lunedì 11 settembre 2023

Piccoli nazisti crescono…

 


Tra poco questo signore potrebbe andare a dirigere il Centro di Cinematografia o il Festival di Venezia.

Di chi parliamo? Di Pietrangelo Buttafuoco. Che un tempo, quando era molto giovane, scriveva su “Proposta”, giornaletto di corrente del Movimento Sociale, ala "modernizzatrice", dominata da Domenico Mennitti, giornalista e parlamentare missino non banale. Buttafuoco, sulle sue pagine si esercitava in paralleli "modernizzanti" tra garibaldini e repubblichini, in stile giornalistico, cosa che va riconosciuta, niente male.

Del resto pure Ugo Ojetti fu maestro di stile, ma restò fascistissimo fino all’ultimo. Insomma, con lo stile si può infiocchettare anche un flacone di sali di cianuro. E il buon Pietrangelo sembra aver perduto il pelo ma non il vizio. Si prenda il pezzo uscito oggi su “Libero”.

È un inno, anzi un peana, al mondo della tradizione. Si dirà che ognuno è libero, eccetera, eccetera. Certo, però Buttafuoco-Ojetti (a proposito a quando il monocolo?), punta la tradizione come un cannone contro le democrazie liberali. Che da buon fascista disprezza.

L’incipit dell’articolo è tutto un programma:

“L’India ritorna all’antico e sacrissimo none di Bharat ed è come se l’Italia tornasse a essere Roma che è una civiltà, non una repubblica parlamentare come tante. Non procede nella cancel culture occidentale: New Delhi si riappropria di sé e in sanscrito – la lingua ci sui anche noi europei siamo figli”.

Risparmiamo il resto al lettore. Anche perché il meglio di sé (si fa per dire), Buttafuoco, lo dà subito in quattro righe: antiliberalismo, antioccidentalismo e razzismo arianeggiante alla Savitri Devi, ammiratrice di Hitler e oggi musa ispiratrice del neonazismo. Dimenticavamo: culto della “romanità” alla Mussolini-Sarfatti.

Insomma, un concentrato di cultura nazi-fascista in prima pagina.

Un fatto, gravissimo, che ovviamente  sfugge – e questo è un problema per la sinistra che insiste solo sul salario minimo –  ai difensori della Costituzione Antifascista (con le maiuscole). Che, scambiano Furio Jesi – scomparso nel 1980 – con l’omonimo comune anconetano, perché non ne hanno mai letto gli  acutissimi libri sulle radici ideologiche dei fascismi.

E i frutti si vedono: il Partito democratico va a braccetto con i Cinque Stelle nel nome del populismo culturale. Attenzione non quello, eroico, e tutto sommato acculturato, dei Vittorini, dei Pavese, del “Politecnico”, della Casa Editrice Einaudi dei primi anni del dopoguerra.

Oggi la sinistra è rimasta con il cerino acceso dei Cacciari. Che pontificano su tutto senza mai dire un cazzo (pardon). La Cancel culture, la sinistra l’ha applicata prima  a se stessa.

Sicché, nel vuoto di pensiero, i piccoli nazisti crescono.

In realtà, ciò che preoccupa più dell’articolo stesso, è che Buttafuoco pubblichi  pezzi di intonazione  nazi su un giornale diretto ora da Mario Sechi, che in passato si presentò alle elezioni con Mario Monti, dopo aver sostenuto per mesi, sul “Tempo”, di cui era direttore, il governo liberale, così scriveva, del professore.

Il che fa riflettere – cosa gravissima – su questo giornalismo banderuola, prontissimo, al prossimo giro, a cambiare ancora.

Che malinconia.

Carlo Gambescia

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