sabato 1 agosto 2020

Mattarella e il “diritto di far ammalare gli altri”…
Un maledetto imbroglio democristiano (e di sinistra)

La parole pronunciate ieri da Mattarella in occasione della cerimonia della Consegna del Ventaglio, rinviano all’approccio paternalistico e illiberale  tipico  della sinistra democristiana. Soprattutto il suo accenno al fatto  “che  non bisogna confondere la libertà con il diritto di  far ammalare gli altri”, indica l’incomprensione totale del concetto  di libertà.  
Collegare infatti l’idea di libertà, che è sempre libertà  negativa, libertà da qualcosa, alla libertà positiva, di poter  fare qualcosa, significa introdurre dei limiti che rischiano di  trasformare  lo stato di diritto in  stato di polizia. 
“Il diritto di far ammalare gli altri” non è mai esistito in alcun ordinamento liberale. Esistono invece la libertà di pensiero, di parola,  di intrapresa economica, eccetera, eccetera,  che  talvolta, quanto alle conseguenze indirette, “possono far ammalare gli altri”, anche in senso metaforico.  Si pensi ad esempio al triviale e pericoloso uso politico del razzismo, oppure, in senso letterale,  alla dispersione nell’ambiente di fumi tossici.  Questi eventi  sono però  l’eccezione non la regola.  Eccezioni che  sono punite per legge grazie ai meccanismi penali e procedurali  dello stato di diritto. Se però, si tramuta l’eccezione in regola, come nel ragionamento di Mattarella, dove, in odio al liberalismo,  l’esercizio della libertà, che è anche libertà di pensiero  (di contestare  la natura pandemica del Covid),  diventa rivendicazione di  un inesistente  "diritto di far ammalare gli altri",  si rischia sul serio la trasformazione dello stato di diritto in stato di polizia. Sotto questo aspetto  -  dispiace dirlo  - rivelano tristi accenti goebbelsiani  le lodi di Mattarella  alla  stampa “seria”, che fa  il proprio dovere, contrastando  le “fake news”,  alle quali sembrano  però  ricondotte anche le tesi di  coloro che esercitano un normale diritto di critica. Normale,  in una società liberale...

         
Il problema di fondo  è che la sinistra democristiana, privilegiando una visione sociale  del cristianesimo, a sfondo neototalitario,  ha sempre preteso di sapere ciò che fosse bene per il cittadino: di qui il suo costruttivismo paternalista,   come il suo rancoroso  illiberalismo verso  tutto ciò che rinvia  alla libertà individuale di pensiero e azione.            
La sinistra democristiana storicamente rimanda a intellettuali del calibro di Dossetti e  La Pira, a politici  in senso stretto come  Moro,  e per certi aspetti  Fanfani,   nonché qualche gradino più sotto a demosociali arruffoni  come Carlo Donat-Cattin  e raffinati professori di storia come Pietro Scoppola.  
Infine,  personaggi minori  come   Rosy Bindi e lo stesso Mattarella, oggi Presidente della Repubblica, ambedue non per caso  violentemente antiberlusconiani  (un imprenditore, per giunta portatore insano di una visione consumista...) ma non meno populisti, appartengono all’universo dei tardi ma protervi epigoni di questa corrente di pensiero.
In realtà,  esiste  in Italia un populismo della Costituzione, che precede tutti i populismi, come Carta fortemente sociale alla cui stesura  Dossetti,  Consultore, partecipò attivamente.  Per comprendere  la filosofia della sinistra democristiana, vanno rilette con attenzione le pagine di “Cronache sociali”, rivista fondata da Dossetti alla fine  degli anni Quaranta:  un  mix  di keynesismo,  sussidiarietà e rigido moralismo evangelico,  che guardava  a un cristianesimo sociale, che una volta calato nella realtà italiana si sarebbe invece inevitabilmente trasformato in  assistenzialismo economico e sociale allo stato puro.
L'idea cardine della sinistra democristiana  era (ed è)  quella quella di dura  competizione con la sinistra marxista e con il liberalismo: un conflitto epocale  basato  sul populismo costituzionale per la realizzazione integrale di una società cattolica, democratica e sociale al tempo stesso, come imponeva la Costituzione.  Tre utopie sommate insieme. Va detto, che mentre il liberalismo restava il nemico assoluto, i comunisti, soprattutto gli italiani, venivano visti, a differenza dei laicizzanti socialisti, come devianti  cattolici , che prima  o poi sarebbe tornati alla Casa del Padre Democristiano.
Mattarella  veicola tuttora  questa visione, inventando un immaginario  “diritto di far ammalare gli altri”. E con un solo scopo, recondito o meno:  quello di  contrastarlo, prima con l'irrisione dell'umanitarista frammista al senso di superiorità professorale, poi favorendo, in termini di clima surriscaldato da ultimi giorni dell'umanità, misure di polizia che violano apertamente lo stato di diritto. 
Insomma, un maledetto imbroglio.  Democristiano (e  di sinistra).

Carlo Gambescia