lunedì 5 febbraio 2018

Razzismo
  Occhio alla polarizzazione (elettorale)...



Si chiama polarizzazione ideologica tra i partiti.  Più è  larga   più diviene difficile, se non impossibile,   governare  un paese,  a maggior ragione una democrazia rappresentativa, prolungamento istituzionale dell'idea di  politica come arte del possibile.
Si prenda ad esempio il tema dell’immigrazione.  Se si leggono i programmi politici  per le prossime elezioni  si scopre che quelli della destra estrema  e del  centrodestra   hanno sposato,  grosso modo, lo slogan del  “Prima gli Italiani”,  mentre il Pd, dedica poche righe alla questione,  come del resto il  M5S.   LeU, invece,  sposa la posizione  radicalmente opposta a quella delle  destre.
Diciamo che si va dal fronte rifiuto, che evoca scenari apocalittici    (Fn, CasaPound Italia, Lega, FdI, FI),  alla sua negazione come problema specifico (Pd e M5S),  fino alla crescente  apertura in nome dell’uguaglianza e della bontà umana (LeU).  Invitiamo i lettori a documentarsi direttamente presso il  sito del Ministero dell’Interno - cliccando su  Elezioni Trasparenti -  dove sono depositati i programmi dei partiti   (*). Anche per verificare l’esattezza delle nostre osservazioni.
Pertanto, se è vero  che le parole, sociologicamente parlando,  sono pietre,  il muro  tra i partiti rischia di diventare insuperabile  come,  di conseguenza, quello  tra i  diversi  elettorati.
Le posizioni più pragmatiche sono quelle del Pd e di Cinque Stelle. Nel programma pentastellato si parla  genericamente di “Stop” -  attenzione -   al “business dell’immigrazione” (punto 8). Come? Attraverso "rimpatri immediati per gli irregolari"  e  "10.000 mila nuove assunzioni nelle commissioni territoriali per valutare in un mese, come negli altri paesi europei, un migrante ha diritto di restare in Italia o no". Tutto qui.  I grillini dicono il meno possibile, per avere le  mani libere.
Il Pd, se la cava invece, chiamando in causa l’Europa e minacciando di  “stabilire una correlazione” tra il  contributo italiano al bilancio europeo e gli   "impegni che i paesi che ricevono quei soldi mettono nella gestione della migrazione"  (punto 9). Nessun accenno allo ius soli.  Non ci si vuole compromettere.  Il che però,  come poi  vedremo, risulta interessante,  meglio promettente.
Naturalmente, come sta accadendo dopo Macerata, quanto più  il dibattito si polarizza, tanto più le posizioni intermedie sull’immigrazione, come quelle del Pd e del M5S, rischiano di essere sommerse da un elettorato, come del resto provano i sondaggi, sempre più decisamente pro o contro l’immigrazione, con una  prevalenza dei contrari, per alcuni osservatori netta, per altri no.
Insomma, per le forze tendenzialmente moderate, in particolare il Pd, sull’immigrazione, non sembra  esserci partita elettorale.  Di conseguenza, i partiti di  destra, compresa FI,  potrebbero avvantaggiarsi elettoralmente.  E, per contro, la sinistra antirenziana, uscirne penalizzata. Così come potrebbe risentirne anche il voto pentastellato.
Ovviamente, non è una buona notizia  per l’elettore  politicamente di centro.  Ma neppure per la governabilità del  sistema politico.  Quanto più il dibattito si inasprisce, quindi si polarizza, tanto più la destra, divisa su tutto il resto  ma  unita sulle politiche anti-immigrazione, rischia di vincere per poi non riuscire a governare. Come?  Alimentando la pancia di un paese, che sembra credere allo scenario apocalittico insipientemente tratteggiato da Salvini e dall’estrema destra. Al quale però si risponde con  il giulivo cretinismo umanitario della sinistra dei Grasso. 
Certo,   Berlusconi,   dopo le elezioni, se i voti lo consentissero, potrebbe sfilarsi e magari allearsi con Renzi:  il “silenziamento” dello  ius soli,  potrebbe fare da ponte. Come tanti altri  punti di contatto, ad esempio sulle politiche economiche e del lavoro.  
Qui però si apre un’altra incognita.  Quale potrebbe essere  la reazione dei partito mediatico dei giudici  a un governo Renzi-Berlusconi? 

Carlo Gambescia               

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