sabato 18 settembre 2021

Sociologia dei Circoncellioni

Ottima, come sempre la provocazione di Massimo Maraviglia, questa volta sui Circoncellioni, monaci africani: una specie di ala sinistra, politicamente parlando, dei donatisti, già noti per il loro estremismo anticattolico. I Circoncellioni, sono altrettanto noti per il loro radicalismo teolologico-politico. Coloro che non capissero di cosa stiamo parlando li rinviamo al film molto discusso e discutibile “Agorà”, su Ipazia, “Filosofa pagana”, vittima, in senso fisico, dell’ottusità culturale dei Parabolani, altri monaci, in qualche misura, compagni di estremismo dei Circoncellioni, attivi però un secolo dopo. Ma tutti insieme nemici, per dirla in sociologhese, di ogni forma di cultura istituzionalizzata, sia che si trattasse della Chiesa di Costantino o di Teodosio. Semplifichiamo, per rendere il discorso più semplice. Sicuri però di scontentare gli storici del cristianesimo- Maraviglia parte da un libro (“Furiosa turba”), sembra molto bello, di Remo Cacitti, storico del cristianesimo antico. Un testo, apparso alcuni anni fa, che permette di approfondire il fenomeno, in modo storiograficamente serio. Le conclusioni del professor Cacitti, dopo una ricca conversazione con Maraviglia, che risale al 2006, sono le seguenti: «I Circoncellioni rappresentano, a mio avviso, uno degli estremi tentativi di segnalare l’irriducibilità della fede alle logiche secolari, in un patente rifiuto del ruolo che il Cristianesimo ha assunto nella nuova societas christiana, quell’impero romano-cristiano che per altro, in Africa, sprofonderà in entrambi le componenti sotto la forza d’urto dell’invasione araba (e si consideri che ciò avviene soltanto in Africa, poiché le comunità d’Oriente sopravviveranno, se non come romane, certo come cristiane). Per una sorta di eterogenesi dei fini, sarà Agostino a far tesoro di questa lezione impartitagli con durezza dagli avversarii, quando, nel De civitate Dei, si guarda bene dall’attribuire alla civitas terrena, ormai pienamente cristiana, le prerogative della civitas celeste. Il Regno di Cesare, insomma, anche se proclamato Vicario del Logos con Costantino o Uguale agli Apostoli con Giustiniano, non può identificarsi con il Regno di Dio». Interessante: rivendicazioni antisecolari (quelle dei Circoncellioni), che consentono, paradossalmente, di favorire, una visione, in seguito via Agostino, in qualche misura, non antisecolare, ma anticlericale, diciamo contro il potere secolare, contro l’identificazione della Città di Dio con quella di Cesare. Identificazione tra Dio e Cesare, che ritroviamo nella visione costantiniana, fertile terreno di sviluppo della ierocrazia, per usare un termine delnociano. Della Chiesa temporale, per così dire. Alla quale nei secoli successivi, si opporrà l’anticlericalismo, nemico del clericalismo ierocratico, condannato, fin dalle prime battute, da Donatisti e Circoncellioni. Insomma, tra zelotismo e anticlericalismo esisterebbe un paradossale filo rosso. In realtà, siamo davanti all’ eterno problema sociologico del passaggio obbligato dal movimento all’istituzione, ed eventualmente, nel caso dell’impossibilità, per varie ragioni, di conformarsi, del regresso del movimento a setta. La sociologia ( e di rimbalzo la metapolitica) insegna invece – è una costante o regolarità – che ogni movimento o si istituzionalizza, quindi in qualche misura si secolarizza, oppure si mummifica, fino a “settizzarsi”, per scomparire del tutto o sopravvivere, ignorato, ai margini della storia. Circoncellioni e Donatisti, sparirono. Non scomparve però lo spirito (sociologico) di setta (quindi un passo indietro rispetto alla logica, sempre sociologica, del movimento), spirito che ritroviamo ancora oggi in movimenti dicontestazione dell’istituzione Chiesa. Ora, non sappiamo se la logica della secolarizzazione sia buona o cattiva, ma come sociologi ci è chiaro che un movimento o si fa istituzione, o si fa setta, con tutto quel che ne consegue. Detto in altri termini: ogni rivoluzione, religiosa, politica, eccetera, sarà sempre inevitabilmente tradita, proprio perché, passata la bufera rivoluzionaria, si ritorna sempre all’ordine, che in quanto tale resta, piaccia o meno, una delle aspirazioni umane più forti. Pertanto, per così dire, era “destino” sociologico che i Circoncellioni perdessero. (Carlo Gambescia) P.S. Ci scusiamo per la formattazione. Ma purtroppo per il momento meglio di così...

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