sabato 9 settembre 2023

La “società giusta” secondo Giorgia Meloni

 


Una società deve essere libera o giusta? Ecco la risposta di Giorgia Meloni, a proposito delle donne lavoratrici.

“Una società giusta è una società che non ti impone questa scelta – prosegue Meloni – e se ti trovi a fare questa scelta, a dover rinunciare a dei figli perché vuoi un lavoro o a un lavoro perché vuoi dei figli, non sei libero. Ed è la ragione per la quale i primi provvedimenti di questo governo noi abbiamo concentrato sul tema della natalità” (*).

In realtà la società non è giusta né ingiusta. Non esiste un’entità chiamata società. Un “omone” o una “donnona” (faccia il lettore) che decida per tutti. Esistono gli individui in relazione, che interagiscono perseguendo interessi e valori personali, interazioni i cui esiti sono imprevedibili. Quindi la giustizia sociale, sul piano cognitivo, implica un’onniscienza che non è di natura umana. Di conseguenza chiunque parli di giustizia sociale, realizzabile in questo mondo, mente, probabilmente, sapendo di mentire.

Di conseguenza, poiché non è onnisciente, il governo, soprattutto se interventista, rischia inevitabilmente di essere ingiusto anche quando tenta di apparire giusto. Come quando detassa non potendo però rinunciare a una parte delle uscite. Sicché si vede costretto a introdurre nuove tasse, per chiudere buchi di bilancio, e così via. Non esistono pasti gratis, come non esistono assegni di natalità gratis

Esiste invece  una specie di spirale inarrestabile tra crescita dei tributi e crescita della spesa pubblica.

Anche il detassare senza tagliare la spesa pubblica è perfettamente inutile. Siamo davanti a un circolo vizioso: come finanziare la spesa pubblica e ridurre al tempo stesso la pressione fiscale? Impossibile. Certo, si può sempre stampare moneta, vendere titoli di stato che non valgono nulla o invadere un altro stato e derubarlo. Tradotto: inflazione, truffa e guerra…

Cerchiamo invece di essere seri. Altro che libertà di scelta… Ogni euro di spesa pubblica in più è un euro di tasse in più, e ogni euro di tasse in più è un euro di libertà in meno. Pertanto la società giusta, teorizzata da Giorgia Meloni, ammesso e non concesso che esista sociologicamente, non è una società libera. Perché vede i suoi margini di libertà ridursi giorno dopo giorno sotto i colpi del mix spesa pubblica-tributi.

Va sottolineato anche un altro aspetto: quello ideologico.

Il governo di destra presieduto da Giorgia Meloni, crede ancora, con Mussolini, che il numero sia potenza. Ma secondo una chiave particolare, postmoderna. La destra crede che l’alta natalità possa rendere inutili i processi migratori in entrata. C'è del metodo  nella follia  razzista.

Tuttavia l' alta natalità – cosa che la Meloni non dice – oltre a tramutare le donne, per essere gentili, in mucche da latte e da vitellini, favorirebbe i processi migratori in uscita, perché, come da tempo è noto, gli italiani, per ragioni di costume ed economiche, si rifiutano di fare alcuni lavori “umili”. Di qui l’inevitabile ripresa (già in atto tra l’altro) dei processi migratori in uscita, a un livello intellettuale più elevato rispetto a centocinquant’anni fa.

Ciò accade perché le microscopiche strutture socio-economiche e professionali dell’economia italiana, sotto i colpi per decenni del mix spesa pubblica-tributi (si dava con una mano ciò che si toglieva con l’altra), sono rimaste tali, attestandosi su un’offerta di lavoro a livello medio-basso che non coincide con una domanda, comunque sia  da paese occidentale, a livello medio-alto. Una crescita della natalità allargherebbe questa forbice tra tassi di istruzione in crescita e arretratezza dimensionale e strutturale del sistema economico italiano.

Semplificando: microsistema, microprofitti, micropaghe. Micropofitti rispetto ai macroprofitti dei grandi sistemi. Il governo può pompare nel microsistema tutto il denaro che crede ma microsistema rimarrà. Soprattutto fino a quando non si cambierà mentalità, accettando il rischio capitalistico a tutto campo. Di qui, liberalizzazioni,  privatizzazioni, eccetera, eccetera,

Detto altrimenti siamo economicamente lillipuziani che lavorano con il “lusso” (qualche grande firma), i “pezzi di ricambio” (piccole imprese da indotto ) e un turismo che fornisce servizi di bassa qualità. Niente ricerca privata, niente grandi multinazionali private (la vecchia “Fiat”, ormai vegeta, Eni comanda, forse qualcosa si muove nel settore privato delle armi). Comunque sia, niente di niente. Viviamo alla giornata, tentando di spillare soldi all’Unione Europea. Per sopravvivere. E “giocare” alla giustizia sociale.

Così stanno le cose. Pertanto la scelta tra figli e lavoro è una scelta tra un lavoro in un sistema economico che, se continuerà così, non ha futuro, e figli, che, se e quando nasceranno, non troveranno un lavoro all’altezza di una società occidentale.

E qui emerge, al di là delle chiacchiere sulla giustizia sociale, l’impreparazione, degna da titoli conseguiti alle scuole serali, di questo governo di destra. Tra l’altro, la Meloni e i somari che fanno corte credono di aver trovato il capro espiatorio nelle banche e nelle multinazionali straniere da torchiare.

Si ricorre al peggiore repertorio propagandistico della destraccia di derivazione fascista, quindi ignorante e autarchica. Gente che rischia veramente di rovinare del tutto l’Italia. Altro che libertà di scelta… Sì, tra vacca e vitello… Idioti.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.agi.it/politica/news/2023-09-08/manovra-meloni-natalita-lavoro-punti-centrali-22948178/ .

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