martedì 26 aprile 2011

Co(r)-rispondenze
McLuhan e Pound, 
amici non per caso


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Come scrivevamo a proposito di Cioran, dopo un lungo periodo di silenzio i media sono tornati ad occuparsi anche di Marshall McLuhan (1911-1980). E, più o meno, per la stessa ragione: in luglio, infatti, ricorreranno i cento anni della nascita. E così, con il solito furbo anticipo dei media, già sono iniziate le danze. Dopo la “cioranite”, come ci diceva un amico, prepariamoci, perciò alla “mcluhanite”.
Resta però un peccato che si debba attendere una celebrazione per riparlare del padre, come si dice oggi, della massmediologia. Anche perché McLuhan rimane un pensatore importante, a prescindere. Uno studioso non conformista, forse negli ultimi anni della sua vita un pizzico gigione, ma comunque mai banale. E che, in effetti, può tuttora farci capire l’enorme potere manipolatorio, insito nei media moderni. Per inciso, a coloro che vogliano comprenderlo più a fondo, se non scoprirlo, consigliamo la lettura dell’ottimo studio di W. Terrence Gordon, Marshall McLuhan, Escape into Understanding. A Biography (Gingko Press 2003).
Certo, qualcuno penserà, sì tutto vero, però, come McLuhan, anche altri si sono cimentati, con il misterioso e non sempre limpido potere mediatico. Da ultimo, il celebratissimo, forse troppo, Baudrillard. Vero. Però McLuhan pensava meravigliosamente per archetipi e per forme analogiche. Non bisogna dimenticare che lo studioso canadese proveniva da studi letterari. Era infatti professore di letteratura inglese. Perciò dietro i fenomeni linguistici egli scorgeva un pensiero morfologicamente strutturato, quasi alla Frobenius, e in continuo movimento tra i due poli della creatività e della manipolazione, secondo, almeno apparentemente, la lezione junghiana.
Dietro i media permane in primis, così pensava McLuhan, l’ enorme potere creativo della lingua, capace di influire e spesso condizionare gli uomini, nel bene e nel male, e a qualsiasi livello: popolare, medio e colto.
Piace qui ricordare un suo libro, il primo, molto importante, The Mechanical Bride: Folklore of Industrial Man (1951, trad. it. La sposa meccanica: folclore dell’uomo industriale, Sugarco 1994) , dove McLuhan studia la cultura popolare dell’uomo di oggi, soprattutto attraverso la pubblicità, come potere manipolatorio: un potere, a tratti feroce, frutto di una mescolanza di parole e immagini, veri fenomeni linguistici, dietro cui sembra celarsi una struttura profonda, prodotta dalle forme archetipiche del sesso e tecnologia.
Ma c’è un altro aspetto, poco noto se non ignorato del continente McLuhan: quello del rapporto con Ezra Pound. Persino su Google, quando si cliccano i due nomi insieme vengono fuori circa ventimila files… Pochini in fondo, considerata la statura dei due personaggi, E, soprattutto (curiosità informatica): i due nomi insieme non sono nell’indice Google… Manca - ci dicono - l’adsense.
In lingua italiana però, puntando decisamente sul vecchio cartaceo, si può leggere la Corrispondenza (1931-1979) di Marshall McLuhan, a cura di Corinne McLuhan, Matie Molinaro, Francesca Valente, prefazione di Gianpiero Gamaleri (Sugarco 1990, ed. or. Letters of Marshall McLuhan, Oxford University Press 1987 ). Dove sono per l’appunto pubblicate (tutte?) le sue lettere a Pound (1948-1957).
E che si scopre? Dalle lettere di McLuhan, che abbracciano il delicato periodo dell’internamento al Saint Elisabeth Hospital, emerge la sua grandissima ammirazione nei riguardi di Pound, nonché il comune interesse per il misterioso potere creativo della lingua, ma anche la consapevolezza dei rischi insiti in ogni volgare ed economicistica manipolazione del linguaggio.
Ma leggiamo, quel che scrive McLuhan a Pound del suo Golgota poetico: « I Canti Pisani sono veramente straordinari, e rivelano una gamma di esperienze che sarebbe presuntuoso elogiare. Non si sente forse affine (nell’ambito della poesia inglese) a Ben Jonson? Lo stesso mondo plastico-scultoreo». Di più: «I suoi Cantos, a mio avviso costituiscono il primo e l’unico uso serio delle grandi possibilità tecniche del cinematografo. Ho ragione di ritenerli come il montaggio di personae e di immagini scolpite? Flashback che conferiscono percezioni simultanee? » (16 giugno 1948).
Oppure qui, in chiave di critica sociale, dove McLuhan, parla di se stesso in terza persona: «Caro Pound, McLuhan non ha esaminato a fondo l’usura ma ha notato certe ossessioni dei suoi contemporanei che la rendono endemica. Sempre colpito dalla definizione dell’incesto da parte dell’Aquinate come “cupidigia delle emozioni”. Ciò pone l’usura in una prospettiva universale di paura e di odio. Incesto l’impulso del patriarca minacciato. Usura impulso del cittadini timoroso (…). La seconda guerra ha prodotto la scoperta delle guerra come nuovo modo di vita. Le pagine finanziarie in questi giorni parlano con entusiasmo di una possibile prosperità connessa con la terza guerra. L’uomo della strada ci casca. Guerra totale = sicurezza totale secondo lui. QUESTO è il livello dell’imbecillità imperante ora » (5 gennaio 1951).
Non male…Per un futuro massmediologo, passato però attraverso l’opera eversiva di Pound.
Sarebbe perciò interessante approfondire - e ciò valga come accorato appello agli specialisti - il carteggio tra McLuhan e Pound, magari pubblicandolo integralmente. Facendo cioè uscire insieme alle lettere dello studioso canadese quelle di risposta del grande poeta. Se esistenti e reperibili, ovviamente.
Chissà, quante altre sorprese…

Carlo Gambescia

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