giovedì 1 settembre 2011

La retroattività non è  nazionalpopolare
di Carlo Gambescia



Talvolta quando si parla di valori patriottici, nel senso di pensare al bene comune di tutti  gli italiani (c'è chi parla addirittura di valori nazionalpopolari...), gli   interlocutori, non pochi per la verità,  storcono il naso o fanno spallucce come  si trattasse di roba vecchia: patria, nazione, popolo, valori  fuori moda.  E invece non è così.
Si prenda  il caso degli ultimi provvedimenti  varati  ieri l’altro  dal Governo e  contestati dall’Opposizione.  Si dice:  Berlusconi   ha cambiato idea  più volte, fino a ridurre il valore  delle misure prese a poca roba.  Vero. Ma allora l’Opposizione?   Bersani, ad esempio,   nelle sue controproposte  non ha inserito una misura una sul lavoro e  sul contenimento della flessibilità… Insomma, come si dice dalle nostre parti:  ammazza ammazza,  è tutta una razza…    
Detto altrimenti:  Maggioranza e Opposizione, invece di fare gli interessi degli italiani (di tutti gli italiani)  si preoccupano  di accontentare gli alleati di Governo, le varie correnti e  il proprio elettorato, facendo e rifacendo i conti della serva.   
Vabbè,   ma che c’entrano -  penserà qualche lettore -  gli interessi  con i valori nazionalpopolari?
Un attimo di pazienza…  Facciamo subito un esempio.
La Maggioranza  prima  ha avanzato, poi ritirato,  la proposta di annullamento  del riscatto  pensionistico degli anni universitari e del militare, anche quando  il  riscatto fosse già  stato pagato;   flirtando, non proprio onestamente,  con  il principio di non retroattività  delle  norme.  L’Opposizione, a sua volta, ha proposto di ritassare retroattivamente i capitali scudati l’anno scorso    Capito? Se non è zuppa è pan bagnato…   
Infatti,  nei due casi l’idea condivisa da Destra e Sinistra resta la stessa: che le leggi sono un optional…  Ovviamente così si distrugge  la residua  fiducia del cittadino italiano nei riguardi dello Stato.
Si dirà: chi trafuga capitali all’estero prova di non avere  alcuna  fiducia nelle istituzioni.  Esatto.  Ma che dire di chi ha rischiato,  perché  fiducioso  nelle leggi,  di  veder sparire all’improvviso  i denari versati per riscattare   anni di studio?
Insomma, qui  sono in gioco valori molto più importanti di quelli legati a qualsiasi presunta lotta di classe, valori, tra l’altro,  invocati dall’Opposizione solo quando conviene.
Il punto è che l’Italia è cambiata:  non è più quella raffigurata nel celebre dipinto di Giuseppe  Pellizza da Volpedo.   In una società come la nostra,  nonostante tutto a  benessere diffuso e di ceti medi,   si deve   governare, a Destra come a Sinistra,  puntando sulla costante  creazione e conservazione di  un clima di fiducia nella certezza delle leggi.  Ovviamente, l’evasione fiscale va combattuta, ma in modo leale. Di conseguenza  la furbesca  retroattività delle misure per pareggiare i conti pubblici non giova a nessuno:  né allo Stato,  né cittadini.  E, in fondo,  neppure  ai mercati.  
Ora, per venire finalmente al punto, cosa c’è di più nazionalpopolare della fiducia nelle istituzioni e nelle leggi?   
                                                                 Carlo Gambescia
 

          

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