sabato 18 febbraio 2017

Mani pulite 25 anni dopo
 Tragedia in una battuta



Chi ricorda le tragedie in due battute di Achille Campanile?   Ecco  la tragedia Mani pulite ha avuto un solo  personaggio decisivo,  il giudice. E una sola battuta: “Noi incarceriamo la gente per farla parlare. La scarceriamo dopo che ha parlato”…  (Francesco Saverio Borrelli, cit. da  M. Feltri, Novantatré, Marsilio 2016, p. 27).
Con Campanile si rideva, con il giudice Borrelli  si piangeva.  Ben 32 suicidi.  Alla  fine dell’uragano, soprattutto mediatico,  quasi la metà dei processati e degli indagati (in tutto 4500 persone),  fu prosciolta dalle accuse o assolta in tribunale (citiamo sempre dal  libro di Mattia Feltri). Ciò significa che  molte persone subirono una detenzione ingiusta, solo perché, secondo il giudice Borrelli, dovevano parlare... Alcuni non ressero. Pertanto crediamo ci sia poco da commemorare, se non la decapitazione dello stato di  diritto. 
Si dirà, ma allora i corrotti?  La corruzione non si combatte con le telecamere, i proclami  giustizialisti e l’ingiusta prigione preventiva.  Ma ex ante, come provano numerose ricerche.  E come?   Riducendo le tentazioni. E in che modo?   Evitando i contatti tra pubblico e privato.  Detto brutalmente: privatizzando. O quanto meno provandoci.  La corruzione alligna e  prolifera nella zona grigia  tra  stato e mercato. Dove  c’è un divieto, spunta il  modo per aggirarlo.  E più questa area progredisce, come in Italia,  più la corruzione cresce,  trasformandosi  in "risorsa funzionale"  per i  burocrati e in costi  "quasi"  transazionali per  imprenditori. Fermo restando, il "danno disfunzionale"  per il sistema produttivo, perché  i costi corruttivi  verranno comunque trasferiti sui  beni prodotti. E di conseguenza sui consumatori.  Tra i quali ci sono  quei  cittadini indignati speciali,  che, continuando a farsi del male da soli, chiedono, gridando, come nel 1992 davanti al Palazzo di Giustizia,  più  vincoli e controlli. Quindi più pubblico in economia, e perciò più corruzione.   A Milano, si chiamano pirla,  a Roma Grillini,  a Bruxelles, populisti, a  Washington,  trumpisti.    
Parliamo di un meccanismo infernale, del do ut des,  che una volta  esteso all’intera economia, la paralizza per poi corromperla, e così via, seguendo un processo a spirale, dove è difficile capire chi abbia iniziato per primo.   Pertanto,  ecco la ricetta per uscirne fuori: poche regole generali ex ante  e controlli ex post
Si dirà, ma senza controlli preventivi (i vincoli di cui sopra)  chi tutelerà i cittadini? Si tuteleranno da soli, cautelandosi e informandosi. Più responsabilità  individuale, meno mani tese.  Dopo tutto, l’esistenza di  meno vincoli non implica, ad esempio,  l’abrogazione del codice penale per chi costruisca palazzi che non stanno in piedi.  Però, ci si chiederà,  perché  sacrificare delle vite?  Se il male della corruzione si può prevenire?  In realtà, è proprio  il meccanismo della prevenzione che, se affascinante in linea di principio,  lo risulta molto meno, in linea di fatto. E per una semplice ragione:  perché la prevenzione in ambito economico e politico determina quella sovrapproduzione di vincoli e controlli,  che a sua volta, causa il fenomeno, altrettanto inarrestabile, dell’ aggiramento dell'ostacolo in chiave corruttiva.  
Quindi bisogna "lasciar fare, lasciar passare".  Piaccia o meno, ma qualcuno si deve sacrificare. Certo, potrà apparire ingiusto dal punto di vista morale e irragionevole da quello  organizzativo.  Ma così stanno le cose.  La questione -  o se si preferisce, il  dilemma   - ha natura cognitiva.  Come scrive Hayek,

“ l’uso della ragione mira al controllo e alla prevedibilità. Ma il progresso della ragione procede sulle basi della libertà e della imprevedibilità. Chi esalta i poteri della ragione umana, generalmente vede solo un lato dell’incontro tra pensiero e azione umana, in cui la ragione è al tempo stesso utilizzata e modellata. Non s’accorge che, perché un progresso si verifichi, il processo  sociale da cui emerge lo sviluppo della mente deve restar libero dal suo controllo. Non c’è dubbio che l’uomo deve alcuni dei suoi maggiori successi del passato al fatto che non è riuscito a controllare la vita sociale. Il suo continuo progresso può benissimo dipendere dalla sua cosciente astensione dall’esercitare i controlli di cui  oggi dispone.” (F.A. Hayek, La società libera, Vallecchi 1969, p. 58, corsivo nel testo ).    

Da ciò si deduce che Mani pulite, come capita ai pessimi medici, curò i sintomi, scambiandoli per il male.  E per giunta in modo rozzo, perfino feroce.  Altro che stato di diritto.  Sicché non c’è proprio nulla da celebrare.

Carlo Gambescia