martedì 27 febbraio 2018

     Maltempo e politica
Quando le società si incartano



Esiste un ramo della  sociologia che studia i disastri naturali, gli effetti sociali  delle calamità e come prevenirli.  Esistono centri di ricerca,  cattedre, convegni,  seminari, manuali,  lezioni, esami. Quel che si chiama  tecnicamente  istuzionalizzazione di una disciplina.
Che c’entra questo con l’arrivo di Burian e della neve sull’Italia?  Che una cosa è la capacità cognitiva, un’altra l’implementazione.  Scienza e Organizzazione  sono due cose completamente diverse. È vero che esiste una Scienza dell’Organizzazione, che, però,  più o meno, finisce sempre per  subire lo stesso triste  destino ministeriale  della sociologia  delle catastrofi  e dei traumi culturali: bolle d'aria, in brutto stile amministrativo.
Per farla breve: una cosa è l'idea, un'altra la pratica. Semplificando al massimo: la scienza crea delle aspettative, l’organizzazione le disattende.  E non può non disattendere.  Ovviamente, non tutto il mondo è paese. Le tradizioni politiche e civiche  di antica e buona amministrazione contano.  Ecco però il punto:  oggi  le aspettative crescono a vista d'occhio, seguendo ritmi mediatici inarrestabili.  E, per giunta,  in un quadro politico,  che brillando per demagogia,  sacralizza il diritto a tutto, perfino alla "protezione totale".  Di conseguenza,  le organizzazioni,  pubbliche o private che siano, non riescono a tenere il passo.  Sicché, le società rischiano di incartasi regolarmente per sovraccarico della domanda.    
Per fare un esempio recente,  se nevica e si fermano i treni e gli aerei per ragioni di sicurezza, la colpa viene subito  attribuita  non  al maltempo, ma a chi, non ha saputo, prevedere, organizzare, decidere. E soprattutto, far viaggiare le persone con ogni tempo, come invece promette miracolosamente una scienza, che va verso il popolo, attraverso la volgarizzazione mediatica  della fiction meteorologica.. Sicché,  dal momento che l'uomo in realtà è rimasto cerebralmente  e socialmente "antico",  subito si riaffacciano quei  processi politici  che si nutrono di  leggende metropolitane sulla piovra aerea e ferroviaria, eccetera. "Malgoverno!" si accusa, alimentando una corsa al rialzo, che tra l'altro finge di ignorare come l'implementazione implichi una ricaduta legislativa, condannata, come ogni forma di costruttivismo, ad aggrovigliarsi in leggi e regolamenti, competenze, tutti  viluppi che finiscono per viziare i  processi organizzativi. Si chiama eterogenesi dei fini sociali: vuoi il bene, ottieni il male ( e viceversa). Le società, sono al di là del bene e del male. E alla mano invisibile del sociale, non si può comandare.  
Ovviamente, come dicevamo, dove ci sono buone tradizioni amministrative,  il peso della mitologica caccia alle streghe aereo-ferroviarie è meno significativo, ma comunque influente. Resta infatti innegabile  la centralità politica  della figura di un  consumatore perennemente incazzato (pardon), pronto a inveire  contro lo "stato  criminale" e il "privato vampiro" che impedirebbero alle cose di funzionare "per bene".  Il populismo contemporaneo, a differenza di quello classico,  andrebbe riletto alla luce di questo divario, del resto scontato e innegabile, tra  scienza e  organizzazione.
Ripetiamo:   siamo davanti  a  un  problema di  percezione  collettiva  -  deviata -   del rapporto tra teoria scientifica (perfetta)  e costruttivismo sociale (imperfetto),  che vede l’ Italia tra  gli  esempi  di scuola, anche in chiave politica.  Il Movimento Cinque Stelle, fin dal nome,  non è altro che il prolungamento politico di una specie di guida per consumatori ai migliori alberghi politici.  Grillo e Casaleggio padre hanno fondato  il partito dei consumatori politici italiani: gli stessi  che sbraitano davanti agli schermi delle partenze,  intervistati da giornalisti catastrofisti  formato iene,  felici  di sentirsi raccontare,  che:  “Nel Terzo Millennio  è inaudito che  i treni non  possano partire a causa della neve…”.  
Chissà un giorno con la smaterializzazione  fisica si potrà finalmente viaggiare,  con ogni tempo, anche il peggiore…  Nessuno però  lo dica a Grillo.  E soprattutto a Di Maio.  Magari ci credono pure...

Carlo Gambescia