venerdì 27 ottobre 2017

Antisemitismo,  la grande lezione di Giano Accame
Il dilemma neofascista, 
libro o adesivo?



Che fare?  Ci siamo chiesti, proprio in questi giorni, in cui si è di nuovo discusso di antisemitismo e si sono riaffacciate, propagandosi, soprattutto tra i neofascisti, le pericolose scemenze rivolte a minimizzare il fenomeno, o peggio a imputare la colpa delle “goliardate” (laziali o meno)  alle provocazioni degli  ebrei.  I quali, capita ancora di leggere, non avrebbero mai rinunciato, come da  “Protocolli” (falsi),   a dominare il mondo...
Che fare, dicevamo? Proprio per contare idealmente fino a tre, prima di esplodere,  siamo andati a rileggere ciò che aveva  scritto  qualche anno fa  in argomento  un fascista intelligente, né neo né post,  tollerante e studioso:  un fascista liberale. Sì, liberale, nel costume intellettuale,  un uomo - attenzione -  fattosi seppellire in camicia nera:  Giano Accame.   Sotto una cascata di libri, però. Mai dimenticare il "dettaglio". 
Ecco quel che egli scriveva  in un volume che andrebbe ristampato, Il potere del denaro svuota le democrazie.

«So di contrariare gli ultimi cultori del complotto giudaico, ma mi pare doveroso farlo nella triste sessantesima ricorrenza delle leggi razziali in Italia. Una vita impegnata nel rivendicare gli aspetti anche positivi dei quel periodo non avrebbe credibilità se non sapesse prendere le distanze da ciò che invece è indifendibile. Mi pare d’altra parte evidente che il potere ebraico nella finanza, già mitizzato quando aveva dimensioni più ragguardevoli. Sia andato proporzionalmente calando nell’ultima metà del secolo anche in seguito all’ascesa di altre componenti etniche che prima in questo campo erano irrilevanti: sono cresciuti gli arabi coi proventi del petrolio, i giapponesi, i cinesi a Hong Kong e Taiwan, Singapore  è diventata una piazza finanziaria di prima grandezza. Non esiste più in Italia un grande banchiere ebreo come Toeplitz, il cui figlio fu con D’Annunzio a Fiume. Né la Germania ha i più grandi banchieri ebrei che sostennero la politica nazionalconservatrice di Bismarck. Negli Stati Uniti il sistema delle grandi banche  è Wasp (bianco, anglosassone, protestante),mentre la finanza ebraica è piuttosto  assestata nelle pur sempre molto influenti ma certo più piccole banche d’affari, dove più che un’enorme raccolta di capitali contano il genio degli affari, la fantasia innovativa combinata con antica esperienza» (*).


C’è da aggiungere altro?  Una sola cosa, fondamentale: che i neofascisti devono decidere, "loro", che cosa fare da grandi.  O mettersi, finalmente,   a studiare  oppure  dedicarsi totalmente al mercato  degli adesivi… 
Carlo Gambescia
                                                                        

(*) G. Accame, Il potere del denaro svuota le democrazie, Edizioni Settimo  Sigillo, Roma 1997, p. 113.   Ma si vedano anche, per le osservazioni più o meno dello stesso tenore,  Id., Ezra Pound economista. Contro l’usura, Edizioni Settimo Sigillo 1995 (Cap. VIII), nonché Id., La Destra Sociale, Edizioni Settimo Sigillo (Cap. VI).  Per una visione generale,  scientificamente rigorosa, si veda l’ottimo studio di Gianni Scipione Rossi, La destra e gli ebrei. Una storia italiana, Rubbettino Editore 2003. Altra persona seria e studiosa,  attualmente Vice-Presidente della Fondazione  Ugo Spirito  e Renzo  De Felice.