domenica 27 aprile 2025

Una settimana (mediatica) tremenda. E ora dove andrà la Chiesa?

 


Il delirio comunicativo  è finito?  Bah...  Almeno quello, si spera.  Una settimana tremenda. Difficile da interpretare:  Ritorno  a una specie di fede universale collettiva?  Atto di ipocrisia collettiva?   Una specie di omaggio del vizio alla virtù?

Una cosa è certa, la laicità  si è mostrata  una   fragile superficie, in fondo come la libertà,   pronta a cadere a pezzi sotto i colpi   dell’irrazionalità: della trasformazione della morte di un papa, e di tutto quello che vi ruota intorno, in una  mediocre  saga medievale  mediatizzata.

Probabilmente  dietro tutto  questo  frastuono pseudoreligioso c’è quella che potremmo chiamare una pericolosa fame di certezze, di risposte assolute. Detto altrimenti: di un padre, al quale  demandare l’esercizio della nostra libertà.  Si pensi a una società infantilizzata alla ricerca di padri. Il che  non è simpatico né promettente.  

Oggi  serve un individualismo forte. Diremmo addirittura eroico. Come agli inizi della modernità.  Altro bel problema: Musk vuole su andare su Marte, ma è un mezzo fascista.  Colombo era al tempo stesso  individualista e persona per bene. Per fare un  altro esempio: Drake era un corsaro fedele alla monarchia.  Musk si vuole solo fare i "cazzi" propri (pardon). Quindi è un pirata.

Ovviamente, per tornate alla kermesse medievaleggiante,  il ruolo  giocato  dai mass media, dall’effetto moltiplicatore,  basato sulla reiterazione della notizia-evento,  è stato fondamentale.  Si pensi  a una rincorsa  tra atleti  in vista di un traguardo che  non si vede. Si corre ( i mezzi) perdendo di vista il punto di arrivo (il fine).   Il principio concorrenziale, pur giustificato, di fare meglio e prima  degli altri, si è risolto  nella parcellizzazione della  macronotizia   in un  pulviscolo  di micronotizie.  Se si preferisce in gossip pseudoreligioso.

In realtà, per la Chiesa, al di là della pioggia  di melassa,  caduta su un mare di assurdità,  varrà, come sempre, il principio del “Il Re è morto, viva il Re!”,  nel senso  che  il trono non è vuoto. L’istituzione è viva. Alla macchina si deve guardare non al Pilota di turno.  Quei cardinali, tutti compunti, che si sono visti in tv, erano già  con la testa all’elezione del nuovo Papa. Però, attenzione, non si guardi ai nomi già usciti sui giornali.  Si guardi alla macchina, all’Automobile-Chiesa se si preferisce.

Da che parte andrà? La Chiesa  “degli ultimi”,  quella schierata con i migranti, rischia di entrare in urto  con le principali potenze che non amano i migranti. Senza avere le divisioni di cui parlava Stalin.  E perciò rischia  o di soccombere o  di essere, di volta in volta,   tramutata  in strumento  al servizio di questa o quella potenza,  in base alle politiche migratorie del momento.

Per contro, la Chiesa   “dei primi”, per capirsi una Chiesa che si ponga esplicitamente dalla parte dell’Occidente americano, che non vuole migranti,   rischia  di tradursi, sintetizzando, nel  papa cappellano di Trump.

Resta l’Europa, che però  sembra sul punto di  “svoltare” a destra, quindi dalla parte della Chiesa “dei primi”.   Quindi altro papa  cappellano.  

Qui il problema. Che il prossimo papa non potrà  risolvere da solo.

E qui si torna all' Automobile-Chiesa.  Alla "macchina", all'istituzione insomma. Da che parte andrà?  Esiste una terza via?

Carlo Gambescia


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