venerdì 28 dicembre 2012

La  guerra di Don  Piero
 La donna “tentatrice”…

                                     Raffaello Sanzio,  Adamo ed Eva, 1508

Prendiamo spunto dalla “crociata di Don Piero contro le donne”, già relegata nelle pagine interne dei giornali locali (http://www.ilsecoloxix.it/p/la_spezia/2012/12/25/APfe8wHE-contro_crociata_piero.shtml ), per  proporre  una riflessione generale: la donna è tentatrice o no? Lo è sicuramente secondo la “cultura del contegno”, quella del coprire e nascondere, che affonda le sue radici secolari nella tradizione religiosa. Non lo è invece per la moderna e laica  “cultura dell’espressività”,  legata all’idea del diritto al perseguimento della felicità individuale nelle sue varie espressioni.
C’è poi un  terzo approccio - per semplificare -  naturalista:   l’uomo,  anzi il maschio,  biologicamente  "cacciatore",  anche in campo sessuale, dovendo ( e potendo) "spargere"  il proprio "seme" ovunque, non può rinunciare alla sua "preda", talvolta  usandole violenza. Ciò significa che le possibili  "tentazioni" sarebbero frutto di un misterioso "non so che" , biologicamente condizionato, insito nel maschio: un "qualcosa"  che "scatta" a  prescindere dai centimetri di corpo femminile  scoperti...   Ne consegue,  purtroppo, la complicata  condizione  della donna,  da sempre costretta a  subire, difendersi, contrattaccare.
In realtà, e per dirla tutta,   la cultura del contegno e  la cultura dell’espressività sono  tentativi   di regolazione socioculturale, o se si preferisce,   "culturalista"",  di quel residuo sessuale maschile (la necessità di spargere il proprio seme),  così crudamente  individuato dall' approccio naturalista.  Siamo nell'ambito comcettuale,  insomma,  del contrasto Natura/Cultura.
Va però sottolineato che approfittando della moderna cultura dell’espressività,   la donna  è  passata al contrattacco.  Di qui il rifiuto, soprattutto in Occidente e non solo da parte delle "femministe",  della  cultura del contegno:  quella del coprire e nascondere, frutto di  un approccio difensivo-repressivo al residuo sessuale maschile.  Si tratta però - ecco il punto -   di risposte culturali  a  una questione biologica...  Difficilmente, infatti,   i progressi dell'individualismo  giuridico e persino  tecnologico (si pensi all'inseminazione artificiale) potranno  incidere sul residuo sessuale maschile. 
Residuo (espressione mutuata da Pareto)  che nel rapporto maschio-femmina  è destinato a restare una variabile biologica  indipendente. Sempre che  non si riesca a  inventare in laboratorio un maschio privo di residui sessuali...   
Pertanto, almeno per ora,   alla natura non si può  comandare.   Del resto come mai, pur in un contesto di massima libertà culturale (e sessuale),  il maschio continua a comportarsi da "cacciatore",  usando, come riferiscono le cronache,  modi violenti?   Non certo  -  per tornare alla "crociata" di  Don Piero... -   per un paio di gambe "appese" a una minigonna...

Carlo Gambescia

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