mercoledì 6 marzo 2013

La morte del presidente venezuelano
Chavez come Napoleone…



Non desideriamo formulare arditi  paralleli storici, né tracciare il  profilo politico di Chavez, né proporre analisi sul futuro dell’America Latina. Il senso del titolo il lettore lo scoprirà  solo se avrà la pazienza di  giungere alla chiusa del post.
Si legga l' affermazione del vicepresidente Maduro sulle cause della morte di Chavez, così sintetizzata dall’Ansa ( e in  lingua spagnola dall' Agensur - http://www.agensur.info/2013/03/maduro-denuncia-que-hugo-chavez-le.html ) :

Hugo Chavez si è ammalato perché "è stato attaccato", come è successo con il leader palestinese Yasser Arafat, aveva detto ieri il vicepresidente venezuelano, Nicolas Maduro, sostenendo che "una commissione speciale di scienziati" potrà confermare questa tesi. Maduro ha denunciato l'esistenza di un ''piano per destabilizzare'' il Venezuela dietro la malattia del leader. (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/03/05/Chavez-governo-condizioni-salute-molto-delicate-_8346982.html )

Ora,   il veleno (semplificando) è da sempre un’ arma politica. E il suo uso per eliminare gli avversari è da secoli oggetto di sospetti e accuse mai dissoltisi  tra le varie fazioni politiche. Per una conferma si dia un’occhiata all’interessante articolo (con bibliografia) di Renzo Paternoster (http://www.storiain.net/arret/num162/artic3.asp  ) .
Però – c’è sempre un però –  quel che fa la differenza fra la tesi di Maduro e le tradizionali rivendicazioni politiche è qualcosa di specifico: l’idea, proclamata al mondo, di voler convocare una “commissione speciale di scienziati” che farà luce, eccetera, eccetera. Tesi che conferisce alla scienza una neutralità che la politica, a detta di Maduro, non sembra possedere.
In realtà, alla scienza (si pensi all’uso che ne faceva Stalin), quando il “committente” è un politico, si può far dire di tutto . Di qui l’importanza, cosa difficilissima (se non impossibile),  di tener ben separate scienza e politica.
Per farla breve: Maduro si propone, chiamando in causa gli scienziati, di legittimare, dal punto di vista scientifico, una tesi politica: quella degli Stati Uniti, nemici dei popoli latino-americani, eccetera, eccetera.  Sarebbe però  inutile entrare nel merito della tesi, anzi delle tesi politiche, perché gli statunitensi,  con pari ardore,  da sempre sostengono  il contrario. Lasciamo perciò da parte  la politica della logica.      

Resta  invece da chiarire un punto sociologico interessante,  perché   rinvia  alla logica della politica: la gente comune deve “toccare” scientificamente per credere politicamente? No, perché la politica si sostanzia di passioni e interessi. Moventi che con la  neutralità affettiva (almeno in linea di principio) dell’indagine scientifica non hanno nulla in comune. Pertanto chi crede nell’avvelenamento di Chavez continuerà a sostenere tale tesi,  mentre chi non  crede  non muterà opinione.   Senza dimenticare,  che  le due le fazioni potranno sicuramente  contare sul contributo di alcuni scienziati   pronti a sostenere le diversi tesi e  nel nome di una scienza, de facto, politicizzata.  E di qui alla nascita   delle opposte  "leggende" sulla morte di Chavez  (frutto di   "narrazioni"  politiche differenti),  il passo sarà  breve.  Come è accaduto per Napoleone Bonaparte, si parva licet componere magnis

Carlo Gambescia

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