giovedì 26 gennaio 2017

La sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum
Grazie dottor Sottile!



Come definire la sentenza della Corte Costituzionale? Sottile, molto sottile, proprio come quel dottor Sottile (al secolo Giuliano Amato), la  cui  fabulosa  sapienza giuridica, ma soprattutto la capacità di argomentarla, giocando su più piani, giuridico, politico, economico, culturale (*),  si nasconde dietro la Sentenza. Almeno a nostro avviso.
Sottile, dal momento che non scontenta i ricorrenti, perché il giudizio di incostituzionalità c’è,  ma al tempo stesso, si conserva  il premio di maggioranza (il sorteggio del collegio  per i capilista eletti  è il prezzo pagato alla retorica dell’antipolitica: la ciccia della sentenza non è lì). Il che  offre una chance a Renzi, che il 40,9  per cento lo ha conseguito, proprio in occasione dello sciagurato no alla  riforma  costituzionale.
Amato,  nonostante il cognome odiatissimo dai populisti,  ha  “intortato”,  se ci passa l’espressione, l’Osteria dei Cretini,  Grillo, Salvini Meloni, i  populisti d’Italia, insomma:  Grillo  che, esulta,  ritenendo, incautamente, di poter vincere. Come del resto Salvini e Meloni che, da perfetti Tafazzi, continuano a portare acqua al mulino Grillo, senza alcuna  speranza di accrescere i consensi all'interno di  un’ area politica  già prosciugata da Cinque Stelle.  Per contro,  Renzi  fa bene  a mostrare tutta la sua soddisfazione. Finalmente si potrebbe liberare della palla al piede della sinistra interna. E fa benissimo  a chiedere elezioni che potrebbe vincere, almeno alla Camera.
Ovviamente, queste sono considerazioni politiche. Sul piano della governabilità le cose stanno in maniera diversa.  Dal momento che se si andasse a votare in primavera,  visto che  la Corte Costituzionale ha definito “subito applicabile” il Consultellum ( altra sottigliezza alla Amato: fingere di  ignorare l’esistenza di due legge elettorali, offrendo così  qualche spunto  anche  i trattativisti, veri o finti che siano),  alla  vittoria alla Camera  potrebbe rispondere una  mezza vittoria di Renzi al Senato, se non addirittura una mezza sconfitta.  Risultato: Parlamento, ingovernabile, come prima (o quasi). Se poi  Renzi ( o nessun’altro) non  dovesse raggiungere il quorum, si potrebbe  parlare di vero e proprio ritorno  al proporzionale e ai governi di coalizione. Il che non sarebbe il massimo sotto il profilo della governabilità.  Ciò peraltro spiega l’imbarazzante indecisionismo di Forza Italia.  Che parla di trattative ed evoca il Quirinale (per inciso, il dottor Sottile  fu scelta di  Napolitano non di Mattarella),  non  sapendo ancora da quale  parte stare: se con Renzi o con Salvini-Melini. 
Va comunque ribadito che l’eliminazione del ballottaggio, improvvidamente voluto  da Renzi, allontana il pericolo, almeno per ora,  dell’esportazione sul piano nazionale del disastroso esperimento elettorale romano.  E chiunque abbia a cuore lo sorte della  liberal-democrazia italiana, non può non tirare un sospiro di sollievo.  Grazie dottor Sottile!

Carlo Gambescia


 (*) Per rendersene conto, si veda la sua ultima  fatica,  Le istituzioni della democrazia. Un viaggio lungo cinquant’anni (il Mulino).  Ma la lettura  dei suoi libro non basta, come sa bene chi abbia avuto la fortuna di “vederlo in azione”. Eccezionale.                                     

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