mercoledì 24 giugno 2020

La fase  “post Covid” che rischia di  non finire più
Caos calmo




Sono mesi che ripetiamo le stesse cose. Il Covid non è la peste del Terzo Millennio, colpisce  al  99 per cento anziani e  persone con “patologie pregresse”.   Chi invece  ha pagato veramente  - notizia di oggi  -  sono i malati di tumore al polmone  che non hanno potuto accedere alle terapie intensive , riservate in tutta Italia  al  diluvio  annunciato di casi di  Covid  che invece  non  si è verificato (*).
Sarà interessante scoprire, in termini di tassi di mortalità,  quel che la pandemia psichiatrico-politica,  reinventata da  governi  ammalati  o contagiati dal populismo,  ha  prodotto  nell'ambito delle altre patologie.  E, crediamo,  proprio  a causa della riduzione, anche in termini di spazi fisici,  dei piani terapeutici ai casi più gravi.  Nonché, altra cosa importante, del conseguente  azzeramento delle attività ambulatoriali di rivalutazione e prevenzione. Per inciso,  ecco rivelato l'autentico pericolo del  welfare totalmente dipendente da stato e governo: per condannare a morte un paziente  basta un colpo di spugna deciso in alto.  
Sotto i nostri occhi, come ripetiamo da mesi,  ciò  che poteva essere l’immaginazione di un disastro si sta  tramutando in terribile  realtà.  L’Italia è paralizzata, in  tutti  i settori.  Ci  si balocca con lo smart working,  misura che invece sta  falcidiando l’indotto economico e sociale che gravita intorno al mondo del lavoro in presenza: dalla ristorazione ai trasporti.  E presto, come osservava ieri il Sindaco di Milano, l’occupazione nel suo complesso,  con imprese  a profitto zero, non potrà non  risentirne gravemente.
Altro triste esempio. L’Italia sta andando  a fondo e il Ministro dell’Istruzione vuole passare alla storia  promettendo  la riapertura delle scuole a settembre “in totale sicurezza”. Ma dov’è il pericolo? Quando  al di sotto dei quindici anni, non ci sono state praticamente vittime?   
Tutto ciò è folle. E purtroppo  i richiami alla forza della ragione non sembrano assolutamente scuotere i governi populisti, o contagiati dal populismo   che continuano a  imporre divieti e  controlli. 
Regolarità  metapolitica:  il potere una volta che ha saggiato  la sua forza -  come ha provato il Lockdown -   difficilmente  è  disposto  a fare un passo indietro. Ovviamente, potere significa burocrazia, e burocrazia significa  caos apparentemente calmo.  Cioè,  che tutto rischia  di sembrare normale, incluse le inefficienze, le lentezze, le prepotenze (tipiche di ogni burocrazia),  perché i cittadini si comportano come spugne: assorbono, adattandosi  al peggio.  Sicché,  a poco a poco,   tutto finisce per sembrare normale.  Un caos, quindi, calmo…
L’italiano sembra subire, serenamente o quasi, tutto…  Come nel film di Moretti,  in cui un padre traumatizzato da un lutto familiare,  passa le sue giornate seduto su una panchina, aspettando che la figlioletta esca di scuola, “in sicurezza”, grazie all'incombente  figura  paterna che  domina con lo sguardo i giardinetti di fronte all'edificio scolastico.
Ecco, si sostituisca il governo  a quel padre e il gioco è  fatto.   
Si potrebbe anche  parlare di banalità del bene. Un bene imposto dall’alto e reputato come frutto di un potere "benevolo" dagli stessi cittadini, del resto blanditi con promesse di aiuti e minacciati, se disobbedienti,  di  pesanti sanzioni.           
Un disastro, innanzitutto morale, perché come ogni tirannia,  soprattutto se in nome del “bene comune” (altra parola magica), l’obbedienza a ciò che viene rappresentato e giudicato come "normale",  spezza  la spina dorsale degli individui: "Si fa così, perché è giusto fare  così". E così via...  Si serve il potere volontariamente o quasi.
Insomma,  il caos calmo  potrebbe durare per anni.
  

Carlo Gambescia