mercoledì 27 marzo 2013

Per i politologi il M5S è una vera  manna.  Per quale ragione?  Perché offre la  possibilità di studiare  in corpore vili   il processo di istituzionalizzazione,  ossia il  processo di    trasformazione di un movimento politico  in partito.  Ovviamente.   Grillo, nonostante la "parlamentarizzazione" di  Cinquestelle,   continua  a   negare  perfino la   possibilità di una dinamica  del genere ("Noi non diverremo mai  un partito come tutti gli altri, eccetera, eccetera"),  mostrando  così  un' ignoranza abissale  nei riguardi dei processi sociali.   Dal momento  che, "in natura sociale"  un movimento o  si   istituzionalizza, come sta accadendo anche per  Cinquestelle,  o  rischia di sparire. Tertium non datur.   E l'amico Teodoro nell'ottimo articolo di oggi ci spiega  perché. Buona lettura. (C.G.)    

Chi di mouse ferisce, di mouse perisce
di Teodoro Klitsche de la Grange





Tornando al “Movimento 5 stelle” e alla sua natura sostanziale di partito politico, ci si trova, data la modestia di documentazione (statuti; programmi; proclami) in ovvia difficoltà: quello di Grillo è un partito (apparentemente) liquido, tutto l’opposto dei partiti-milizia e/o d’apparato del XX secolo, uno dei quali (quello comunista sovietico) fu da Stalin paragonato all’ “Ordine dei portaspada”. Tuttavia qualche considerazione legata alla scarsa documentazione specifica disponibile e alle notizie di stampa pare possibile farla, salvo aggiustamenti all’esito d’informazioni più complete ed attendibili.
Il partito politico democratico del XX secolo aveva due funzioni principali: quella di trasmettere la domanda politica dalla base al vertice, facendo conoscere a questo aspirazioni, bisogni, necessità della popolazione; e l’altra di partecipazione all’attività politica sia “esterna” (al partito) come elezioni, referendum e così via, sia interna (assemblee e comitati, nomina dei dirigenti, elezioni degli organi, dibattiti). Ambedue queste funzioni principali hanno (soprattutto) funzione integratrice, come già notato (vedi il nostro articolo del 20/03/2013:http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/2013/03/nel-ringraziare-lamico-teodoro.html ). È chiaro che non esauriscono le attività e i compiti del partito, ma ne sono le principali.
Dalla documentazione disponibile del Movimento 5 Stelle è dato di capire che:
a) il Movimento 5 Stelle “va a costituire, nell’ambito del blog stesso, lo strumento di consultazione per l’individuazione, selezione e scelta di quanti potranno essere candidati a promuovere le campagne di sensibilizzazione sociale, culturale e politica promossa da Beppe Grillo… organizzandosi e strutturandosi attraverso la rete Internet cui viene riconosciuto un ruolo centrale nella fase di adesione” (v. “non-statuto” art. 4); subito dopo vi si legge “Il Movimento 5 Stelle… vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi”. Ovviamente è ribadito che non vuole essere un partito.
b) Quanto alla selezione dei candidati all’art. 7 del “non-statuto” si legge che il Movimento “costituirà il centro di raccolta delle candidature ed il veicolo di selezione e scelta dei soggetti che saranno di volta in volta e per iscritto, autorizzati all’uso del nome e del marchio nell’ambito della propria partecipazione a ciascuna consultazione elettorale. Tali candidati saranno scelti fra i cittadini italiani” . Non è indicata la cosa più importante: chi li sceglie? Il potere è sempre personale dato che si concreta in una decisione umana, e sarebbe interessante sapere a chi spetta. Né sono indicate le regole che il /i “decisore/i” dovrà applicare. Infatti si legge: “Le regole relative al procedimento di candidatura e designazione a consultazioni elettorali nazionali o locali potranno essere meglio determinate (da chi?) in funzione della tipologia di consultazione ed in ragione dell’esperienza che verrà maturata nel tempo”.
c) Quello che è chiaro sia nel “non-Statuto”, sia nello “Statuto” (da poco “scoperto” e diffuso) è che la “partecipazione” alle scelte dell’ignoto decisore avverrebbe tramite internet. È un fatto non solo espresso, ma anche rivendicato.
d) Non si parla di organi, comitati, direttivi, assemblee, sezioni, ecc. ecc.
e) Infine è chiarissimo che proprietario del simbolo-contrassegno del Movimento è Grillo (che ne è l’unico titolare).
A questo punto e tenuto conto di quanto sopra scritto occorre fare qualche considerazione:
1) Che internet sia uno strumento di discussione (e mobilitazione) efficace è fuori dubbio: ma ogni gruppo politico è costituito ed esistente non (solo) per discutere, ma ancor più per decidere. E i due momenti sono essenziali (anzi ci si passi la reminiscenza orwelliana, il secondo è più essenziale del primo). Onde tanto discutere se non porta a una decisione è inutile; se invece porta ad una decisione è una pura collaborazione a chi (?) decide, il quale poi lo farà, da parte sua, non si sa se tenendo conto del numero delle teste, del peso delle medesime, della qualità delle opinioni ecc. ecc.
2) La discussione politica, che si svolga in un’assemblea popolare (l’ecclesia greca o i comizi romani), in un organo legislativo (come i parlamenti degli stati moderni), o anche in un’assemblea o un comitato di partito, e comunque presuppone la presenza di una collettività adunata, la cui decisione si forma nella discussione; ma, attraverso il web la presenza non si può avere e quindi è carente l’elemento della pubblicità.Tenuto conto che le consultazioni via internet si svolgono davanti al computer in casa propria o in ufficio privatim il loro “procedimento” ed esito somiglia assai di più a un sondaggio d’opinione, raccolto caso per caso come quello fatto dagli appositi istituti, che ad una discussione politica.
3) Ancor di più: nella discussione politica chi discute decide anche. Questa stretta connessione tra discussione e decisione è costantemente osservabile in ogni “luogo” di decisione politica. Costituisce una curiosa eccezione che nella Costituzione (napoleonica) dell’anno VIII, il potere legislativo fu affidato a due camere: il Tribunato che discuteva i progetti di legge, senza deciderli; il Corpo legislativo che decideva senza discutere. La stranezza di tale configurazione, in particolare del Corpo Legislativo, indusse a dire ironicamente che Napoleone aveva creato una camera muta. In effetti il tutto non era bizzarro e tantomeno casuale: era appositamente voluto perché la Costituzione riservava il reale potere di decisione al Primo console, cioè a Bonaparte al quale una camera a poteri completi avrebbe creato ostacoli.
Smend e Duverger sostengono che il potere organizzato nello stato (ma anche in altri tipi di collettività) prevede norme e procedure aventi funzione integrativa. Ma queste risulta che, nel M5Ssi riducano ad una sola; tutti possono “discutere” (cioè servirsi privatim del computer), ma decide un altro, cioè Grillo, il che provoca un’integrazione debole (meglio che inesistente) . A fare un esempio la regola di maggioranza, è non solo una forma di razionalizzazione della forza, ma per quanto qui interessa, ha una grande capacità integrativa dato che “salda” la volontà del capo/i a quella del seguito, attraverso la corrispondenza (e la misura) dell’una con altra.
Solo che la regola maggioritaria nel “non-Statuto” (né, che si sappia, altrove) non è prescritta. Quanto “costa” in termini di incidenza politica, di “prassi” efficace, di capacità riformatrice e, soprattutto, di durata, non averla prevista?
In realtà, e per non uscire dai limiti del presente articolo, Maurice Hauriou, che oltre ad acuto giurista era anche sociologo, osservava che nello Stato ad ogni governo di fatto (di durata breve) segue un governo di diritto , cioè l’istituzionalizzazione, e che la ragione d’essere dell’esercizio del potere in forma istituzionale è di garantire una lunga durata al “progetto” di esistenza e governo della comunità (non foss’altro perché l’istituzione non muore). Considerazioni che si applicano, con i dovuti cambiamenti, ad ogni gruppo sociale duraturo. Per durare l’istituzionalizzazione, cioè in primo luogo la previsione e regolamentazione di organi, competenze, rapporti di subordinazione e coordinazione, regole, procedure, è indispensabile. Prima o poi (sempre nel termine breve) anche il M5S si dovrà organizzare (nel senso cennato), se vuole durare.
E se non lo fa? Allora le conseguenze più probabili sono: o conquista il potere in poco tempo (e con ciò, inevitabilmente si istituzionalizza). Ma, anche se il regime politico italiano è debole e in avanzata decadenza, non è detto che ciò possa avvenire, atteso anche il carattere “liquido” del M5S e i limiti d’efficacia che ciò comporta, se i militanti non portano le spade ma smanettano con i mice. L’altra è che, invece, si riveli un fuoco di paglia destinato ad essere smembrato e sparire. Un “Uomo qualunque” nell’epoca di internet. Stiamo a vedere.

Teodoro Klitsche de la Grange

Teodoro Klitsche de la Grange è avvocato, giurista, direttore del trimestrale di cultura politica“Behemoth" (http://www.behemoth.it/  ). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009)

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