giovedì 2 dicembre 2010

Il libro della settimana: Collectif, Evola - Envers et contre tous! , Avatar Éditions 2010, pp. 196, euro 20,00.

www.avatareditions.com



Gianfranco de Turris, forbito “evolologo” italiano (si può dire evolologo ?) ha scritto che Julius Evola “insegna quel disincanto di cui tanto oggi si parla, ma lo basa non sull’incoscienza, l’oblio di sé, o sullo scetticismo…ma esattamente sul loro contrario perché attraverso le sue opere si crede in qualcosa di più, fosse anche in quella che con un ossimoro si potrebbe definire utopia tradizionale”.

Perciò il pensiero di Evola è un pensiero forte che non fa prigionieri e che insegna, a colui che confida sinceramente nella Tradizione ad “aprirsi senza perdersi”. E che dunque disdegna i fedeli e causidici continuatori più devoti alla lettera che allo spirito del Maestro. La controindicazione è che un pensiero così radicale richiede anime grandi, oggi rare.
Fortunatamente gli autori dell’ opera collettiva Evola - Envers et contre tous (Avatar Éditions 2010, pp. 196, euro 20,00, 2° edizione ampliata) sono sicuramente anime forti. Ecco, tra gli altri alcuni nomi, non sconosciuti al lettore italiano: Thierry Jolif, Jean Parvelusco, Aleksandr Dugin , Christian Bouchet, Alain de Benoist, David Gattegno, Arnaud Guyot-Jeanin. Tra di loro ci sono tre italiani, piuttosto noti ai cultori dell’opera evoliana: Renato del Ponte, Claudio Mutti, Alessandra Colla.
In realtà però, come afferma Thierry Jolif nella sua introduzione, il pensiero di Evola, va oltre, e largamente, gli orizzonti del mondo moderno”. Siamo davanti a un pensiero capace di “vivere di forza propria” , “senza alterarsi”, pur incidendo nel senso di “essere nel mondo” di coloro che lo recepiscono (p. 12). Sicuramente gli “evolomani” storceranno il naso...
Quindi un pensiero “fecondo” come nota Alain de Benoist qualche pagina più avanti " suscettibile di nutrire la riflessione" post-moderna come in fondo sostiene anche de Turris. E in particolare, scrive de Benoist, nell’ “ambito dell’etica” oppure in altri campi grazie alla “sua critica argomentata dell' economicismo e del lavoro, o infine a proposito del contrasto, da lui evidenziato, tra il modello dello Stato-Nazione e quello d’Impero” (p. 55).
Quanto al rapporto tra Evola e la Nouvelle Droite, de Benoist è drastico. Infatti ribadisce che la ND “non ha mai ‘rivendicato l’influenza di Julius Evola”. E per due ragioni: “ Innanzi tutto perché l’influenza di un autore non si rivendica, quasi fosse un monopolio di qualcuno. Inoltre, la Nuova destra non ha mai privilegiato un solo autore. Anzi, ha costantemente cercato di far conoscere pensatori nei quali trovava elementi di riflessione per l’analisi e la comprensione del mondo attuale” (p. 52).
Dulcis in fundo, de Benoist definisce Evola un pensatore elitista e perciò incapace di capire il ruolo svolto dai popoli in alcuni importanti tornanti della storia.
Per contro, Aleksandr Dugin riconduce Evola alla “sinistra metafisica” e alla “rivoluzione conservatrice”. Riproponendo così la chiave transpolitica che caratterizza Evola - Envers et contre tous. Quella che per capire Evola “si deve respingere la dicotomia tra politico e spirituale”. Dal momento che “l’essenza del suo messaggio è paradossale”. Di qui - prosegue lo studioso russo - la necessità di comprenderlo, seguendo “il consiglio degli antichi maestri dell’alchimia occidentale: spiegare il paradosso con il paradosso, l’oscuro con l’oscuro” ( p. 68). Affascinante.
Concludendo, non si può non condividere quanto scrive Tierry Jolif: “L’opera di Evola resta un’ opera essenziale, di conseguenza riteniamo giusto, compatibilmente con i nostri mezzi, di proporre un’interpretazione che sia guidata non dal puro fideismo del devoto, ma dal sincero desiderio di favorire una riflessione di tipo tradizionalista . La sua opera impone il dialogo e merita di essere continuata. Purtroppo, non è esente da errori, di qui il dovere, affinché continui a vivere, di correggerli”. (p. 82).
Anche qui, ovviamente, gli “evolomani” storceranno il naso.

Carlo Gambescia


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