pozzetto nero politico, fetido, rossobruno, frutto venefico di una convergenza ideologica tra estremismo fascista e anarco-comunista.
L’antisemitismo – il che è un fatto storico – rappresenta il collante tra rossi e neri. A questo proposito si legga Nolte sul collegamento tra l’antisemitismo di Marx e quello di Hitler. Con a rimorchio, quello di Mussolini. Che volente o nolente fece approvare le leggi razziali. Per non parlare di quel che accadde durante la Repubblica di Salò. E sotto i suoi occhi. E con il dettato del punto 7 del Manifesto di Verona.
Ricapitolando: L’antifascismo rischia il pensionamento, l’antisemtismo sembra dilagare.
Che le Marche, tra l’altro governate da Fratelli d’Italia, regione, come sembra, bruna o “rossobruna”, nel senso di quella fucina di estremismi che fu il fascismo (il comunista Bombacci morì fascista), siano una specie di nuovo laboratorio politico? Dove si lavora al fascismo del XXI secolo?
Esageriamo? Forse. Però nostra impressione è che stiamo assistendo al ritorno, in pompa magna, del famigerato “né destra né sinistra”, spina dorsale ideologica del fascismo.
Carlo Gambescia
(**) Qui: https://www.adnkronos.com/cronaca/liliana-segre-insulti-social-oggi-denuncia_6dXUl7Vp87HN6Ik0jFHHf3 .
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