sabato 25 settembre 2021

Puigdemont libero. Il liberalismo continua a farsi male da solo…

Un liberale può essere felice della liberazione di Puigdemont ? Oppure no? Prima la notizia. La Corte d’Appello di Sassari ha deciso per la scarcerazione senza alcuna restrizione. Di fatto il leader catalano può partire per dove desidera, sebbene l’udienza per decidere l’estradizione in Spagna sia stata fissata per il 4 ottobre. Qualora non si presentasse, perché non presente sul territorio italiano, la corte potrebbe archiviare il caso con un non luogo a procedere . Carl Schmitt, che era un giurista, e che in effetti all’inizio qualche sconveniente simpatia per un nazionalsocialismo conservatore e diligente esecutore degli ordini dello Stato Maggiore la ebbe, diceva che il liberalismo era il regime del Sì e del No al tempo stesso. Insomma lo accusava di pilatismo. Il liberalismo – questa la tesi di Schmitt – come puro desiderio di quieto vivere, di non assumersi responsabilità inerenti al proprio titolo o grado oppure di prendere ferme posizioni in relazioni a particolari questioni. Un seguire la corrente, insomma. Pura routine, orientata sul mainstream. In effetti, dispiace dirlo, la tendenza c’è. E soprattutto sul piano giudiziario. Come prova il giudice di Alghero, che nascondendosi dietro le procedure dello stato di diritto liberale, pur non rinunciando a pronunziarsi sull’estradizione del politico catalano, lo ha rimesso in libertà, favorendone – ma ci auguriamo di no – la fuga. Se al posto di Puigdemont ci fosse stato, per dire, il leader di “Poder Blanco” (nome di fantasia), un’ organizzazione razzista, come si sarebbe comportato quel giudice: lo avrebbe rimesso in libertà? Ecco, il vero stato di diritto (che ovviamente è anche garantismo procedurale) deve mettere sullo stesso piano il leader razzista e il leader nazionalista ( tra i quali, mai dimenticarlo, ideologicamente c’è differenza di grado non di specie). Tradotto: o liberi tutti e due o in prigione tutti e due. E non decidere, per quieto vivere, in base alle “mode” del tempo… Infatti, l’opzione liberale, la vera opzione liberale, rinvia alla neutralità politica: uguaglianza dinanzi alla legge, a prescindere dall’ideologia professata. Costi quel che costi. Si dirà che ne stiamo facendo un processo alle intenzioni, una questione di lana caprina insomma, perché, il giudice si è un pronunciato nel caso singolo, e al momento non c’è riprova del contrario, eccetera. Però il dubbio resta. Quanto alla questione della diffusa benevolenza nei riguardi dei “micro nazionalismi”, oggi così di moda, a destra come a sinistra, anche su questo punto un vero liberale non può essere soddisfatto. Si dirà, che i micro nazionalismi fanno simpatia, perché si oppongono ai macro nazionalismi, Ad esempio, Catalogna contro Spagna. In realtà, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, la differenza tra macro e micro nazionalismo, resta di grado non di specie. Per capirsi, se ora – ammesso e non concesso, eccetera, eccetera – sono gli spagnoli a opprimere i catalani, una volta guadagnata l’indipendenza saranno i catalani a opprimere gli spagnoli. Pertanto un vero liberale, dovrebbe cercare di fuoriuscire dalla logica del macro come del micro nazionalismo, per puntare sulla logica dell’internazionalismo. Il che – lo ammettiamo – non è facile. Perché ad esempio i catalani, che sono molto ospitali con gli stranieri, veri simpaticoni, lo sono molto meno con tutti gli altri spagnoli, soprattutto con quelli che non la pensano come loro. Purtroppo, come insegna la sociologia, esiste uno zoccolo duro etnocentrico, difficile da contrastare, legato anche ragioni storiche, culturali eccetera. Come prova il macello balcanico degli anni Novanta. Certo, pur con differenze di contesto. Una carneficina che tuttavia sembra non avere insegnato nulla. Però di una cosa siamo sicuri, che il problema, non può risolversi a colpi di macro e micro nazionalismi. “Dopo”, non seguirà la pace universale, perché macro e micro appartengono alla stessa famiglia ideologica. Invece, che cosa significa internazionalismo? In pratica, riprendere e valorizzare, nei fatti, l’antico detto dell’ ubi bene, ibi patria. Quindi più commerci, più viaggi di ogni genere, più contatti tra i popoli, più aperture, meno chiusure. Sul punto, per inciso, si pensi al male che possono aver causato ai processi di internazionalizzazione dei rapporti umani e culturali, le politiche di chiusura degli ultimi due anni. E ai danni che potrà fare in futuro la diffusione a livello politico e sociale dell’ideologia pandemista, Ma questa (almeno per oggi) è un’altra storia… Concludendo, un vero liberale non può essere contento della decisione del giudice di Alghero. Il liberalismo continua a farsi male da solo. Che malinconia. ( Carlo Gambescia) P.S. Ci scusiamo per la formattazione. Ma purtroppo per il momento meglio di così...

Nessun commento:

Posta un commento