mercoledì 30 giugno 2010

A proposito di “poteri forti”


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Oggi la Commissione Ue presenterà le prime proposte per dare corpo alla riforma del “patto di stabilità” per renderlo più rigido e restrittivo nei criteri di gestione della spesa pubblica.
Invece di favorire corpose politiche pubbliche di rilancio dell'occupazione e degli investimenti, l’ Europa politica mostra di subire la severa linea monetarista della Banca Centrale Europea. L’economia, in particolare quella bancaria, pare perciò vincere ancora una volta su una politica che sceglie di piegarsi alle decisioni di Trichet e dei “poteri forti” che secondo alcuni sarebbero dietro il Presidente della BCE. In effetti, l'Europa politica sembra ben lontana dall'adottare l' idea, suggerita da qualcuno e invisa al banchiere francese, di tassare le transazioni borsistiche allo scoperto e di riflesso gli operatori creditizi e finanziari che le favoriscono.
Certo, a questo punto sarebbe molto facile parlare, in termini retorici, di "poteri forti che vogliono affamare i popoli”, eccetera, eccetera. In realtà, i poteri economici sono forti perché sono deboli quelli politici. Lo scambio sociale nelle democrazie è basato sulla competizione tra i diversi gruppi di pressione, di regola economici (bancari, industriali, sindacali). Naturalmente, si tratta di una competizione "regolata" in funzione dell' interesse generale, rappresentato appunto dalla politica. Perciò se l' "attore politico" invece di temperare si ritrae o resta a guardare, ecco, che l’economia “senza se e senza ma” torna a comandare.
Pertanto la vera questione del momento è quali strategie " politiche" seguire per garantire un nuovo equilibrio tra i diversi gruppi di pressione . Ovviamente nella democrazia. E non tornando all'Età della Pietra o a quella del socialismo reale.
Concludendo non esistono “poteri forti” in quanto tali, ma poteri che competono e sul cui equilibrio l’ultima parola spetta sempre al "potere" politico. L’Europa negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, dagli alti tassi di sviluppo, conobbe un grande progresso civile, sociale ed economico, proprio perché la politica riuscì a garantire, nella democrazia, rappresentativa e liberale, il giusto equilibrio tra i diversi gruppi di pressione.
E a quell’equilibrio, prima o poi, si dovrà tornare. Favoleggiare sugli "incappucciati" e sui "poteri forti" che avrebbero sempre dominato, con le loro trame, tutta la storia del capitalismo, vuol dire non capire nulla di sociologia e storia comparata dei sistemi economici. E soprattutto significa non amare la libertà, quella vera (o che comunque si avvicina...). Ma credere nelle favole dei decrescisti e dei nostalgici delle più disperate ideologie.
Ma soprattutto significa non riuscire a spiegare una cosa molto banale. Quale? Le vere ragioni del perché i nostri nonni erano costretti ad andare in giro scalzi, e magari fino in America, mentre noi di scarpe ne abbiamo anche troppe e negli States andiamo in vacanza… Ora, di sicuro, libertà non è comprare un paio di scarpe. Ma essere messi nella condizione di poterle comprare. Insomma, di poter scegliere liberamente.
Anche di andare in giro a piedi nudi...


Carlo Gambescia

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