sabato 10 febbraio 2018

Fascismo/Antifascismo: 
non se ne può più
(Le manifestazioni di Macerata)



È stupefacente  come ancora  ci si confronti,  dopo più di settant’anni,  a colpi di slogan  fascisti  e antifascisti. Ovviamente, pensiamo alla manifestazione “antifascista”  che si terrà  a Macerata,  di natura prettamente ideologica, come del resto certe  "esternazioni" di segno contrario, "in nero", meno affollate,  ma  inquietanti.    
Però "stupefacente" fino a un certo punto.  In politica,  le ideologie  a prescindere dal  valore cognitivo, sono essenzialmente risorse emozionali:  “proiettili” di carta,  retorici, da usare per sconfiggere, sul piano dei "sentimenti" collettivi, l’avversario.  Per quale ragione parliamo di  “piano collettivo”? Perché sotto l'aspetto dei comportamenti sociali, qualsiasi idea, anche la più nobile e articolata, pur di  arrivare a tutti, e quindi trasformarsi in idea-forza, capace di convincere e vincere,  non può non assumere inevitabilmente, per trascinamento collettivo,   una forma semplificata, priva di qualsiasi sfumatura. Il fenomeno (della semplificazione),  sociologicamente parlando, si è notevolmente accentuato con l’avvento della società massa.  I Social, oggi così discussi, hanno solo offerto all' "uomo-massa", di orteghiana memoria, un' autostrada, emotivo-retorica, a dieci corsie.
Insomma,  fascismo e antifascismo  sono pure e semplici risorse ideologiche  e politiche. Ben diverso sarebbe il discorso, se invece ci si impegnasse sul piano dei valori comuni alla moderna società liberale. Come? Ad esempio, scendendo in piazza per manifestare in favore della libertà contro il totalitarismo.  Il che però, per dirla con una "filosofa", nostra contemporanea, Gianna Nannini, "è bello e impossibile". Perché antifascisti e fascisti condividono  la stessa  ripulsa verso il   liberalismo moderno:   gli antifascisti,   perché  non hanno mai rimosso l’eredità marxista di una società perfetta, egualitarista, da imporre con la forza;   i fascisti, perché   si sono ben   guardati  dal respingere l’idea di una società gerarchica, anti-egualitarista, da perseguire con la violenza. 
Si dirà:  ma il liberalismo non è a sua volta una risorsa ideologica? Diciamo che il liberalismo è l'involucro della modernità. E' qualcosa di più:  Croce  parla di "pre-partito", una "filosofia" necessariamente comune a tutte le forze politiche moderne che aspirino a una "società aperta", per dirla con Popper. Quindi tutto posto? No, perché  ad esempio in Italia,  lo schema fascismo-antifascismo, rinvia, dal punto di vista dei “proiettili” retorici,  all’idea della repubblica antifascista,  ma non anticomunista: idea fondata  sulla furba e falsa equazione, già togliattiana,  che l’anticomunismo, e quindi anche le correnti liberali che lo avversano, siano  cripto-fasciste.  Quindi addio pre-partito e  metapolitica (dell'azione) liberale.  
L’idea stessa di  totalitarismo, per un verso, viene addirittura  rivendicata dal fascismo di Salò e da larga parte dei post-fascisti missini, aennini, eccetera,  in particolare i militanti, e per l’altro negata, prima dai comunisti, poi dai suoi variegati successori, perché, come spesso si legge,  inutile eredità della Guerra Fredda  e,  per giunta,   troppo impregnata di liberalismo.
Qualche mese  fa scrivevamo del “pericolo fascista” (*). Che indubbiamente esiste,  però   come armamentario ideologico. Esiste, insomma,  un  immaginario etnocentrico e  gerarchico,  pronto all’uso, soprattutto  in una società ad alto rischio di razzismo, per ragioni storiche, sociali, redistributive e perfino umorali.  Tuttavia,  lo scatenamento degli istinti carnivori,  per ora latenti nella nostra società,  rischia di essere  alimentato  dalla stessa sinistra che  manifesterà a Macerata in nome di un antifascismo zoppo,  privo della fondamentale componente anti-totalitaria: una sinistra, insomma, che rifiuta, solo perché ritenuta a priori fascista, qualsiasi politica di controllo dei flussi migratori di tipo prudenziale-liberale, politica che invece  "inciderebbe" sul malcontento razzista limitando i pericoli di contagio.  Si può essere più rigidi di così?
Il fascismo, alle sue origini, si nutrì  di  una  crisi dello stato, i cui dirigenti si mostravano  incapaci di prendere qualsiasi decisione. Purtroppo,  si era dinanzi  al  dissolvimento di  una classe politica liberale, popolare,  socialista  che invece di governare  si baloccava con le parole d’ordine della democrazia sociale.  E oggi? Ovviamente Di Maio  non è  Mussolini: però si  noti come il M5s  si sia ben guardato dal partecipare alla manifestazione di Macerata, senza per questo appoggiare i gruppetti neo-nazisti.  Per ora, ovviamente.
Invece di scendere in piazza, in nome dell’antifascismo immaginario ( o quasi),  si cerchi  di prevenire le ragioni  che potrebbero essere alla base di un possibile ritorno dell'immaginario fascista. Il giochino - e qui torniamo ai proiettili di carta -  dell’identificazione tra  cripto-fascismo e qualsiasi tentativo di controllo dei flussi è molto pericoloso, perché rischia di alimentare risposte oltranziste di segno contrario. O ancora peggio, che qualcuno ne approfitti.
Qualsiasi  riferimento al movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non  è puramente casuale…


Carlo Gambescia    



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