domenica 28 giugno 2020

L’articolo di Riccardo Ficini
A proposito di  metapolitica…

Ringrazio, innanzitutto, il dottor Riccardo Ficini, studioso di filosofia politica,  della citazione nel succoso profilo dedicato alla  “metapolitica”  (*).
Ovviamente   riconosco  l’importanza del  taglio metodologico del suo articolo,  teso a ricondurre il concetto di metapolitica nell’alveo della filosofia politica. In particolare ho apprezzato  la giustificata attenzione  verso  una filosofia concreta del lessico concettuale: quel lessico che innerva, talvolta pregiudicandole, talaltra no, la cognizione e l'azione politiche.  
Tuttavia, l’ambito in cui si muove la mia ricerca è metodologicamente diverso,  non dico sia migliore, però, di sicuro diverso  da  quello del dottor Fucini.  A ciascuno il suo, ci mancherebbe altro.  
Io intendo la  metapolitica  quale  studio delle regolarità politiche e sociologiche  che caratterizzano l’azione politica, ossia dell’uomo in situazione:  regolarità  che non possono essere ignorate da chiunque si ponga seriamente  il problema dello studio teorico dell’uomo in ambito politico.  Si pensi, ad esempio, quanto a regolarità,  al conflitto amico-nemico,  alla struttura elitaria ed egemonica del potere, alle dinamiche protezione-obbedienza,  movimento-istituzione,  nonché al ruolo della "tradizionalità"  secondo i diversi tipi sociali,  eccetera, eccetera.
Insomma, la metapolitica come studio di ciò che non è transeunte, ma persiste,  pur nella diversità dei contenuti storici. Penso quindi a  una disciplina  di taglio scientifico,  che pur partendo dalla politica,  sia capace di andare oltre,  senza però mai  perderla di vista  nelle sue forme o regolarità metapolitiche, scientificamente acclarate,  ovviamente fino a prova contraria. Quindi, per capirsi,  popperianamente, falsificabili.

Di conseguenza, come ha ben rilevato il dottor Fucini,  uso distinguere tra  una teoria  metapolitica (come studio delle regolarità) e un’azione metapolitica (che rimanda all’attore sociale e alle sue pratiche situazionali): a un uomo, in questo secondo caso, che spesso inconsapevolmente, anche constrastandola, parla in prosa metapolitica senza neppure saperlo...
Diciamo che   - semplificando al massimo, quasi banalizzando  -  la metapolitica à la Carlo Gambescia  è una specie di sociologia-politologia storica  che si articola intorno all’uso euristico di alcune regolarità, storicamente osservate  (almeno finora). 
In sintesi, la metapolitica - certo, dal mio punto di vista - non deve occuparsi dello “stato ottimo”, come dovrebbe essere sotto l'aspetto etico-politico, ma dello stato, o meglio della politica, anzi del "politico",  di cui lo stato è una delle incarnazioni storiche,  come è.  

Carlo Gambescia