martedì 10 settembre 2013


Il colore “giusto” della pelle rischia di non bastare

Barack Obama, il presidente “tentenna”  





Torniamo  ancora una volta sulla questione siriana. Non perché ci riteniamo esperti di politica estera, ma per ragioni sociologiche interne al funzionamento della  democrazia,  non solo statunitense. Ci spieghiamo subito.
È ormai evidente che Barack Obama non è assolutamente all’altezza della carica che ricopre. Il buon realismo politico - sorvolando sulla condivisione o meno della “linea dura” verso Assad -  impone che quando si decide pubblicamente un attacco militare è necessario metterlo in atto nel più breve tempo possibile: per ragioni tattiche (sorprendere l’avversario); strategiche ( creare  sul campo  le basi  per  vincere, anche diplomaticamente,  un possibile conflitto ristretto o allargato);  di  deterrenza ( tutti gli eventuali nemici, presenti e futuri, devono capire cosa rischiano).  Di conseguenza,  più Obama  tentenna  più rischia di perdere  faccia e posta in gioco.  E con lui  l’America e gli alleati.  
Come è possibile che un uomo politico di così scarse qualità sia riuscito a diventare presidente?  E qui veniamo al problema sociologico:  quello della selezione delle élite politiche  negli Stati Uniti e nei paesi liberal-democratici di più lunga tradizione.
Le ragioni naturalmente  sono numerose. Ne ricordiamo solo  una: nel conflitto elettorale oggi si tende a puntare  sull’immagine  politicamente corretta del leader.  Di qui, per tornare a Obama, l’idea che basti il colore "giusto"  della pelle  per essere anche capaci.  Il discorso potrebbe essere esteso alle cosiddette quote  e alle altre forme di discriminazione politicamente corretta oggi in uso.  Detto altrimenti:  certe qualità politiche (ad esempio, fermezza o prudenza quando occorrono)  sono indipendenti da fattori come il genere o la razza.  E far prevalere un candidato mediocre  su uno bravo  per ragioni  di pura immagine può essere controproducente.  Anche perché,  per reazione,  le opposizioni, soprattutto quelle extra-istituzionali,  tendono a guadagnare consensi  puntando su leader politicamente scorretti  Si pensi a certi pittoreschi  personaggi dell’estrema destra americana oppure alle oscene  battute della Lega  sulla signora Kyenge, che però,  sia detto con tutto il dovuto rispetto, sembra veramente diventata ministro per caso.
Insomma,  da un eccesso si passa all’altro. Cosicché  la tenuta della liberal-democrazia,  alla lunga,  non potrà  non risentirne.   

 Carlo Gambescia

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