Il delirio comunicativo è finito? Bah... Almeno quello, si spera. Una settimana tremenda. Difficile da interpretare: Ritorno a una specie di fede universale collettiva? Atto di ipocrisia collettiva? Una specie di omaggio del vizio alla virtù?
Una cosa è certa, la laicità si è mostrata una fragile superficie, in fondo come la libertà, pronta a cadere a pezzi sotto i colpi dell’irrazionalità: della trasformazione della morte di un papa, e di tutto quello che vi ruota intorno, in una mediocre saga medievale mediatizzata.
Probabilmente dietro tutto questo frastuono pseudoreligioso c’è quella che potremmo chiamare una pericolosa fame di certezze, di risposte assolute. Detto altrimenti: di un padre, al quale demandare l’esercizio della nostra libertà. Si pensi a una società infantilizzata alla ricerca di padri. Il che non è simpatico né promettente.
Oggi serve un individualismo forte. Diremmo addirittura eroico. Come agli inizi della modernità. Altro bel problema: Musk vuole su andare su Marte, ma è un mezzo fascista. Colombo era al tempo stesso individualista e persona per bene. Per fare un altro esempio: Drake era un corsaro fedele alla monarchia. Musk si vuole solo fare i "cazzi" propri (pardon). Quindi è un pirata.
Ovviamente, per tornate alla kermesse medievaleggiante, il ruolo giocato dai mass media, dall’effetto moltiplicatore, basato sulla reiterazione della notizia-evento, è stato fondamentale. Si pensi a una rincorsa tra atleti in vista di un traguardo che non si vede. Si corre ( i mezzi) perdendo di vista il punto di arrivo (il fine). Il principio concorrenziale, pur giustificato, di fare meglio e prima degli altri, si è risolto nella parcellizzazione della macronotizia in un pulviscolo di micronotizie. Se si preferisce in gossip pseudoreligioso.
In realtà, per la Chiesa, al di là della pioggia di melassa, caduta su un mare di assurdità, varrà, come sempre, il principio del “Il Re è morto, viva il Re!”, nel senso che il trono non è vuoto. L’istituzione è viva. Alla macchina si deve guardare non al Pilota di turno. Quei cardinali, tutti compunti, che si sono visti in tv, erano già con la testa all’elezione del nuovo Papa. Però, attenzione, non si guardi ai nomi già usciti sui giornali. Si guardi alla macchina, all’Automobile-Chiesa se si preferisce.
Da che parte andrà? La Chiesa “degli ultimi”, quella schierata con i migranti, rischia di entrare in urto con le principali potenze che non amano i migranti. Senza avere le divisioni di cui parlava Stalin. E perciò rischia o di soccombere o di essere, di volta in volta, tramutata in strumento al servizio di questa o quella potenza, in base alle politiche migratorie del momento.
Per contro, la Chiesa “dei primi”, per capirsi una Chiesa che si ponga esplicitamente dalla parte dell’Occidente americano, che non vuole migranti, rischia di tradursi, sintetizzando, nel papa cappellano di Trump.
Resta l’Europa, che però sembra sul punto di “svoltare” a destra, quindi dalla parte della Chiesa “dei primi”. Quindi altro papa cappellano.
Qui il problema. Che il prossimo papa non potrà risolvere da solo.
E qui si torna all' Automobile-Chiesa. Alla "macchina", all'istituzione insomma. Da che parte andrà? Esiste una terza via?
Carlo Gambescia
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