lunedì 16 aprile 2018

Salvini e Di Maio 
In vino veritas



Salvini e Di Maio non si sono parlati a Vinitaly.  La prima reazione quale potrebbe essere?  Chi se ne frega…  Però, a pensarci bene,  quel che colpisce è l’atteggiamento dei media,  in particolare della stampa a grande tiratura che invece sperava che la strana coppia si parlasse. E che spinge, spinge, spinge per un governo, semplificando, tra missini e comunisti…  Del  vecchio  conio. Quelli fissati, col ritorneremo e  con la terza via, con l’eurocomunismo e la democrazia assembleare.   Cioè  prima di Veltroni e Berlusconi.
Ora, che il popolo bue non capisca,  è nelle cose. Ma chiunque conosca  un poco di storia del liberalismo e del  capitalismo, come può patrocinare un’alleanza tra Salvini-Almirante e Di Maio-Berlinguer?  Un mix di nazionalismo e pauperismo, da paura. 
Tra l’altro,  se si trattasse degli originali,  “passi”, come direbbe  la professoressa alcolista  (visto che siamo in argomento vino) Strabioli Minaccetti, al secolo Paola Minaccioni, ospite di Lillo e Greg (nella foto).  Ma qui siamo davanti a due brutte copie -   populiste e  ignoranti -   di politici di lunghissimo corso, come Almirante e Berlinguer che, nonostante tutto,  sapevano dove fermarsi. 
E invece, niente:  si insiste, con Salvini e Di Maio... Deve nascere il nuovo  governo della rivoluzione…  Non si parla più neppure del Def… Insomma , via  col vento di quello che un tempo si chiamava milazzismo: il fasciocomunismo alla Regione Sicilia  in salsa democristiana. 
Attenzione però. E se dietro questa smania, che sembra pervadere lo stato maggiore del giornalismo italiano, da Sorgi e Mentana,   ci fosse   un’operazione del tipo spingiamoli per bruciarli?  E così favorire la nascita di  un  governo qualunque  per tirare a campare? Sarebbe a dir poco rovinoso. Perché si rischia una specie di caduta dell’Impero Romano (Prodi, forse). E per la semplice ragione che il popolo bue di cui sopra, potrebbe scorgervi un tentativo  di   sòla  magnum  e perciò  accanirsi ancora di più contro la “casta”. Detto altrimenti,  far crescere le aspettative intorno a un governo Salvini-Di Maio, per poi, bruscamente, cambiare strada, significa fare un favore agli  “amis du peuple”. E rendere tutto più complicato, tremendamente complicato.
Il che non vuole dire che un governo in foto(brutta)copia tra un leghista e un grillino  sia la soluzione ideale. Ma non può esserlo  neppure il solito governo  - ammesso che trovi i voti -   del tirare a campare… Soprattutto se  incapace di cambiare  la legge elettorale. Possibilmente, non in peggio.
Concludendo, siamo messi malissimo. L’Italia sembra come  sospesa tra un governo  Salvini-Di Maio e una specie di  governo Gentiloni  al cubo:  tra due rivoluzionari ad aria compressa e una moviola gigantesca, che rallenta i nostri movimenti, come quando si è bevuto troppo.  Insomma,   tra una pistola carica e un fiasco di vino;  tra il suicidio e la sbornia.  Chissà, forse in vino veritas…   Ma dopo, quando ci si risveglia?  La testa  duole… 
Carlo Gambescia