venerdì 9 febbraio 2018

  Macerata, prove tecniche di opposti estremismi     
Quanto è bello soffiare sul fuoco



“Il manifesto” soffia sul fuoco. Rimprovera al Ministro dell’Interno, che ha proibito la doppia manifestazione a Macerata (razzista e antirazzista), di   trattare fascisti e antifascisti alla stessa stregua. Perché la democrazia -  si sostiene  - si difende con la democrazia, "e storicamente in Italia, da chi scende in piazza”. Per in inciso, si tratta dello stesso atteggiamento (nobilitato come Militant Democracy)  che ha spinto la Fondazione Feltrinelli a cassare la conferenza di Alain de Benoist.
Però,  a rigor di logica, anche Forza Nuova, scendendo in piazza difenderebbe la democrazia… O per “il manifesto”  esistono due piazze, una di sinistra, buona, una di destra o estrema destra, cattiva?
“La seconda che hai detto”, per dirla con un famoso comico. In realtà, la democrazia, non si difende nelle piazze, soprattutto se si va armati di bastoni  e con intenzioni pessime, a prescindere da ideologia e colore politico. 
E dove e come si difende? In linea di principio  la democrazia dovrebbe  difendersi  da sola  con i fatti  del buongoverno, senza agitarsi troppo e soprattutto  senza "agitare" le piazze, rinfocolando vittimismo e  scontento.  I britannici, che di democrazia se ne intendono (almeno fino alla Brexit), parlano di understatement.  Per evitare la canea,  serve però  senso della misura,  o  in termini dotti, prudenza politica:  virtù, a dire il vero,  che attraversa le più diverse forme di regime, anche un dittatore, si pensi a Franco, può essere prudente, Per contro, un leader democratico ritenuto addirittura "cristallino", come  John Fitzgerald Kennedy, può condurre un paese in guerra o sull’orlo del conflitto. Insomma, la cultura della prudenza,  che scorge nella politica l’arte del possibile, non dipende dal tipo di regime, ma  rinvia alla natura caratteriale  dei capi e alla  formazione-selezione  delle élite politiche. Diciamo che è frutto della meritocrazia  come del caso.   
In Italia, con la scomparsa a furor di popolo  delle classi dirigenti della Prima Repubblica,  in primis le  democristiane e comuniste,  pur con tutti i loro grandissimi  limiti,  la cultura della  prudenza politica, incarnata prima  da figure, di grande spessore,   come Togliatti e De Gasperi, poi di livello inferiore, ma comunque accettabile, come  Andreotti,  Moro,  Berlinguer,  è andata scomparendo.  Sicché, via via,  un  dibattito politico, sempre più povero, alimentato da una cultura giustizialista, del gioco al rialzo morale, vittima, a sua volta, di   un moralismo plebeo,  ha progressivamente invaso e   aggredito la società  come un cancro. 
Il che spiega perché la sinistra radicale, quella ideologicamente più insensata, che nulla ha mai  imparato dalla storia,  surroghi l'idea di rivoluzione, finita in soffitta, per ovvi motivi organizzativi, con la democrazia militante  che si difende in piazza. In questo modo però,  la sinistra "piazzaiola" rischia di fare  il gioco della destra fascista e razzista e degli opposti estremismi. Che senso ha prendersela ingiustamente,  come fa  "il manifesto",  con  Minniti?   Ministro che ha lavorato molto bene.  E che sarebbe piaciuto a Togliatti.
Non dimentichiamo,  infatti, che il Migliore fu  il Guardasigilli  che, prudentemente,  amnistiò  i fascisti.  Che  all’epoca,  numericamente,   non erano proprio i quattro gatti di Forza Nuova.     


Carlo Gambescia