venerdì 2 febbraio 2018

I “bracciali” di Amazon e il riflesso anticapitalista

Borghesi vigliacchi


Non sappiamo come finirà la storia  del “bracciale",  perché per ora si parla solo  di un brevetto. E non sappiamo neppure se  si possa definirlo  bracciale.  Ma il solo fatto che Amazon abbia ventilato l’idea di accrescere la produttività, monitorando  l’efficienza dei dipendenti con un “prolungamento” elettronico, per ora definiamolo così, ha scatenato in Italia  il  più classico dei riflessi  anticapitalistici.  A partire, dalla co-conduttrice di Unomattina, Francesca Fialdini,  che ha parlato -   dicono a pappagallo -  di un ritorno della  “palla del piede, come un tempo  per i carcerati”,  fino alla stupefacente reazione di Paolo Gentiloni, che credevamo dalla parte del libero mercato:  “La nostra sfida è il lavoro di qualità e non il lavoro con il braccialetto”…   Si noti anche la prima pagina del “Corriere della Sera”, un tempo (a dire il vero ormai molto lontano) il più importante  quotidiano della grande borghesia liberale,  che  invece rilancia, senza criticarle, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio.
Che la Camusso  e la sinistra lamentosa (di  Grasso e  Boldrini)  attacchino Amazon è nell’ordine naturale della stupidità umana.  Ma che, ad esempio,  Giorgia  Meloni, alleata di Berlusconi, imprenditore e  leader del blocco moderato,  parli  di lavoratori “ridotti a schiavi” è inaudito.  Del resto lo stesso Cavaliere, che di solito dice la sua su tutto,  ha preferito,  per ora,  tacere.

Il punto è che  in Italia non c’è mai stata una autentica rivoluzione borghese e di riflesso una coscienza borghese. In un paese di tardo capitalismo,  la borghesia, sia in alto che in basso, ha sempre cercato protezione nello stato, dall’imprenditore sovvenzionato al piccolo borghese sempre a caccia di prebende pubbliche e  di posticini  statali.  
In Italia la figura del capitalista puro, salvo rare eccezioni,  non è mai esistita. E di conseguenza l’alta borghesia continua ad avere paura della libertà di mercato. Così  come il ceto medio, che invece di rappresentare  il nerbo sociale di un partito conservatore e liberale, si comporta da individualista nel privato familiare e da mendicante welfarista, in quello pubblico.Una tragedia. 
Non si comprende che il “braccialetto” se  considerato umiliante, come si legge, “per la propria privacy”, può essere rifiutato, cambiando lavoro.   Però in Italia, ecco il punto, dal momento che il mercato del lavoro è ingessato,  non si può cambiare lavoro con facilità.  Siamo davanti a un giro vizioso: non c’è lavoro, perché non c’è libera rotazione,  e non c’è rotazione perché  si teme di perdere il  lavoro che si ha.  E perché si teme di perdere il lavoro?  Perché non c’è rotazione.  
E che si fa? Invece di snellire il mercato del lavoro, favorendo produttività e rotazione,  lo si appesantisce introducendo vincoli di ogni genere, fiscali e  giuridici.  E, cosa più grave, presentando qualsiasi innovazione, che può favorire la produttività, come un attentato alla libertà dei lavoratori. 
In realtà,  i primi attentatori sono quei borghesi vigliacchi, grandi e piccoli,  che per quieto vivere preferiscono sposare la causa dei  nemici della borghesia e del libero mercato.  
Carlo Gambescia