mercoledì 22 dicembre 2010

Politica, economia e Politica, economia e ideali evangelici
Dire troppo o troppo poco


La Chiesa Cattolica, sempre più spesso, assegna i voti di buona o cattiva condotta economica ai nostri politici. Non contenta auspica la nascita di una nuova generazione politica di italiani e di cattolici. Il problema non è da poco. Dal momento che concerne quello della formazione di una classe dirigente cattolica. Ma anche quello del rapporto tra cattolicesimo, economia e una politica che sembra avere retrocesso la Chiesa a puro e semplice gruppo di pressione. 
Come non si stancano di sottolineare i Vescovi, i cattolici in politica dovrebbero “incarnare” gli ideali evangelici e “tradurli nella storia”, non cercando “la via meno costosa della convenienza di parte comunque argomentata”. Servono - sono sempre parole del Cardinal Bagnasco - “italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l’agire politico".
Per dirla senza peli sulla lingua il riferimento gli “ideali evangelici” da incarnare e tradurre nella storia, dice troppo e troppo poco al tempo stesso. E ci spieghiamo subito con un esempio.
Mettiamo che al Governo vi fossero cattolici, duri e puri - si pensi ad esempio alle famose iniziative di La Pira per la fabbrica fiorentina del Pignone - che cosa dovrebbero fare i "nostri" governanti? Scendere in campo con i sindacati? Dal momento che non chiudere una fabbrica in passivo significa incarnare storicamente i valori dell’Evangelo? Ma potrebbero essere invocati gli stessi valori , anche nel caso di cassa integrazione a tappeto e finanziamenti a pioggia per la Fiat, come erano usi fare i governi democristiani, meno duri e puri, degli anni Settanta? Anche in questo caso verrebbero incarnati i valori evangelici? Difficile dire.
Qual è allora la risposta? Che parlare di valori evangelici in assenza di indicazioni concrete, operative, significa appunto dire troppo o troppo poco...
Ma del resto la Chiesa, non può fare diversamente. Anche se viene considerata un gruppo di pressione, con duemila secoli di storia sacra e profana alle spalle non può sentirsi tale. E quindi non può specificare e puntualizzare quel che ad esempio si debba fare concretamente caso per caso.
E’ chiaro, come su questi basi, molto dottrinarie, sia poi difficile formare una nuova classe dirigente cattolica. Dove trovarli e formarli i dirigenti cattolici? Nelle università di ispirazione cattolica si insegna l’economia tradizionale, con qualche minimo correttivo sociale. Quindi un giovane economista uscito dalla Cattolica, chiuderebbe senza alcuna esitazione una fabbrica in passivo, magari - ecco il correttivo sociale - dopo un periodo più o meno breve di cassa integrazione, dando così sostanzialmente ragione a Confindustria. E costringendo gli operai licenziati a trovarsi altri lavori, magari all'estero…
Concludendo, la Chiesa sembra portare dentro di sé una contraddizione irrisolvibile. O dice poco in termini di una concreta teoria economica alternativa, O parla troppo richiamandosi all’Evangelo. Come dire, Tertium non datur .
Carlo Gambescia

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