giovedì 5 dicembre 2019

Giorgia Meloni, l'Ue e la Resistenza  
"Brutta ciao…"


“Bella ciao”  può essere  collegata  all’ immaginario comunista  della  Resistenza? In realtà, i partigiani “rossi”, sotto il piombo nazifascista intonavano altro,  perché "Bella ciao"  non era così diffusa, come  ad esempio,  “Fischia il vento” dai contenuti politici molto più espliciti,  riscritto sulla  falsariga musicale di "Katiuscia".  
In realtà,  il canto,  come  spiegano  gli storici, si affermò  e diffuse dopo,  negli anni successivi al conflitto. Ottimo esempio di come "inventare" una tradizione politico-canora.  
"Bella ciao" in seguito fu ripresa anche all’estero,  come motivo  libertario,  pacifista,  antifascista. E ancora oggi è sulla cresta dell’onda, cantato dai guerriglieri  curdi come dai manifestanti  cileni. Una canzone di libertà.  Tutto qui.    
Riteniamo  però che  la reazione spropositata  di Giorgia Meloni non dipenda dalla natura libertaria e pacifista della canzone. O comunque non solo.   Per inciso,  il suo riferimento all’Unione sovietica   è ridicolo e frutto di crassa ignoranza storica.   Magari se  i commissari avessero cantato  "Fischia il vento"  o  "Katiuscia",  allora, sì, che potremmo parlare, eccetera, eccetera.
In realtà, quel che infastidisce la post-missina è  l’impronta antifascista del canto. E per quale ragione? Perché, come tutti i post-missini, Giorgia Meloni è rimasta fascista dentro.  Di qui l’astio pavloviano, semplificando,  verso il  "pop" antifascista, secondo i fascisti però.  
C’è anche un’altra motivazione. Quale? La strisciante legittimazione culturale,   in atto nel Paese,  del fascismo  come di  una dittatura benevola che arginò  il comunismo e che  commise solo due “piccoli errori”: quello di promulgare le leggi razziali e di allearsi con Hitler. Di qui, il viscerale anticomunismo meloniano,  che però non ha nulla di democratico e antitotalitario,  perché difende l’esperienza della dittatura  fascista.
Si dirà che Giorgia Meloni, pubblicamente, non ha mai rivendicato l’eredità fascista. Il che può essere vero.   Però è altrettanto vero,  per citare non “Bella Ciao” ma la vecchia canzone dei Mattia Bazar, che “c’è tutto un mondo intorno”...  Si guardino ad esempio le pagine  culturali  del “Secolo d’Italia”, quotidiano fiancheggiatore,  dove il revisionismo è di casa (*). E chi tace, soprattutto se leader, acconsente. 
Gorgia Meloni e Francesco Storace, direttore del "Secolo"


Diciamo che il trucco è far circolare idee fasciste - come ad esempio  definire “Bella Ciao” canzone sovietica -   senza però riferirsi esplicitamente  al  fascismo.
In qualche misura si tenta di andare oltre la vecchia idea, sempre cripto-fascista (ma "moderata")  di  parificazione-pacificazione tra rossi e neri.
E come? Imponendo  l’idea che la Repubblica sociale, combattuta solo dai “partigiani rossi” che intonavano “Bella Ciao”, difese l'Italia dal comunismo. Due stupidaggini in una: perché la Resistenza partigiana fu fenomeno politicamente policromo di uomini e donne che, come detto, non potevano  cantare in coro  un inno diffusosi nel dopoguerra.
Difese l'Italia da comunismo... Il che in parte è vero. In piccola parte diciamo.  Perché, purtroppo la Rsi "difese" l'Italia  anche  dagli Alleati e dai partigiani democratici,  dai miti e  incolpevoli ebrei, dai milioni di italiani  che stanchi, impauriti,  affamati  non  ne potevano più delle bolle d'aria del nazional-fascismo e delle feroci prepotenze degli  sgherri hitleriani.  
Non aver capito questo  significa perseverare nell’errore fascista e soprattutto  ingannare  la gente. E in ciò Giorgia Meloni  sembra essere molto brava.
Anche bella magari? Mah… Diciamo “Brutta ciao”.

Carlo Gambescia                        
    
(*)  Per farsi un’idea:  https://www.secoloditalia.it/category/idee-a-destra/