lunedì 30 dicembre 2019

Riflessioni
Populismo e  antisemitismo
                    


Certo, discutere del pericoloso  e crescente ritorno dell’antisemitismo, fatto che oggi è su quasi tutti i giornali,  non è un  bel modo per mettere la parola fine al  2019.
Inutile però  girare intorno all’argomento: l’ascesa del populismo, come del resto è sempre stato nella Russia zarista come negli Stati Uniti di fine Ottocento,  racchiude in sé  una innegabile e forte  componente antisemita.  A sua volta,  l’antisemitismo, come insegna Hannah Arendt, è una componente del totalitarismo.

Pertanto c’è di che preoccuparsi.  L’antisemita, in genere un fallito sociale,  scorge nell’ebreo il capro espiatorio: il responsabile ultimo della sua condizione.  Va sottolineato, sulla scorta di un famigerato  saggio di Marx, che l’antisemitismo riassume tristemente in sé, la doppia condanna dell’ebreo in quanto borghese, e del borghese in quanto ebreo. Di qui,  la non proprio singolare e inaspettata fusione tra antisemitismo di destra e di sinistra. Parliamo di  un processo politico che nel populismo, fenomeno politicamente trasversale, ha perciò un potentissimo veicolo  di incubazione che conduce a ciò  che i mass media, sbrigativamente,  definiscono il movimento rosso-bruno.  Un magma ideologico che rappresenta, ovviamente in prospettiva, la reincarnazione del totalitarismo  fascista e comunista.
Ciò significa che il populismo andrebbe contrastato in modo inesorabile perché  racchiude  in sé quei germi velenosi  che favoriscono la nascita  di  regimi politici nemici della liberal-democrazia.

L’Occidente euro-americano è cosciente di questo pericolo? Sembra proprio di no.
L’Unione Europea in particolare, oltre ad aver inglobato  paesi dell’Est Europa, dalle tradizioni politiche fortemente antisemite, accetta la fittizia distinzione tra antisemitismo e antisionismo, condannando il primo e tacendo sul secondo. Israele nell’immaginario criptotalitario della destra e della sinistra populiste, viene rappresentato come un feroce  stato colonialista…
Un’ipotesi surreale, che però  sviluppa in  forme diverse la sostanza dello stereotipo  antisemita dell’ebreo crudele,  avido di soldi come di potere. Una vergogna.
Sono scempiaggini. Che la ragione può spiegare e dissolvere alla luce delle argomentazioni.  Eppure siamo qui a discutere di ritorno dell’antisemitismo. Evidentemente c’è un lato oscuro nell’uomo. E il populismo riesce a coglierlo e rianimarlo.    

Carlo Gambescia