giovedì 14 settembre 2023

“Come ci passiamo i migranti fra noi”

 


Chiediamo ai lettori di riflettere su una frase di Giorgia Meloni, lasciata cadere con naturalezza dinanzi a Bruno Vespa, classe 1944, che, prossimo agli ottant’anni, dovrebbe cominciare a pensare a come lasciare questo mondo  conservando  il rispetto verso se stesso e quello dei  telespettatori, tutto sommato guadagnato onestamente.

Apprezziamo il giornalista, meno il conduttore quando si fa risucchiare dalla destra. E se Silvio Berlusconi era – in fondo – un simpatico fanfarone e donnaiolo, Giorgia Meloni è una complessata e antipatica fascistella, capace di tutto,  che però vuole apparire  buona.

Al posto di Vespa non le tireremmo la volata. Non si scherza con il fuoco di una fiamma che nonostante tutto può ustionare ancora. Vespa pensi ai suoi imminenti ottant’anni è soprattutto a una cosa che si chiama dignità.

Dicevamo di Giorgia Meloni. Si legga qui:

“La questione dei ricollocamenti è secondaria, cioè sono state ricollocate pochissime persone in questi mesi. Il punto non è quindi come ci passiamo i migranti fra noi. L’unico modo per risolvere per tutti la questione è fermare i movimenti primari, cioè gli arrivi in Italia, e su questo continuo a lavorare. Vedo un cambio di mentalità, ma non vedo ancora risposte concrete” (*)

La frase chiave è “come ci passiamo i migranti fra noi”. Un migrante si “passa” come un qualsiasi pacco postale. In realtà, dietro ogni migrante c’è tutto un mondo: una famiglia, una psicologia, una cultura. E invece zero. “Come ci passiamo i migranti fra noi”.

Come si “passavano” i nazisti gli ebrei tra di loro? E che dire dei funzionari fascisti che nel 1943 collaborarono al rastrellamento nel “ghetto” di Roma: di 1023 rastrellati tornarono in 16. Gli ebrei venivano stipati nei vagoni: bestiame umano o pacchi in “sovrannumero” da far entrare a forza. Ecco come si “passavano” i fascisti e i nazisti gli ebrei tra di loro.

Si chiama banalità del male : ciò che si fa e si dice è ritenuto talmente normale sul piano dei mezzi – “passarsi” gli ebrei o migranti – che non ci si accorge più sul piano dei fini – del bene e del male – di quel che si sta dicendo o facendo. Il male è così banalizzato: l’unica preoccupazione è dettata dai mezzi, dall’ organizzazione, dalla burocrazia. Dal “come ci passiamo i migranti fra noi”. Che poi, attenzione, come si legge, è addirittura “questione secondaria”, perché la vera questione “è fermare i movimenti primari”. Cioè di come sbattere la porta in faccia al migrante. E su questo Giorgia Meloni, come dice, “continua a lavorare”.  “Primario”, “secondario”, "ricollocamento",  altra terminologia da banalità del male…

Che vergogna. In che mani siamo finiti.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.agi.it/politica/news/2023-09-13/meloni-segnali-crescita-draghi-ue-buona-notizia-23025492/ .

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