martedì 24 settembre 2013



La “prigionia dei numeri” 
e il ritorno della politica 




Invitiamo  gli amici lettori a non farsi  sfuggire l’editoriale di oggi dei professori Alesina e Giavazzi ( http://www.corriere.it/editoriali/13_settembre_24/numeri-deficit-taglio-tasse_bef857c4-24d7-11e3-bae9-00d7f9d1dc68.shtml  ). 
Il titolo è azzeccato: La prigionia dei numeri . E -  facile  intuizione -  si riferisce  al  famigerato contenimento al  3  per cento del deficit  2013.  La ricetta proposta  dai   professori è di  tagliare radicalmente  spesa pubblica e tasse.  Inutile, si sostiene, insistere sugli artifici contabili e l’aumento della tasse.  Servono le famose riforme. Anche qui nulla di nuovo. 
E allora?   Va riconosciuto che c’è del  metodo, nel  folle (per alcuni) liberismo di  Alesina e Giavazzi. Infatti, l’editoriale, pur nella sua brevità, indica  correttamente  dove tagliare e intervenire.  C’è però un punto che non  convince:  per fare le “riforme”  occorrerebbe, non un passo indietro della politica, come invocano da teorici puri del mercato Alesina e Giavazzi,  ma  tanta, tantissima politica.  Nel senso di un governo “blindato”, capace  di decidere (schmittianamente)  senza guardare in faccia e nessuno,  e perciò  in grado di procedere come un gigantesco carro armato,  schiacciando gli interessi   di tutti coloro  che  finora hanno goduto di rendite corporative.  E qui,  si pensi  ai frutti avvelenati  del parassitismo sociale: più spesa pubblica, più consenso contrattato, spesso sottobanco.   Un governo corazzato - attenzione -  che sapesse   tenere testa anche  ai "ragionieri" della Ue,  perché nell'immediato, come si accenna  nell'editoriale,  a causa delle misure  shock  il 3%  verrebbe sforato.        

Concludendo, altro che Letta, Berlusconi, Grillo, Renzi...  Qui   serve una signora Thatcher.  Dove trovarla?

Carlo Gambescia

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