martedì 25 agosto 2020

Il senso “civico” degli italiani
La lupa in metro


Ieri un amico, in privato, al telefono, mi accusava di essere eccessivamente  duro  con gli italiani. “Non esistono popoli perfetti”, tutti  i  popoli, chi più, chi meno, hanno  pregi e difetti”, questa la sua  tesi.  
Probabilmente,  è così.  Non esiste il determinismo razziale.  Però è altrettanto vero che la questione esiste, anche se di tipo culturale:  per usare un parolone di “antropologia civica”. 
Chiunque abbia viaggiato nell’Europa del Nord non può  non  aver  notato l’altro grado di civismo di inglesi, tedeschi,  olandesi danesi,  svedesi, norvegesi.  Può sembrare una banalità, ma in quei paesi  si fanno le file e si rispettano le regole civiche. A maggior ragione nelle emergenze.  
Da noi invece è tutta un’altra cosa. In Italia, manca il rispetto verso l’altro, che nasce dal rispetto verso se stessi.  Giorni fa ero in metropolitana, avevamo  tutti  la mascherina ("calzata"),  eccetto  una bambina, a occhio di età superiore a sei anni,  che seduta  accanto alla mamma,  starnutiva rumorosamente, creando intorno a sé  l’inevitabile  vuoto.   Naturalmente -  ecco  il latitante senso civico degli italiani -  tutti   zitti e chini sugli smartphone, come se niente fosse.   L’unico che ha osato fare un commento -  il sottoscritto -  si è sentito rispondere che la bambina  "portava"  la  mascherina, che io me la prendevo con una piccola innocente  e che se avevo di questi problemi potevo anche prendere un taxi.

Questa donna  - la  madre -  ha mentito  nella piena consapevolezza  di mentire,  insomma spudoratamente, mostrando così di non aver alcun rispetto per se stessa, per la figlia e per  i presenti.  Inoltre,  il silenzio degli altri passeggeri ha evidenziato un’estesa  mancanza collettiva di senso civico.  
Ovviamente, un piccolo episodio, ma significativo. Purtroppo  l’ Italia non è  una nazione,  ma una  federazione di famiglie, dotate di forti istinti animali.  Probabilmente  gli italiani sono  vittime di un istinto  culturale atavico,  che gli antropologi chiamano familismo: quella  madre  ha semplicemente difeso come una lupa la sua lupacchiotta. Una cosa normale...
Detto altrimenti, la nascita della società implica  il contratto, ossia l’accordo sul rispetto da parte di tutti di alcune regole, di qui il  civismo di cui sopra. Per dirla con Hobbes, la società italiana   non ha mai assimilato culturalmente  il contrattualismo: nonostante l'alto numero di smartphone posseduti,   ampie sacche di italiani  vivono tuttora   in una specie di stato animale, pre-contrattualistico, dove alla prima occasione l’uomo si fa lupo all'uomo. 

Il civismo deriva  dal contrattualismo, un'idea teorizzata modernamente  in Gran Bretagna ,  poi diffusasi nel resto dell’Europa e del mondo. Le idee hobbesiane furono migliorate e perfezionate da Locke, padre senza saperlo del liberalismo moderno.Ovviamente l’idea liberale del contratto  non ha conquistato tutti  gli uomini  con la stessa intensità.  Il che perciò  spiega a grandi linee le differenze "civiche" tra nazioni nordiche e mediterranee.
Uscendo dalla metro, in pieno centro di Roma,  non ho potuto non osservare un  tappeto di mascherine verdastre, lasciate cadere  distrattamente  in terra da  altri  familisti  nostrani.  
Certo, le strade della  città non  sono pari ai salotti domestici…  Quindi che si fa? Si getta tutto per  la via.  Normalissimo, no?    



Carlo Gambescia